Federica Micardi, Giovanni Negri, Il Sole-24 Ore 1/10/2009;, 1 ottobre 2009
LA SANATORIA CHIUDE AL MINIMO
Colf e badanti alla resa dei conti. Sono state circa 300mila le domande inviate al Viminale per sanare lavoratrici e lavoratori clandestini impiegati nel mondo del lavoro domestico ( 286mila quelle registrate fino alle 18). Il ministero, ad agosto, stimava di ricevere dalle 500mila alle 700mila domande, e quindi, dati alla mano, non ha centrato il bersaglio. Ieri sera, tuttavia, il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha escluso l’ipotesi di una riapertura dei termini.
La relazione tecnica all’emendamento del governo, va detto, ha fatto i calcoli contando 300mila regolarizzazioni: 170mila lavoratori clandestini e 130mila irregolari ( cittadini italiani, comunitari o con permesso di soggiorno presenti in Italia regolarmente ma assunti in nero) e sulla base di questi numeri,ha calcolato chenei prossimi tre anni entreranno nelle casse dell’Inps 1,3 miliardi di euro.
Nella realtà 300mila sono state le domande con modulo EM online al Viminale per fare emergere clandestini e circa 3.600 quelle inviate direttamente all’Inps per gli irregolari (nel numero mancano le domande degli ultimi giorni e le richieste via posta). Sui clandestini ora bisognerà vedere quanti di loro vedranno accolta la loro domanda. Entro otto mesi si dovrebbe conoscere la risposta.
Durante la procedura di sanatoria che si è conclusa ieri sono stati sospesi i procedimenti penali e amministrativi nei confronti dei datori di lavoro e dei lavoratori interessati per le violazioni delle norme sull’ingresso e soggiorno nel territorio nazionale e delle norme di carattere finanziario, fiscale, previdenziale e assistenziale sull’impiego irregolare di lavoratori. Da domani la sospensione decade e si torna a regime, e impiegare un lavoratore in nero comporta dei rischi non indifferenti. Il datore di lavoro può ricevere una multa fino a 40mila euro (per un anno di lavoro, con impiego di 5 giorni la settimana). La legge 248 del 2006 ha introdotto, infatti, una maxi-sanzione per chi utilizza lavoro sommerso: da 1.500 a 12.000 euro cui vanno sommati 150 euro per ogni giorno di lavoro effettivo irregolare accertato. Va poi aggiunta la sanzione Inps (minimo 3mila euro), senza contare la multa per l’evasione contributiva, la mancata consegna della lettera di assunzione e la mancata comunicazione dell’instaurazione del rapporto di lavoro.
Infine, in base alle norme contro la clandestinità incluse nel pacchetto sicurezza (legge 94/2009) il datore di lavoro che impiega un clandestino rischia anche dai sei mesi ai tre anni di reclusione. Sia le maxi multe che lo spauracchio della reclusione non hanno evidentemente convinto tutte le famiglie. «La sanatoria – sottolinea Sergio Pasquinelli, ricercatore dell’Irs e di Qualificare.info – conferma il fatto che l’emersione dal nero richiede misure non episodiche ma strutturali, con incentivi e sostegni stabili nel tempo » E da oggi diventerà impossibile anche opporre l’eccezione della sanatoria di fronte alla contestazione del reato di clandestinità, introdotto anch’esso dall’estate scorsa nell’ambito del «pacchetto sicurezza». Davanti ai giudici di pace cioè la persona sorpresa sul territorio nazionale senza permesso di soggiorno rischierà un’ammenda da 5mila a 10mila euro e l’espulsione. Sino a ieri, invece, il procedimento penale era destinato a subire uno stop in pendenza della sanatoria: una decisione che il Governo aveva preso per attenuare l’impatto immediato del nuovo reato su una categoria di persone considerate comunque in molti casi necessaria alle famiglie. Difficile prevedere se la conclusione dell’operazione di emersione condurrà a un moltiplicarsi dei processi davanti ai giudici onorari, ma è probabile che un incremento ci sarà, al netto naturalmente delle eccezioni di costituzionalità che le Procure stanno iniziando a sollevare.