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 2009  ottobre 01 Giovedì calendario

LA RAFFICA DI SCOSSE CHE ASSEDIA IL PACIFICO


Gli esperti: "La placca si scontra con quella australiana scatenando un´enorme energia"

Boschi: "Ma il sisma in Indonesia e lo tsunami nelle isole Samoa non sono collegati"
Il Cnr: "Con gli strumenti attuali non è possibile prevedere per tempo gli eventi"

L´estremo oriente sembra essere "esploso". Dopo una serie di terremoti di relativa intensità che dal 2004 ad oggi non hanno mai smesso di interessare quella parte del mondo, nell´arco di 24 ore due sismi hanno fatto vibrare tutto il pianeta. Il primo, che si è verificato in prossimità delle Samoa, ha raggiunto un´intensità dell´8.3 grado della scala Richter, il secondo, che ha colpito la regione di Sumatra, ha toccato i 7.6. I due terremoti sono avvenuti in aree ben note per la loro sismicità. Le isole Samoa infatti, giacciono in prossimità di un´area dove la placca del Pacifico (una delle 12 grandi zolle in cui è suddivisa la crosta terrestre) si scontra con quella australiana e va sotto di essa. La velocità con la quale la prima si muove verso la seconda è di 86 millimetri all´anno. Nel secondo caso invece, il sisma si è prodotto lungo la fascia di contatto tra la placca australiana che subduce, ossia va sotto, quella di Sonda. In questo caso il movimento reciproco tra le placche è di 65 millimetri all´anno.
«Nonostante non siano le uniche aree del pianeta a presentare una situazione geologica dove due zolle si scontrano tra loro, il motivo per cui i terremoti sono così disastrosi sta nel fatto che essi si verificano a profondità relativamente piccole, in quanto il loro ipocentro (il punto in profondità dove si scatena il sisma) si trova generalmente a poche decine di chilometri dalla superficie. E´ per questo che l´energia che arriva sotto i piedi è gigantesca», spiega Enzo Boschi, presidente dell´Istituto di Geofisica e Vulcanologia italiano. Altri terremoti, anche molto forti, si verificano comunque in altre parti del mondo, ma se avvengono a notevoli profondità l´energia che arriva in superficie non è enorme e quindi possono passare anche inosservati. Ma i terremoti delle ultime ore, così vicini e così violenti, possono essere l´uno la conseguenza dell´altro? «Non direi - continua Boschi - in quanto appartengono a due situazione geologiche distanti, tuttavia le nostre deduzioni sono sempre limitate dal fatto che conosciamo molto poco dell´interno della Terra».
Il terremoto alle Samoa ha prodotto anche un violento tsunami, del quale, ancora una volta, non è stato possibile prevederne l´arrivo sulle terre emerse più vicine. «Data la velocità con la quale si propagano le onde del mare e la distanza tra l´ipocentro del sisma e le Samoa, lo tsunami ha impiegato meno di 15 minuti ad arrivare. Non si poteva fare nulla con gli strumenti attuali», spiega Nevio Zitellini, dell´Ismar-Cnr. Ma allora tutte le boe per l´allarme tsunami messe in questi anni nel mezzo degli oceani a cosa servono? «Sono utili se le terre emerse sono distanti dall´epicentro - continua Zitellini- quando cioè l´onda anomala passando sotto le boe ha ancora un tragitto di ore prima di frantumarsi su una spiaggia e quindi c´è tutto il tempo per avvisare la popolazione, altrimenti bisogna usare altri strumenti come quello che stiamo sperimentando nel Golfo di Cadice, a oltre 3.200 metri di profondità. Geostar è in grado di capire in tempo reale se davvero si è sviluppato uno tsunami in seguito ad un sisma e nell´arco di pochi secondo è in grado di avvisare che l´onda colpirà. Certo che per aree molto vaste come quelle asiatiche la problematica del dover porre tanti di questi strumenti non è facile da risolvere».