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 2009  ottobre 01 Giovedì calendario

IL FMI CALCOLA IL TETTO DEI GIGANTI CHE SONO TROPPO GRANDI PER FALLIRE


ISTANBUL – Quand’è che una banca diven­ta «troppo grande» da rappresentare, in caso di dissesto, un pericolo per la tenuta del sistema fi­nanziario? E soprattutto cosa si può fare per evi­tare tale rischio che metterebbe fuori gioco la ca­pacità di intervento delle autorità di vigilanza e dei governi? Dal G20 dei capi di Stato e di gover­no di Pittsburgh dello scorso fine settimana, le domande sono rimbalzate ad Istanbul dove ieri sono cominciati i lavori in preparazione dell’as­semblea del Fmi e del G7 finanziario al quale par­teciperà anche il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.

Trovare una soluzione a tali interrogativi, che rappresentano «un’eredità» della crisi, «è la que­stione che ci impegnerà nei prossimi mesi» ave­va detto Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia e presidente del Financial stability board, al termine della riunione dei Grandi della terra. I quali, dopo il sospiro di sollievo per aver supera­to la fase peggiore della crisi, vogliono per prima cosa evitare una ricaduta. O un crac futuro delle dimensioni e degli effetti della Lehman Brothers, diventata, come si è visto a posteriori, «too big to fail», cioè «troppo grande per fallire». O all’in­verso, come ha spiegato sempre Draghi, che ci possa essere un’istituzione «così importante che il governo la deve tenere in vita a tutti i costi». In altre parole la preoccupazione per il cosiddetto «moral hazard» riguarda l’eventualità di un nuo­vo dissesto che richieda, per essere sanato e non provocare quindi il tracollo del sistema, l’inter­vento massiccio degli Stati.

Occorre quindi completare il quadro di nuove regole che proprio oggi Draghi, sempre in quali­tà di presidente del Fsb illustrerà all’Ecofin pri­ma di partire per Istanbul. Dove ieri gli economi­sti del Fmi nel loro rapporto sulla stabilità finan­ziaria globale, hanno messo in evidenza l’impor­tanza «di definire i criteri per individuare le isti­tuzioni ed i mercati di rilevanza sistemica». Una volta fatta questa definizione «bisognerà defini­re ed applicare» regole e rimedi. In altre parole, come ha chiarito nei giorni scorsi il vicedirettore della Banca d’Italia Anna Maria Tarantola, si trat­ta di applicare regole prudenziali più severe alle istituzioni «aventi rilevanza sistemica» e prima di questo di definire i parametri - relativi alle di­mensioni, alla complessità e alle interconnessio­ni tra di essi - in grado di individuarle. Renden­doli univoci per i vari paesi. In quest’ottica in pri­mo piano c’è la definizione dei nuovi requisiti di capitale. Quel capitale di cui, secondo il rapporto del Fmi, le banche hanno ancora «molto» biso­gno. Anche se «siamo sulla strada della ripresa». In Europa, ha detto ieri il capo del dipartimento monetario e del mercato Josè Vinals, il capitale dovrà crescere più dell’1% del totale degli assets.