Francesca Dཿangelo, Libero 1/10/2009, 1 ottobre 2009
L’EREDE DI LOST UN BLACKOUT, POI IL MISTERO: ARRIVA FLASHFORWARD
Dopo aver visto ”FlashForward”, in onda lunedì prossimo sul canale satellitare Fox, ”Lost” sembrerà la sag(r)a degli isolani. In America, la conversione è già in atto: nel giro di due sole settimane di messa in onda, i fan di J.J. Abrams hanno rettificato il loro credo telefilmico, abdicando a favore di ”FlashForward”. Basti pensare che la puntata d’esordio della serie è stata seguita, lo scorso 24 settembre su Abc, da oltre 12 milioni di spettatori e ha battuto persino il reality ”Survivor”. Nessun telefilm del canale aveva registrato un tale risultato negli ultimi cinque anni. La stessa critica ha gridato al miracolo, ribattezzando la serie come l’erede di ”Lost”.
E dire che la premessa narrativa di ”FlashForward”, sulle prime, può sembrare eccentrica se non, addirittura, fragile. La storia racconta infatti di un black out esistenziale: in tutto il mondo, a un certo punto, gli umani cadono a terra come mosche, perdendo coscienza per 2 minuti e 17 secondi. In questo breve lasso di tempo, la maggior parte di loro, oltre a causare enormi disastri (incidenti d’auto, scontri aerei, morti sul lavoro, interventi chirurgici lasciati a metà), vedrà quello che gli accadrà tra sei mesi, per la precisione nel 29 aprile 2010.
la storia
Detto così, appunto, non ci si immaginerebbe una storia travolgente, in grado di reggere dai tre ai sette anni, come ipotizzato dal creatore David Goyer. In questo, però, ”Lost” insegna: inizialmente, nemmeno nel caso di J.J. Abrams si pensava che un gruppo di dispersi, per giunta su un’isola deserta, potesse tenere inchiodati al divano milioni di spettatori, per anni e anni. Così invece è stato. E così si è verificato, e si verificherà in Italia, per ”FlashForward”. Anche qui, a fare la differenza è il mix di mistero ed escatologia innestato nel plot.
’FlashForward” ha infatti come protagonista l’agente Fbi Mark Benford, ex alcolizzato e padre di famiglia, chiamato a indagare sulle cause scatenanti il black out. Il caso verrà chiamato Mosaico, perché si baserà sulla ricostruzione e sul confronto delle singole visioni, a partire da quella dello stesso Mark: il 29 aprile rischierà di essere ucciso nel suo ufficio, proprio per via delle indagini. Parallelamente, si snodano le vicende della moglie Olivia, del suicida mancato Bryce, della babysitter Nicole e dei colleghi di Mark. Il tutto in un’atmosfera di pura apocalissi, con tanto di bambina spiritata che profetizza: «Non ci saranno più buone giornate».
Ed è proprio l’insistenza sui valori ultimi della vita, su Dio e sul senso della libertà a impreziosire ”FlashForward”. A più riprese, i protagonisti si interrogano sulla fatalità del destino, sulla bontà di Dio, sul significato delle loro azioni. Perfino il Pontefice viene chiamato in causa, anche se in un modo non troppo elegante: «E il Vaticano?», chiede il capo Fbi subito dopo il blackout, «il Papa non ha ancora detto la sua?».
i personaggi
Rispetto a ”Lost”, ”FlashForward” investe esplicitamente sul taglio escatologico, dando vita a un pilot più ispirato. I personaggi, a loro volta, sono maggiormente credibili e moderni, oltre che magistralmente interpretati: tra gli attori, spiccano il protagonista Joseph Fiennes (’Io ballo da sola”, ”Shakespeare in love”) e Sonya Walger (’Lost”, ”Tell me you love me”). Non solo. La struttura, pur svolgendosi su piani temporali differenti, appare compatta e priva di quel fastidioso ritmo a singhiozzo alla ”Heroes”. Sembra quasi che, stavolta, gli sceneggiatori abbiano le idee chiare su dove andrà a parare la storia…