Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  ottobre 01 Giovedì calendario

Sarà perché è uno dei pochi mass media che non riescono a controllare, ma i deputati del Pdl ultimamente non trovano di meglio che prendersela con Internet

Sarà perché è uno dei pochi mass media che non riescono a controllare, ma i deputati del Pdl ultimamente non trovano di meglio che prendersela con Internet. Tra gli ultimi, Antonio Angelucci che insieme al figlio Giampaolo (l’editore di ’Libero’ e ’il Riformista’) ha chiesto 20 milioni a Wikipedia perché nelle sue pagine Web riportava frasi che il parlamentare ha considerato diffamatorie. I brani in questione, come tutti quelli di Wikipedia, erano stati inseriti dagli utenti, e bastava una segnalazione all’amministratore del sito per eliminare eventuali inesattezze. Nel frattempo, la pagina dedicata all’onorevole nella celebre enciclopedia è stata del tutto oscurata "a seguito di minacce legali". A rinforzare l’offensiva contro il Web ha pensato negli stessi giorni Gaetano Pecorella, ex legale di Berlusconi e tuttora deputato del Pdl, con un disegno di legge che, se dovesse passare, rischierebbe di mettere a tacere buona parte dei blog e dei social network italiani. il quarto tentativo di mettere le briglie alla Rete presentato in Parlamento negli ultimi sei mesi, dopo quelli di Gianpiero D’Alia (già bocciato), di Gabriella Carlucci (finito in un cassetto) e del ministro Alfano (nel disegno sulle intercettazioni che tornerà presto in discussione).