Lina Palmerini, Il Sole-24 Ore 1/10/2009;, 1 ottobre 2009
BERSANI VOLA OLTRE IL 56%. IN PARLAMENTO PRIMO TEST
Pier Luigi Bersani vince il round tra gli iscritti. Ha votato ormai più dell’80%degli aventi diritti e il risultato è schiacciante: 56,9% per l’ex ministro; 35,8% per Dario Franceschini; 7,6% per Ignazio Marino. Il secondo round, quello definitivo, è alle primarie del 25 ottobre dove si sfideranno in tre. Prima di scendere nel dettaglio delle votazioni degli iscritti – che saranno ufficializzate nel congresso dell’11 ottobre – c’è una questione che preoccupa già la mozione Bersani. Al di là delle ipotesi di scissione – comunque rinviate a dopo le regionali 2010 – il primo ostacolo saranno i gruppi parlamentari di Camera e Senato. Già. Perché se a vincere sarà Bersani, si troverà nella scomoda condizione di dover governare due gruppi in maggioranza schierati per la mozione Franceschini. Naturale. Le liste per le elezioni del 2008 furono scritte da Bettini-Franceschini e da Fassino, ergo, il gruppo sia alla Camera che al Senato riflette quella maggioranza veltroniana. Tant’è che quando si elessero i capigruppo dopo il voto, Bersani prese solo il 25% dei voti tra i deputati Pd. Ecco, se diventasse segretario, si troverebbe con un gruppo almeno spaccato a metà, ammesso che alcuni corrano in soccorso del vincitore: un problema. Soprattutto se le primarie saranno combattute con le lacerazioni di questi giorni. Dunque, è il Parlamento il primo banco di prova del "possibile" leader Bersani per tentare una pacificazione.
«È finito il tempo in cui non si poteva andare alla conta. Con le primarie, con tre sfidanti e tre linee politiche contrapposte, ci si sfiderà anche nei gruppi con un tasso di conflittualità che sarà superiore al passato ». Giorgio Tonini, veltroniano, fa la sua previsione sulla base dei numeri e del clima che si respira sia a Montecitorio che a Palazzo Madama. Una ricomposizione, dunque, sarà necessaria se Bersani non vorrà trasformare la vita parlamentare del Pd in un Vietnam. È per questo che sarà cruciale l’elezione dei nuovi capigruppo e già circolano dei nomi per l’eventuale era bersaniana. Rosy Bindi è uno: ha la stima di molti (che raccontano anche di un suo interesse) ma le perplessità di alcuni che la vedono più divisiva che mediatrice. L’altro nome è Enrico Letta: è uno degli esponenti di spicco della mozione Bersani ma lui, al momento, non sembra interessato.L’altra ipotesi, quella più maliziosa, è di un "patto" tra i due duellanti per la leadership con Franceschini che diventerebbe capogruppo. Con la controindicazione, però, che l’accordo avrà il gusto di una "pastetta". Più insistente si fa il nome di Piero Fassino: ex Ds ma pro-Franceschini, uomo di composizione più che di divisione, conosciuto e amato dal popolo Pd.
«Chiunque sarà sia qui al Senato che alla Camera, dovrà essere ben studiato perché la votazione è a scrutinio segreto». A ricordare le regole parlamentari è Stefano Ceccanti, senatore Pd anche lui della mozione Franceschini. «Qui a Palazzo Madama – continuaCeccanti – la situazione è diversa: la maggioranza del gruppo sostiene Dario ma il vertice è già dalemiano- bersaniano: Anna Finocchiaro e Nicola Latorre, solo Luigi Zanda è con noi». E dunque problema meno urgente al Senato dove Anna Finocchiaro al momento sembra l’unica candidata.
«Non è detto che il problema capigruppo venga affrontato subito, viste, appunto, le divisioni», ci dice un parlamentare Pd che pronostica una prima fase di conferma dello status quo. «Finché le cose non maturano», aggiunge. Diverso invece lo scenario in caso di vittoria di Franceschini che può già contare su una maggioranza dei gruppi a suo favore anche se, a quanto sembra, ha intenzione di cambiare. Torniamo ai dati: Bersani vince in tutte regioni tranne tre – Friuli, Sicilia, Valle d’Aosta – che vanno a Franceschini. Più schiacciante la vittoria dell’ex ministro in Campania, Calabria, Puglia: due feudi sono riconoscibili (bassoliniano e dalemiano). «Bersani sta con i signori delle tessere », si riscaldava Pina Picierno mentre Morando e D’Alema polemizzavano a distanza sulle primarie e la prevalenza degli iscritti sugli elettori ( frase che ieri D’Alema ha smentito). Qualche curiosità: Ignazio Marino ha vinto nel circolo romano di Ponte Milvio che una volta era la sezione di Enrico Berlinguer. Intanto il direttore del Tg5 è pronto ad accogliere la sfida tv tra i tre duellanti: Marino ègiàpronto.