Massimo Franco, Corriere della Sera, 1/10/2009, 1 ottobre 2009
Di Pietro si prepara a picconare il Colle che non può arruolare - Si stanno creando le premesse per trasformare di nuovo il Quirinale in un parafulmine delle tensioni sullo scudo fiscale
Di Pietro si prepara a picconare il Colle che non può arruolare - Si stanno creando le premesse per trasformare di nuovo il Quirinale in un parafulmine delle tensioni sullo scudo fiscale. La firma di Giorgio Napolitano al decreto del governo è prevista fra domani e sabato, per evitare che il provvedimento decada. Ed il rischio che la decisione venga strumentalizzata sembra quasi inevitabile. Gli avversari di Silvio Berlusconi sono decisi ad accreditare la tesi di un pericolo per la democrazia. Antonio Di Pietro con la sua Idv sta già lanciando avvertimenti al capo dello Stato perché non sia «connivente»; ed attacca un Pd assenteista per riproporsi come «unica opposizione » . Ma si intravede anche il rischio opposto: che nel Pdl si additi un «sì» presidenziale al decreto per velare le perplessità che accompagnano lo «scudo fiscale». Insomma, a Napolitano è affidato comunque il ruolo più difficile. Il capo dello Stato non può che prendere atto di una misura che già sta producendo i suoi effetti. Ma sa che ogni decisione diversa dalla bocciatura scatenerà una minoranza pregiudizialmente contro il governo; e contro un Quirinale imputato di scarso antiberlusconismo. Gianfranco Fini ieri ha spiegato che è «legittimo» fare di tutto per evitare che il decreto contro la crisi decada; e non si è nascosto le numerose «anomalie» della procedura scelta dal governo. Ma paradossalmente, i contraccolpi più vistosi si indovinano nelle file dell’opposizione. L’assenza di molti parlamentari del Pd nelle votazioni alla Camera è stata considerata imperdonabile. Ed ha consentito a Di Pietro di rilanciare il mantra dell’Idv come «unica alternativa credibile». Così, mentre il governo otteneva il 25˚ voto di fiducia, l’ex pm ha delineato un’offensiva contro Berlusconi e la sua legge «fatta per i criminali»; ma anche contro gli alleati del Pd e Napolitano. Sono giorni che il Quirinale lascia capire di essere rassegnato a firmare lo «scudo fiscale» per evitare guai peggiori, e perché non sussistono elementi di incostituzionalità. Di Pietro ne è consapevole, eppure si prepara a sparare contro la firma del presidente della Repubblica: a protestare comunque, anche se fosse accompagnata da qualche riserva scritta. «Non è più il tempo della letterina d’accompagnamento. Rimandi indietro una norma incostituzionale», avverte insieme con Rifondazione comunista. Ha l’aria non di un altolà, ma di un alibi per attaccare Napolitano in previsione del «via libera». La differenza con il Pd e l’Udc di Casini è che questi ultimi contestano «l’amnistia mascherata» per gli evasori fiscali; ma si guardano bene dal coinvolgere Napolitano. Di Pietro fa invece un gioco avventuroso, ma non improvvisato: nell’impossibilità di arruolare il Quirinale, si prepara a picconarlo.