Enrico Franceschini, la Repubblica 1/10/2009, 1 ottobre 2009
MURDOCH ABBANDONA GORDON BROWN
L’annuncio sul "Sun": il magnate di giornali e tv torna a destra
Dopo dodici anni con Blair, il tabloid pugnala il premier: "Meglio votare per i conservatori"
LONDRA - «Se abbiamo perso Walter Cronkite, abbiamo perso in Vietnam», disse un giorno degli anni Sessanta il presidente Lyndon Johnson, seduto davanti al video, dopo aver visto il più famoso giornalista televisivo americano, in un reportage da Saigon, criticare come un´avventura senza speranza l´intervento militare americano in Indocina. Chissà se Gordon Brown ha pensato qualcosa di simile, ieri mattina, leggendo la prima pagina del Sun.
«Il Labour l´ha perduto», era il titolo a caratteri cubitali, sovraimposto a un´immagine del primo ministro britannico: e ciò che il Partito laburista ha perso, si capiva leggendo gli articoli che proseguivano nelle pagine interne, è l´appoggio formale e dichiarato del più diffuso quotidiano popolare del regno. Insieme ad esso, era scontato nella titolazione come sempre vivace e fantasiosa dei tabloid, il partito di Brown ha perso anche il potere: perché come Johnson non poteva pensare di vincere in Vietnam senza il sostegno alla guerra della televisione, così il leader laburista non può credere più nella vittoria alle elezioni della primavera prossima senza il sostegno del Sun.
«Non sono i giornali a decidere il risultato delle elezioni, è la gente a deciderlo», ha obiettato Brown, in un´intervista in tivù, commentando a caldo la scelta del giornale londinese. Ma il Sun non è un giornale come tutti gli altri. Con circa due milioni di copie è la punta di diamante in Gran Bretagna dell´impero mediatico di Rupert Murdoch, il magnate dell´editoria mondiale che in questo paese è proprietario anche del Times, del Sunday Times, del News of the World, della rete televisiva Sky e di altre testate. E soprattutto è il giornale che, pur essendo stato identificato da sempre con i conservatori, nel 1997 decise di cambiare partito e sostenne Tony Blair, il candidato del Partito laburista. Fu una scelta scioccante: un giornale di destra che invitava i suoi lettori a votare a sinistra. Certo, anche Blair non era un leader di sinistra come tutti gli altri: predicava una svolta, aveva svecchiato il Labour, gettato via quel che restava dell´ideologia socialista, imboccato una nuova strada riformista.
Fatto sta che i lettori del Sun (e del Times e delle altre testate di Murdoch) accettarono e seguirono l´endorsement del loro quotidiano, come si chiama nel gergo politico anglosassone l´editoriale a favore di un candidato o di un partito. La scelta del Sun simboleggiò la capacità di Blair di raccogliere voti tra i moderati, al centro dello schieramento elettorale, ottenendo una larga affermazione alle urne.
Per dodici anni, Murdoch e il Sun hanno appoggiato Blair, e per dodici anni, ovvero tre elezioni consecutive, il Labour ha vinto.
Adesso Murdoch e il Sun dicono basta, tornano a votare per i conservatori, peraltro ora guidati da David Cameron, un Tory che ha trasformato il partito, moderandone gli eccessi thatcheriani, spostandolo al centro, con un´operazione analoga a quella compiuta un decennio prima da Blair nel Labour. «Il Labour ha promesso molto e mantenuto poco», afferma il tabloid, ma lascia capire che a deluderlo è stato soprattutto Brown, l´erede di Blair, colui che lo ha spodestato perché si sentiva migliore ed invece ha clamorosamente fallito, confermando che un buon ministro del Tesoro, come era stato per un decennio, non sempre è un buon premier. Come se non bastasse, il Sun annuncia la sua decisione il giorno dopo il discorso di Brown al congresso laburista, quando il premier sperava di ricevere attenzione, consensi e di rimontare nei sondaggi che da tempo lo danno sonoramente sconfitto alle prossime elezioni.
Così, invece, ieri tutti parlavano soltanto del ripensamento del Sun. Insomma, una pugnalata, probabilmente fatale. Anche perché si dice che Rupert Murdoch appoggi un candidato solo quando è assolutamente sicuro che vinca. Fu così con Blair e a questo punto sembra inevitabile che sarà così pure per David Cameron.