Vincenzo Zaccagnino, La Stampa 01/10/09, 1 ottobre 2009
SPECIALE SALONE DELLA NAUTICA DI GENOVA
I megayacht resistono ma sopra i 50 metri -
L’Italia resta la nazione leader nella produzione di megayacht. E’ quindi naturale che al Salone di Genova, basato su una logica generalista, questo settore d’élite abbia una sua posizione privilegiata nella nuova darsena. Dove domina l’ammiraglia della rassegna, questa volta a vela: è il ketch in alluminio di 50,16 metri «Barracuda» della viareggina Perini Navi, cantiere che domina il mercato mondiale dei megasailer. Classe, quest’ultima, che costituisce comunque solo l’8% della flotta dei superyacht, a dimostrazione che la maggioranza dei grandi ricchi preferisce navigare a motore. proprio una «villa» navigante a propulsione meccanica ad occupare il ruolo di secondo gigante all’ormeggio nella rassegna ligure: si tratta del «Leopard» di 46 metri dei Cantieri Arno, che si assicura così il blasone di ammiraglia a motore, seguito dal «Premier 135» (41,15 metri) del cantiere tedesco Drettman, dal «Mangusta 130» (39,50) della Overmarine e dal «Vision» (38,43) di Benetti.
In tutto a Genova sono presenti una sessantina di yacht oltre ai 24 metri di lunghezza, una misura stabilita dalla legislazione in vigore, che li definisce «navi da diporto». A quanto sembra, però, si tratta di un concetto superato. Dichiara infatti Alex Mazzoni della Fraser Yacht, una fra le più importanti multinazionali di brokeraggio del settore: « un concetto superato che era valido 20 anni fa. Oggi, professionalmente, si parla di megayacht sopra i 50 metri, tenendo anche conto di una tendenza del mercato verso unità di dimensioni sempre maggiori».
La crisi ha influito su questa nicchia di barche da nababbi? Risponde Mazzoni: «L’area più colpita è la base della fascia dai 30 ai 50 metri. E’ quella dove ha dominato il leasing, generatore di una clientela che non aveva la cultura e forse nemmeno i mezzi per mantenere una grossa barca. Va molto meglio sopra i 50. I saloni di Cannes e Montecarlo appena conclusi hanno dimostrato che è nella fascia alta che si sono sviluppate la maggior parte delle trattative per nuovi ordini». Anche se mancano dati esatti si parla di un calo del 50% fra i 30 e i 50 metri. Risulta molto inferiore nella fascia più alta dove, da luglio ad oggi, sono già arrivati nuovi ordini per i maggiori cantieri italiani.
Vanno registrate tendenze particolari. Ad esempio l’ingresso di grandi marchi del lusso e della moda nella cantieristica di prestigio. Ferragamo ha acquisito da tempo i cantieri Finlandesi Nautor e gli inglesi Camper & Nicholson, LVMH del francese Arnault la Feadship olandese e la Princess inglese, Hermès ha creato invece una joint-venture con l’italiana Wally. La piemontese Mondo Marine si è invece collegata ad una importante firma cinese per produrre barche sopra ai 70 metri. Senza dimenticare poi che la Fincantieri consegnerà il prossimo anno un megayacht di 135 metri a un cliente russo. Entra anche nel settore degli «over 50» la Palumbo, con cantieri a Napoli e Malta.
I grandi ricchi, nonostante la crisi, restano tali e non rinunciano alla nave da diporto. Lo dimostra il 167 metri «Eclipse» consegnato recentemente da un cantiere di Amburgo a Roman Abramovich patron del Chelsea. Al momento navigano già 15 megayacht sopra i 100 mt. di lunghezza. Altri sono in costruzione. Le ultime statistiche relative alle più grandi unità da diporto ci dicono che i paesi arabi possiedono 27 megayacht con una lunghezza media di 95 metri. Egual numero in Europa, dove però si scende a 78 metri di lunghezza media. Ne esistono 22 negli Usa (80 mt.) e 15 in Russia (82 mt.). E stanno per arrivare le nuove barche dei ricchi dell’Estremo Oriente e del Sud America.