L’Espresso, 1 ottobre 2009, 1 ottobre 2009
C’è una regione in cui la partita per la segreteria del Pd si incastra con la corsa alle elezioni di primavera per il governatore locale in modo inestricabile, un sudoku
C’è una regione in cui la partita per la segreteria del Pd si incastra con la corsa alle elezioni di primavera per il governatore locale in modo inestricabile, un sudoku. In Piemonte candidato alla segreteria regionale per la mozione di Pier Luigi Bersani è l’uscente Gianfranco Morgando, ex popolare, sul fronte di Dario Franceschini è in gara l’ex ministro Cesare Damiano, Ds. Una candidatura fortemente voluta da Piero Fassino, che dei franceschiniani è il regista organizzativo, per attrarre i voti degli ex della Quercia. Tra i diessini si parla di voto disgiunto: Bersani al nazionale e Damiano segretario piemontese.
E qui scatta l’intreccio con le elezioni regionali: la governatrice Mercedes Bresso (bersaniana) è a rischio. Al suo posto, in caso di accordo con l’Udc, potrebbe spuntarla l’ex sottosegretario centrista Michele Vietti. Ma Fassino tiene coperta una carta a sorpresa, il sindaco di Torino Sergio Chiamparino, ancora non schierato sul piano nazionale, sostenitore di Damiano in Piemonte. Se Chiamparino dovesse correre per la presidenza della regione si tornerebbe a votare anche per il Comune. Con un nome che sta già lavorando silenziosamente a questo obiettivo: Fassino, appunto.