
1° ottobre 2009
L’alluvione di Messina
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ci sono stati due grandi terremoti ieri, con due tsunami che hanno devastato città e ucciso centinaia di persone. Lo “tsunami”, parola giapponese che significa “onda del porto”, è appunto un’onda che si solleva a causa di un sisma e che corre verso la costa: man mano che si avvicina alla terra rallenta, a causa del fondo marino sempre meno profondo, e rallentando si innalza. Quando colpisce è perciò devastante, ogni cosa viene sommersa, i manufatti umani ne risultano polverizzati, chiunque non abbia raggiunto un’altura di almeno venti metri ha scarse possibilità di sopravvivere. Questo spettacolo di devastazione, già visto nel 2004 a Sumatra (250 mila morti, era il giorno di Santo Stefano), s’è ripetuto ieri mattina di nuovo nella parte occidentale della stessa Sumatra (Indonesia) e 16 ore dopo di nuovo nelle isole Samoa americane e Tonga, che si trovano a ottomila chilometri di distanza e appartengono a un altro continente, l’Oceania. Nel momento in cui scriviamo si contano tra 100 e 200 morti a Sumatra e 113 a Samoa. Ma in tutt’e due le isole si dice che le vittime saranno migliaia.
• Si tratta dello stesso terremoto? Sono due terremoti collegati? Sono due terremoti indipendenti uno dall’altro?
Gli scienziati stanno già discutendo, ma nessuno può rispondere in così poco tempo. Il direttore del mensile Le Scienze , Marco Cattaneo, sostiene che quasi certamente no, non si tratta di terremoti collegati. «Le faglie coinvolte nei due eventi sismici sono diverse. Il terremoto di Samoa si situa al confine tra la placca pacifica e la placca indo- australiana. Il terremoto di Sumatra è avvenuto al margine tra quest’ultima e la placca asiatica. Sono due delle regioni più sismiche del mondo. E dunque non è poi così sorprendente che da quelle parti avvengano sismi violenti. Statisticamente, anche nello stesso giorno». Proprio sul numero di Nature che esce oggi, però, viene pubblicato uno studio dell’università di California al termine del quale si ipotizza, con tanto di grafici, tabelle e ragionamenti che connettono diversi eventi, che i terremoti di grado superiore al 4 avvenuti nei tre mesi successivi al 26 dicembre 2004 siano in qualche modo collegati al grande sisma di Santo Stefano che ricordavamo all’inizio. La verità è che terremoti e maremoti sono un mistero.
• Terremoti e maremoti sono collegati?
Sì. Un terremoto sotto il mare provoca un’onda in superficie e l’onda poi corre verso la terra ferma e distrugge poi tutto quello che incontra. La devastazione di Messina, nel 1907 (centomila morti), fu la conseguenza di un’onda sollevata da un terremoto sottomarino. Noi siamo sopra la faglia che divide la placca africana da quella eurasiatica e lo tsunami è purtroppo una possibilità. Proprio ieri il Cnr ha fatto sapere di avere installato una stazione abissale di rilevamento Geostar nel Golfo di Cadice, nel sud della Spagna, a oltre tremila metri di profondità. un progetto europeo, perché non solo le coste italiane sono a rischio.
• Né a Sumatra né a Samoa hanno funzionato allarmi?
No, nonostante l’esperienza di cinque anni fa, non c’è stato nessun avviso preventivo. Il primo terremoto è avvenuto alle 12.16 (ora locale: le 17,16 da noi) a una cinquantina di chilometri dalla città di Padang, che ha 900 mila abitanti. La faglia è la stessa dell’altra volta. La scossa, 7,6 della scala Richter, dovrebbe essersi prodotta a 80 chilometri di profondità. Gli edifici crollati sono decine, sono andati distrutti alberghi e scuole, tanta gente sta ancora sotto le macerie, le tubature dell’acqua sono esplose, divampano qua e là decine di incendi. A Samoa, 16 ore dopo e ottomila chilometri di distanza, altro terremoto e altro tsunami. Un sisma di magnitudo 8,3 della scala Richter, registrato alle 6.48 locali (19.28 nostre) che ha provocato onde di 8-10 metri. Epicentro 190 chilometri a sud-ovest delle Samoa americane, profondità di 33 chilometri. Alla prima scossa ne sono seguite parecchie altre. Per ora si ha un’idea di quello che è successo nella capitale Apia dell’isola Tutuila, che è devastata, ma mancano ancora notizie sui tanti villaggi della costa che potrebbero essere stati annientati.
• Italiani morti o dispersi?
Per ora no. Una nostra connazionale che ha un resort dalle parti di Apia ha detto di aver visto il mare ritirarsi e di essersi ricordata del 2004. immediatamente saltata sulla macchina ed è fuggita a cercare un’altura. Quando è tornata, non c’era più niente.
• Soccorsi internazionali? C’è anche la crisi economica…
Barack Obama ha dichiarato lo stato di disastro. Washington sta mandando aiuti. Parte delle Samoa appartiene agli Stati Uniti. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 1/10/2009]
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