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 2009  ottobre 01 Giovedì calendario

VIA COL VENTO L’ORO DI TONINO

L’Italia dei Valori sta al Molise come il Pci stava a Bologna negli anni Sessanta, da raccontare ce ne sarebbe. E infatti qualcosa racconta il direttore di primapaginamolise.it, (...) (...) Nicola Dell’Omo: Cristiano Di Pietro junior aveva una Fiat Ulisse. Poi, in coincidenza con le provinciali di Campobasso, si regalò una Bmw X5, 3000 di cilindrata. Il calcolo del rimborso spese per chi risiede lontano dagli uffici, alla Provincia, è diverso rispetto ad altri enti pubblici; mentre altrove si divide per cinque il costo della benzina e poi si moltiplica per il numero dei km percorsi, alla Provincia si tiene conto di cilindrata e cavalli. Più l’auto del consigliere è potente, più alto è il rimborso e la spesa per l’ente pubblico. Questo andazzo tuttavia è terminato nel dicembre 2008, dopo un intervento del ministro Tremonti. Secondo un calcolo più che affidabile, la tratta percorsa da Cristiano per andare e tornare dalla Provincia comportava un rimborso di circa 200 euro al giorno, il quintuplo dei 40 assicurati dalla maggioranza degli altri enti e con in più il vanto di non usare nessuna auto blu. La cifra era da moltiplicare mensilmente almeno per venti volte - registri alla mano - calcolando le sedute di consiglio e le riunioni di commissione. Tra rimborsi e gettoni di presenza, la cifra poteva superare i 5000 euro mensili e senza contare che Cristiano è anche consigliere comunale a Montenero di Bisaccia: tornare allo stipendio da poliziotto, nell’insieme, comporterebbe un certo spirito di adattamento, ma a lavorare in questa direzione tuttavia parrebbe essere lo stesso Cristiano Di Pietro, consigliere provinciale che vuole abolire la Provincia: «Aboliamo le Province e dimostriamo coerenza» disse prima di aggiungere che «io non sono legato alla mia poltrona come molti politici italiani». Lo scrisse l’11 dicembre 2008. Diciotto giorni più tardi, dopo lo scandalo delle sue richieste di raccomandazioni a Mario Mautone, l’idea di lasciare la poltrona di consigliere provinciale non lo sfiorerà neanche per un minuto. Piuttosto avrebbe abolito tutta la Provincia. Il numero di macchinoni che scorrazzava grazie a questa storia dei rimborsi potrebbe aprire anche un discorsetto sull’ambiente: lo si risparmierebbe volentieri se non attenesse ancora una volta alla coerenza della famiglia e a sciocche accuse di nepotismo che attendono smentita. Finto ecologista Per spiegarsi meglio si torna di volata alla corsa per le elezioni europee. Nella primavera del 2009 infatti furono in molti a notare quei manifesti con la facciona di Antonio Di Pietro e la scritta «Per un’Europa delle energie rinnovabili» con uno sfondo di simpatiche pale eoliche in contrapposizione a centrali nucleari sporche e cattive. Trattandosi di elezioni europee, vi era da presumere che le pale secondo Tonino andassero sparpagliate in tutto il Continente: forse. Ma non nel Molise. Cioè: dipende. Va raccontata bene. Nel marzo 2007 l’Unione europea approvò un piano energetico che introduceva delle quote vincolanti per la produzione di fonti energetiche rinnovabili: roba che pareva fatta apposta per un’idea studiata dalla Effeventi, una società milanese che aveva presentato un progetto oltretutto finanziabile con capitale privato. Si trattava di cinquantaquattro pale, alte tra i 60 e gli 80 metri, che svettassero in pieno Adriatico a circa 5 miglia marine dalla costa tra Vasto e Termoli, in Molise. La centrale, sfruttando i venti marini, avrebbe potuto soddisfare i consumi di almeno 120.000 famiglie e il tempo di realizzazione sarebbe stato anche breve, circa un anno e mezzo: l’idea insomma entusiasmò anche le associazioni ambientaliste tanto che sia Legambiente sia Greenpeace plaudirono all’iniziativa; le pale, secondo il progetto e secondo una simulazione presentata alla stampa, dalla costa sarebbero state appena percettibili a occhio nudo. La commissione per la valutazione d’impatto ambientale non fece problemi, ma poi si alzò un coro di lagnanze dagli operatori turistici, dai sindaci locali - soprattutto di Vasto e di Montenero di Bisaccia - e ancora dalla Provincia e dalla Regione guidata da Michele Iorio di Forza Italia. Anche la Regione, morale, si oppose. E Antonio Di Pietro? IlL’Italia dei Valori sta al Molise come il Pci stava a Bologna negli anni Sessanta, da raccontare ce ne sarebbe. E infatti qualcosa racconta il direttore di primapaginamolise.it, (...)

(...) Nicola Dell’Omo: Cristiano Di Pietro junior aveva una Fiat Ulisse. Poi, in coincidenza con le provinciali di Campobasso, si regalò una Bmw X5, 3000 di cilindrata. Il calcolo del rimborso spese per chi risiede lontano dagli uffici, alla Provincia, è diverso rispetto ad altri enti pubblici; mentre altrove si divide per cinque il costo della benzina e poi si moltiplica per il numero dei km percorsi, alla Provincia si tiene conto di cilindrata e cavalli. Più l’auto del consigliere è potente, più alto è il rimborso e la spesa per l’ente pubblico. Questo andazzo tuttavia è terminato nel dicembre 2008, dopo un intervento del ministro Tremonti. Secondo un calcolo più che affidabile, la tratta percorsa da Cristiano per andare e tornare dalla Provincia comportava un rimborso di circa 200 euro al giorno, il quintuplo dei 40 assicurati dalla maggioranza degli altri enti e con in più il vanto di non usare nessuna auto blu.

La cifra era da moltiplicare mensilmente almeno per venti volte - registri alla mano - calcolando le sedute di consiglio e le riunioni di commissione. Tra rimborsi e gettoni di presenza, la cifra poteva superare i 5000 euro mensili e senza contare che Cristiano è anche consigliere comunale a Montenero di Bisaccia: tornare allo stipendio da poliziotto, nell’insieme, comporterebbe un certo spirito di adattamento, ma a lavorare in questa direzione tuttavia parrebbe essere lo stesso Cristiano Di Pietro, consigliere provinciale che vuole abolire la Provincia: «Aboliamo le Province e dimostriamo coerenza» disse prima di aggiungere che «io non sono legato alla mia poltrona come molti politici italiani». Lo scrisse l’11 dicembre 2008. Diciotto giorni più tardi, dopo lo scandalo delle sue richieste di raccomandazioni a Mario Mautone, l’idea di lasciare la poltrona di consigliere provinciale non lo sfiorerà neanche per un minuto. Piuttosto avrebbe abolito tutta la Provincia.

Il numero di macchinoni che scorrazzava grazie a questa storia dei rimborsi potrebbe aprire anche un discorsetto sull’ambiente: lo si risparmierebbe volentieri se non attenesse ancora una volta alla coerenza della famiglia e a sciocche accuse di nepotismo che attendono smentita.
Finto ecologista

Per spiegarsi meglio si torna di volata alla corsa per le elezioni europee. Nella primavera del 2009 infatti furono in molti a notare quei manifesti con la facciona di Antonio Di Pietro e la scritta «Per un’Europa delle energie rinnovabili» con uno sfondo di simpatiche pale eoliche in contrapposizione a centrali nucleari sporche e cattive. Trattandosi di elezioni europee, vi era da presumere che le pale secondo Tonino andassero sparpagliate in tutto il Continente: forse. Ma non nel Molise. Cioè: dipende.

Va raccontata bene. Nel marzo 2007 l’Unione europea approvò un piano energetico che introduceva delle quote vincolanti per la produzione di fonti energetiche rinnovabili: roba che pareva fatta apposta per un’idea studiata dalla Effeventi, una società milanese che aveva presentato un progetto oltretutto finanziabile con capitale privato. Si trattava di cinquantaquattro pale, alte tra i 60 e gli 80 metri, che svettassero in pieno Adriatico a circa 5 miglia marine dalla costa tra Vasto e Termoli, in Molise. La centrale, sfruttando i venti marini, avrebbe potuto soddisfare i consumi di almeno 120.000 famiglie e il tempo di realizzazione sarebbe stato anche breve, circa un anno e mezzo: l’idea insomma entusiasmò anche le associazioni ambientaliste tanto che sia Legambiente sia Greenpeace plaudirono all’iniziativa; le pale, secondo il progetto e secondo una simulazione presentata alla stampa, dalla costa sarebbero state appena percettibili a occhio nudo.

La commissione per la valutazione d’impatto ambientale non fece problemi, ma poi si alzò un coro di lagnanze dagli operatori turistici, dai sindaci locali - soprattutto di Vasto e di Montenero di Bisaccia - e ancora dalla Provincia e dalla Regione guidata da Michele Iorio di Forza Italia. Anche la Regione, morale, si oppose. E Antonio Di Pietro? Il pallino, da ministro delle Infrastrutture, era praticamente in mano sua. E si oppose pure lui. Così disse a Luca Sancilio, comandante della Capitaneria di Termoli: «Questa vicenda ci segnala l’urgenza di definire a livello governativo un piano nazionale per l’energia eolica». Quest’uscita democristiana è del marzo 2007. Poi passò al dipietrese: «Si tratta di un progetto nato più nel sottoscala che nelle sedi opportune, e mi appare mosso più da interessi speculativi che industriali». Insomma, non se ne fece niente. Era una cosa da sottoscala. Al tema fu dedicato anche un ridicolo summit familista che Massimo Gramellini, sulla «Stampa», fotografò così: «Il ministro Antonio Di Pietro ha ricevuto la visita del consigliere provinciale di Campobasso, Cristiano Di Pietro, per discutere la richiesta di una ditta privata che vorrebbe insediare un impianto di energia eolica in Molise. Al termine del summit il consigliere Cristiano, figlio di Antonio, ha manifestato pubblicamente la sua soddisfazione per aver chiesto e ottenuto un incontro con il ministro Antonio, papà di Cristiano. E poi dicono che nelle famiglie italiane non c’è dialogo».
inutili proteste

Le associazioni ambientaliste protestarono: «Bloccare il progetto è un’assurdità» disse Legambiente «anche perché l’esperienza straniera ci dice che le cose stanno in maniera esattamente opposta: quello molisano finirebbe per essere un ulteriore richiamo turistico». Le sorprese però non erano finite. Edoardo Zanchini di Legambiente, nel novembre 2008, scoprì un particolare che sembrava cambiare le carte in tavola: la Regione, nei comuni di Montenero di Bisaccia, Guglionesi e Petacciato, aveva dato il via a un nuovo e misterioso progetto di impianto eolico da svilupparsi «in un’area sottoposta allo stesso vincolo paesaggistico dell’impianto bocciato a mare», disse Zanchini.

Il progetto c’era. Si trattava di dodici pale per un’altezza di 80 metri e una potenza generata di 36 megawatt. La proposta era di K.R.Energy Spa (ex Kaitech) e la Regione avrebbe poi dato il suo beneplacito, ma la situazione a questo punto si era fatta confusa. La Confcommercio molisana espresse forti perplessità. Dalla Regione e da Montenero di Bisaccia non una mosca. Nel caso del bi-consigliere Cristiano Di Pietro, dunque, valse il silenzio assenso. Il resto lo racconta ancora Nicola Dell’Omo: «La stessa amministrazione di Montenero aveva dato la sua approvazione con il placet della Regione: parliamo di pali di ottanta metri, non di un parco eolico di piccole dimensioni. L’impianto sorgerà davanti alla masseria di Antonio Di Pietro, sul terreno della nipote, Paola Bozzelli. Ma a parte questo, resta l’obiezione: o i pali eolici ci devono stare o non ci devono stare, in mare o sulla costa che siano». Dodici pali di 80 metri davanti alla sua masseria. Sopra un terreno di famiglia. Se Cristiano e Antonio Di Pietro fossero stati contrari, forse, l’avrebbero timidamente segnalato. Sicuramente erano contrari al progetto della Effeventi perché era «da sottoscala», diceva Tonino.

Forse era stata una svolta ecologista favorita da una più approfondita conoscenza di Beppe Grillo. Ecco perché quei manifesti con le centrali nucleari da film catastrofico. Le sue uscite di quel periodo furono conseguenti: «Solo un truffatore come Berlusconi potrebbe non riconoscere che i referendum dell’87 manifestavano la volontà del popolo italiano di non sposare il binomio futuro-nucleare... il futuro è nelle energie rinnovabili». Il 20 aprile 2009 Tonino accettava anche un’intervista col direttore di Greenpeace Italia, associazione che avrebbe voluto impiantare le pale che lui aveva bloccato: «Il governo Berlusconi ci allontana dal vero sviluppo energetico di cui abbiamo bisogno e ci spinge su binari lontani dalle energie rinnovabili, unica vera opportunità nei prossimi decenni».

La coerenza è coerenza. Di Pietro l’aveva detto anche nel luglio 2008, pieno tempo di grillini e di piazza Navona: «Noi dell’Italia dei Valori abbiamo sempre detto che il nucleare è un’energia obsoleta e pericolosa». L’abbiamo sempre detto. Solo dieci mesi prima, infatti, diceva il contrario: «Il ministero dell’Ambiente non aiuta lo sviluppo... il nucleare oggi non è come quello di ieri. Non so se ne abbiamo davvero bisogno, vorrei adoperarmi affinché non vi si ricorra, ma non facciamo demagogia. In attesa che un’energia differenziata possa attecchire, abbiamo bisogno di un’energia domani mattina, sennò quest’inverno rimaniamo al freddo».

Non facciamo demagogia. Se c’è da costruire per esempio un’autostrada da 3 miliardi di euro in Molise - l’opera che il paese attende - Di Pietro potrebbe anche allearsi con Forza Italia. Infatti fu sotto il suo ministero delle Infrastrutture che venne costituita la società Autostrade del Molise spartita col governatore forzista Michele Iorio. La presidenza e metà consiglio di amministrazione andarono a uomini di Iorio, l’altra metà a uomini di Tonino. In fondo Tonino aveva trovato un accordo anche col governatore della Lombardia Roberto Formigoni per l’autostrada Bre.Be.Mi. La differenza è che in Molise il rapporto con Iorio era molto più stretto: non si contavano le manifestazioni di reciproco elogio.
le strane alleanze

Tutto era possibile nella Ceppaloni di Tonino. Persino che l’Italia dei Valori e Forza Italia governassero insieme come a Venafro, in provincia di Isernia, un centro discretamente importante anche se il meno molisano tra tutti: appiccicato alla Campania e distante una novantina di chilometri da Napoli, è una di quelle allegre cittadine in cui i sindaci decadono per incompatibilità e i tassi di generico abusivismo fanno sembrare Alto Adige persino la Calabria. Fu prima delle elezioni amministrative dell’aprile 2008 che fu siglato l’accordo contronatura: il presidente forzista della Regione, Michele Iorio, favorì una spaccatura del centrodestra e quindi la nascita di «Venafro sarà», un’incredibile lista-minestrone da contrapporre a quella dell’europarlamentare di centrodestra Aldo Patricello, suo avversario politico e uomo che raccoglie spropositate quantità di voti nelle zone già descritte da Roberto Saviano in Gomorra. Nella lista di Iorio furono mischiati uomini di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell’Italia dei Valori e di altre forze minori: il problema è che Iorio era il leader del futuro Pdl, non di una lista civica da contrapporre ad altri candidati di centrodestra. Morale: la lista di Iorio vinse e piuttosto che allearsi con la lista di Aldo Patricello preferì proseguire il grande abbraccio che già da tempo segnava i rapporti tra Di Pietro e il governatore forzista. Ergo: sindaco diventò Nicandro Cotugno del Pdl e assessore al Commercio fu nominato Adriano Iannaccone dell’Italia dei Valori, medesimo partito che grazie a Nino Palumbo occupò anche la presidenza del consiglio comunale.

Il doppiogiochismo molisano di Michele Iorio e Antonio Di Pietro - quest’ultimo alleato con lo stesso Pdl a cui attribuiva dittature antidemocratiche a livello nazionale - nel tempo si è risolto in una voragine di voti persi tuttavia soltanto dal centrodestra. Il Molise è l’unica regione italiana che alle politiche del 2008 è infatti passata al centrosinistra per numero di voti: nel 2006 la coalizione di centrodestra aveva preso il 49,1 per cento (102.206 voti) mentre nel 2008 la stessa coalizione ha preso il 41,8 (82.561 voti).

Il fallimento politico di Michele Iorio è stato paradossalmente premiato dallo stesso Pdl: nonostante abbia governato la regione per otto anni - per un certo periodo assumendo anche l’interim dell’assessorato alla Salute - il 24 luglio 2009 Iorio è stato nominato commissario alla Sanità a dispetto di un deficit sanitario salito a 700 milioni di euro proprio nel corso della sua presidenza.