Mario Sechi, Libero 1/10/2009, 1 ottobre 2009
DA TREMONTI E BOSSI UNO SHOCK ALLE BANCHE
Il caveau delle banche si tinge di verde. La storia ufficiale dice che il niet di Intesa-San Paolo e Unicredit al prestito dello Stato è un grande schiaffo in faccia a Giulio Tremonti, ma questa è una verità parziale e alla fine della fiera meno interessante di quella che vi andiamo a raccontare in queste pagine. Il rifiuto delle due grandi banche italiane ha fatto emergere il prossimo vero protagonista della finanza italica: la Lega.
Il Carroccio muove le sue ruote tra il mondo della politica e quello della finanza con una compattezza mai vista rispetto alla Dc, al Psi e perfino al Pci della Prima Repubblica. E in questa storia di conti la partita è naturalmente doppia. Primo: Marcello Sala nel consiglio di gestione di Intesa l’altro ieri ha detto chiaramente che lui era per il sì ai Tremonti bond. Sala è espresso da Cariplo, ma soprattutto è vicino al leghista Giancarlo Giorgettti. Secondo: Unicredit rispedisce al mittente in maniera spiccia il prestito targato Giulio e sceglie la via dell’aumento di capitale. Solo che presto Alessandro Profumo dovrà fare i conti con la Fondazione Cariverona guidata da un Paolo Biasi in semiscadenza.
Chi nomina i consiglieri della potente fondazione azionista di Unicredit? Leggiamo insieme lo statuto: i consiglieri sono 22 e tra questi 4 vengono nominati dal sindaco di Verona (Flavio Tosi, Lega), 1 da quello di Legnago (Roberto Rettondini, Lega), 1 dal presidente della Provincia di Vicenza (Attilio Schneck, Lega), un altro dal sindaco di Feltre (Gianvittore Vaccari, Lega), 3 vengono nominati dai vescovi di Verona, Vicenza e Belluno-Feltre (che apprezzano il Vangelo secondo Giulio). Basta fare un po’ di conti per capire che dalle parti del balcone di Romeo e Giulietta presto spunterà anche l’ombra di un Giulietto e dei leghisti in gessato da banchiere.
Cosa sta succedendo? Gli assetti di potere negli enti locali stanno cambiando alla velocità della luce e le maggioranze di controllo delle fondazioni bancarie (cioè gli azionisti della galassia finanziaria) si ridisegnano. Se le previsioni elettorali saranno confermate, il partito di Umberto Bossi dopo le elezioni amministrative del 2010 sarà la prima forza politica del Nord e il referente decisivo per il sistema del credito nazionale, quasi tutto concentrato nei forzieri del Settentrione.
Cariverona sottoscriverà un aumento di capitale che di fatto è una scommessa sull’andamento futuro della Borsa? Non lo possiamo sapere. Di certo sappiamo che il sindaco Flavio Tosi già una volta ha bloccato un’operazione simile: nell’autunno dell’anno scorso lo sceriffo leghista disse no a un’operazione da mezzo miliardo di sostegno al patrimonio Unicredit perché voleva che i soldi della fondazione restassero nel territorio e non per fare finanza. E quei dubbi non sono spariti. Perchè la Padania è in ebollizione e le elezioni regionali dell’anno prossimo schiuderanno molti forzieri. Se il leghista Roberto Cota spunterà la presidenza della Regione Piemonte, l’influenza del Carroccio sulla finanza sabauda si farà sentire anche sulla fondazioni San Paolo e Cassa di risparmio di Torino e il profilo del Carroccio sarà sempre più netto all’interno di Intesa-San Paolo e Unicredit.
E’ un cocktail ad altissima gradazione al quale vanno aggiunti altri ingredienti: l’arroccamento dell’establishment finanziario per disinnescare i provvedimenti di Tremonti sui bonus ai banchieri, la moratoria sui debiti, le piccole-medie imprese del Nord-Est in rivolta per la stretta sui prestiti e la generosità del governo agli incentivi per la Fiat. La delusione del popolo delle partite Iva per un taglio delle tasse che resta una promessa e lo scudo fiscale che diventa l’ennesimo affare per le banche. Di fronte a questo caos, il partito di Bossi dà segnali di compattezza, tenacia e chiarezza anche in quei luoghi dove solitamente si è felpati, spesso doppi e quasi sempre silenti. E’ uno scenario che rafforza la Lega, le mette il turbo nella corsa alla conquista del Nord. E della sua cassaforte.