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 2009  ottobre 01 Giovedì calendario

Vighy Cesarina

• Venezia 1936, Roma 1 maggio 2010. Scrittrice • «[...] Affetta da una grave malattia, la sclerosi laterale amiotrofica, aveva esordito nel 2009 col romanzo autobiografico L’ultima estate, premiato dal Campiello e impostosi nella cinquina dello Strega. Il giorno prima della sua scomparsa, 30 aprile, è uscito Scendo. Buon proseguimento (Fazi, pagg. 434, euro 18), suo secondo libro [...]» (’la Repubblica” 3/5/2010) • «Armata del suo incrollabile ”coraggio di guardare in faccia il nemico” e immune da patetismi sino all”ultimo respiro, Cesarina Vighy ha lasciato questo mondo in simultanea con la pubblicazione di Scendo. Buon proseguimento, uscito [...] con l’introduzione di Vito Mancuso e la postfazione del suo quasi genero nonché editore Elido Fazi. la raccolta (densa, appassionata, persino festosa e sensuale nei vitalissimi resoconti biografici) delle innumerevoli mail che Cesarina, lucida reclusa in un morbo invalidante come la Sla, ha mandato dal 2007 al 2010 alle persone a lei più vicine e in particolare alla figlia. Ed è soprattutto al sostegno di quest’amatissima complice che la scrittrice deve la realizzazione dell’’opera seconda” dopo L’ultima estate, romanzo che segnò il suo clamoroso esordio tardivo. Scandito come un memoir nel quale Cesarina, costretta in un presente feroce, si lanciava alla scoperta della propria storia personale, raggiungendo il culmine dell’arguzia nel fronteggiare i temi della malattia e della morte, L´ultima estate si impose subito come un fenomeno spiazzante e seducente, arioso a dispetto della gravità del suo motore narrativo, e in grado di amalgamare farsa e tragedia in un’alchimia sorprendente. Dopo i trascorsi di un’esistenza ”media” e anonima (’tra il feuilleton e l’osservazione delle formiche”), comunque sospinta da una rara curiosità culturale (il suo primo libro è carico di letteratura e citazioni), Cesarina, allo stremo della malattia, approda al suo riscatto raccontandosi al mondo e conquistando lettori, successo e riconoscimenti, ormai libera da timidezze e paure del giudizio altrui: ”La sensazione di non aver più niente da perdere è in qualche modo inebriante”, diceva. Se il male le ha permesso di scrivere, la scrittura le ha consentito di dare un luogo alla morte» (l.b., ”la Repubblica” 3/5/2010).