Alessandro Da Rold, il Riformista 1/10/2009, 1 ottobre 2009
UN PO’ DI MILAN A GHEDDAFI
Le operazioni di cessione dell’Associazione Calcio Milan hanno avuto inizio: la società di via Turati, controllata al 100 per cento da Fininvest, holding della famiglia Berlusconi, avrebbe ceduto il 40 per cento delle sue azioni ai fondi sovrani libici, CentralBankofLybia, LybianInvestmentAutorithy e LybianForeignBank, già azionisti in Italia di Unicredit con una quota di partecipazione del 4,9 per cento. Lo rivelano fonti finanziarie, a conferma di quanto già annunciato all’inizio del mese dopo l’incontro tra il premier Silvio Berlusconi e quello libico Muammar Gheddafi. Per adesso non c’è nulla di ufficiale e altre fonti smentiscono: il Cavaliere potrebbe ricevere dall’operazione qualche contraccolpo dal punto di vista politico.
Indiscrezioni su una presunta trattativa tra i due leader di Italia e Libia, erano già uscite a inizio settembre, ma erano state smentite dalla stessa Fininvest che aveva dichiarato il Milan "non in vendita". Ora le carte in tavola sembrano cambiare, anche se paiono seguire in maniera dettagliata la politica aziendale portata avanti in questi ultimi mesi dai vertici della società rossonera: la vendita di alcuni giocatori pregiati come Kakà e la sospensione temporanea del progetto di costruzione del nuovo stadio di San Siro per circa 300 milioni di euro. Non solo. La decisione di non reinvestire i soldi incassati, circa 85 milioni tra il 22 verdeoro e Gourcouff. A questo si aggiunga il volere dei figli del Cavaliere (manifestato più volte al padre), orma stanchi di dover ripianare i buchi di bilancio della società calcistica da qualche anno non più sulla cresta dell’onda. Marina, Piersilvio, ma anche Luigi, Barbara ed Eleonora, non hanno mai gradito l’impegno dell’azienda di famiglia nel mondo del calcio.
L’impegno politico del Cavaliere, unito alla crisi economica, a cui si è aggiunto l’ennesimo buco nel bilancio di quest’anno (66,8 milioni di euro), non hanno fatto che confermare le indicazioni della prole berlusconiana: meglio cedere il Milan sia per il bene dei conti aziendali sia per quello dei tifosi. Il percorso sarà a tappe. Nel giro di cinque anni il leader libico dovrebbe diventare azionista di maggioranza, iniziando una nuova politica di investimenti nella squadra, quest’anno sempre più in crisi di risultati. La decisione di cedere è apparsa scontata persino ad Adriano Galliani, da mesi indaffarato a salvare almeno la faccia del Club più titolato al mondo. Le capacità intellettuali di un tecnico giovane come Leonardo, unito all’acquisto della punta olandese Huntelaar e alla conferma di Pato, avrebbero dovuto tamponare questa fase di transizione: le ultime giornate nel campionato italiano raccontano però tutta un’altra situazione. Come peraltro la lotta in Champions League, a tifosi e non, apparsa ormai davvero difficile.Troppo ardua la competizione con Real Madrid e Barcellona. Ma anche troppo ampio lo squilibrio nei confronti di Inter e Juventus.
In sostanza, Gheddafi e Berlusconi possono essere più che soddisfatti: il premier rimarrà ancora azionista di maggioranza con la speranza di rilanciare il Club più titolato al mondo. Il leader libico entrerà finalmente nel Pantheon del calcio mondiale, dopo aver già messo un piede nella Juventus, dove possiede azioni per circa il 7 per cento. Niente fondi americani o sceicchi arabi: sarà Gheddafi il prossimo proprietario del Milan. Non a caso, i rapporti tra aziende italiane e libiche sono sempre stati buoni, pesino durante il periodo di sanzioni internazionali verso il paese nordafricano. Da ultimo Nessma Tv, azienda magrebina di cui la famiglia Berlusconi detiene il 25% insieme a Tarak Ben Ammar. I legami hanno avuto un incremento dopo l’accordo di Bengasi stipulato l’anno scorso: un accordo bilaterale per rafforzare il partenariato politico ed economico. «Ho un impegno di lavoro», ha detto Berlusconi ai cronisti che gli chiedevano della partita di Champions contro lo Zurigo. Il Milan per il Cavaliere è ormai un problema in meno. Ora a San Siro è sbarcato Gheddafi. I tifosi milanisti confidano nel rilancio, sperando che non succeda come a Perugia: un figlio di Gheddafi come ala sinistra.