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 2009  ottobre 01 Giovedì calendario

LA MELA PIU’ VERDE


 l’ambiente la svolta strategica di Apple: l’azienda che ha creato Mac, iPod e iPhone (e di cui si parla da tempo come possibile innovatrice anche per quanto riguarda il settore dei tablet) ha giocato la carta forse più importante del suo futuro commerciale. E l’ha fatto, come sempre, a modo suo.
Criticata a lungo dalle associazioni ambientaliste per l’alto impatto ecologico dei suoi prodotti, compreso un rapporto di Greenpace che nel 2007 la metteva alla berlina indicando i suoi prodotti di punta tra i peggiori nel mercato, adesso Apple risponde cercando di mostrare che ci sono modi diversi e potenzialmente migliori di calcolare l’impatto ambientale di una azienda, e di conseguenza cercare di migliorarlo.
Nei mesi scorsi l’azienda si era sforzata di mostrare come lavorando su ciascun aspetto dei suoi prodotti (materiali usati nella produzione, stoccaggio e spedizione semplificati, facilitazioni al riciclo) si migliorava in maniera sostanziale l’impatto ambientale di Apple. Ma adesso arriva una novità! La documentazione fatta preparare da Steve Jobs, co-fondatore di Apple, è sorprendente visto com’era andata finora la valutazione nonostante i nuovi prodotti: «Newsweek» nella sua classifica delle Greenest Big Companies in America l’aveva messa poche settimane fa al posto numero 133 di una classifica dominata da Hp (numero uno) e Dell (numero due) a causa della mancanza di un piano di lungo periodo di riduzione dell’impatto ambientale.
Mancanza alla quale, dice Jobs, Apple stava in realtà lavorando da tempo e adesso è pronta a mostrarne i risultati. Adesso infatti Apple mostra un meccanismo di valutazione (e stabilisce quindi delle politiche di riduzione dell’impatto ambientale) che promettono di far crescere non solo la sua posizione tra le aziende più "verdi", ma addirittura di segnare un punto di confronto e forse di cambiamento per l’intero settore.
Com’è possibile essere i primi della classe, però, visto che Apple oggi ammette di generare 10,2 milioni di tonnellate equivalenti di Co2 l’anno, rispetto agli 8,4 milioni di tonnellate frutto della produzione di Hp e addirittura alle sole 471mila tonnellate di Dell?
La risposta sta nella metrica: Apple si sta impegnando a offrire informazioni su tutti gli aspetti della vita dell’azienda e dei suoi prodotti, e a migliorarli uno per uno. E mentre gli altri indicano di solito solo l’impatto dei propri uffici e di parte dell’attività produttiva, Apple misura tutta la filiera produttiva (che conta per il 38% della produzione complessiva), il trasporto (5%), l’uso medio stimato dei prodotti da parte degli utenti (53%), il riciclo (1%) e infine l’impatto degli uffici (3%). La somma di tutte queste parti, affermano gli analisti contattati da Apple per svolgere le rivelazioni, mostra in maniera molto più trasparente qual è il reale impatto dell’azienda. Per questo il totale è nettamente più alto. E mostra anche quali i correttivi.
«Molte aziende – ha dichiarato Steve Jobs presentando i dati – pubblicano quanto siano verdi i propri uffici, ma questo non conta se poi vengono immessi sul mercato milioni di dispositivi affamati di elettricità che contengono materiali chimici tossici».
Gli fa eco Paul Dickinson, presidente del progetto Carbon Disclosure Project che l’anno scorso è stato molto duro con l’azienda assegnandogli solo sette punti su una scala fino a 100 (quest’anno sono invece 73): «Questo nuovo approccio non è solo legittimo ma da incoraggiare», perché, aggiunge Dickinson, rendere la più ampia possibile la valutazione dell’impatto che la CO2 equivalente produce è un passo nella giusta direzione.