
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri Berlusconi ha parlato molto…
• Che cosa ha detto?
Ha tentato di intervenire per telefono a Ballarò (ne riferiamo a parte), ha risposto ai giornalisti che lo aspettavano fuori dalla Camera, confermando che si sta divertendo, che è assolutamente sereno, che non andrà a farsi interrogare in Procura e che le domande relative alle sue eventuali dimissioni sono «irricevibili». Soprattutto ha spedito un altro videomessaggio ai promotori della Libertà per partecipare la vittoria della maggioranza, alla Camera e al Senato, sulla magistratura.
• Come mai il Parlamento si è espresso sulla magistratura?
Si doveva votare la relazione del ministro Alfano sullo stato della Giustizia. I deputati hanno approvato con 305 voti favorevoli e 285 contrari. I senatori con 154 sì contro 129 no. Italo Bocchino, il capo dei finiani, ha fatto subito notare, relativamente alla Camera (ma il discorso è lo stesso per il Senato), che mancano 11 voti per raggiungere la maggioranza assoluta, cioè – è sottinteso – il governo continua a non avere una maggioranza certa. Berlusconi nel videomessaggio ha invece sottolineato la differenza di 20 voti tra governo e opposizione e ha valutato questa vittoria identica, come valore politico, a quella ottenuta nel famoso voto di fiducia del 14 dicembre. «Se avessimo perso, quelli della maggioranza sarebbero subito andati in giro a dire che la maggioranza non c’era più e che il governo si doveva dimettere. Invece…».
• In che modo questo voto entra in rapporto con l’inchiesta relativa a Ruby e alle feste in casa del premier?
Proprio perché si trattava della giustizia. Il Cavaliere ha sottinteso che, in qualche modo, l’approvazione della relazione Alfano, che non entrava evidentemente nel merito dell’inchiesta Ruby, doveva intendersi invece come una condivisione del giudizio che Berlusconi dà sulla Procura di Milano e sulla faccenda Ruby. E questo giudizio è di una durezza davvero mai raggiunta in passato. Berlusconi dice di aver letto le 389 pagine «dell’ultima vera e propria persecuzione giudiziaria, la ventottesima in 17 anni» della Procura di Milano. «Le violazioni di legge sono talmente tante e talmente incredibili che non posso non raccontarvele», «si sta cercando di sovvertire il voto popolare»., «una violazione che va contro i più elementari principi costituzionali». «La mia casa di Arcore è stata sottoposta a un continuo monitoraggio che dura dal 10 gennaio per controllare tutte le persone che entravano, che uscivano e per quanto tempo vi rimanevano», atto illegittimo, a suo dire, perché fin dal 2004 Berlusconi ha fatto sapere alla Camera che lui, in casa sua, svolge funzioni parlamentari. Altra illegittimità: i controlli sono cominciati il 10 gennaio, ma lui è stato iscritto nel registro degli indagati appena il 21 dicembre. Entro 15 giorni i giudici di Milano avrebbero dovuto spedire gli atti – secondo quanto stabilito dalla legge – al Tribunale dei ministri e invece «è gravissimo che la Procura voglia continuare a indagare pur non essendo legittimata».
• Ma tutto questo è veramente importante? Perché, da quello che leggo sui giornali si tratta di ben altro.
Berlusconi deve difendersi su tre fronti: il fronte penale, il fronte mediatico e quello politico. L’improvviso moltiplicarsi delle presenze in tv è la risposta sul piano mediatico, nel quale il premier annuncia anche le contromosse su quello penale. Sul piano politico, persiste il tentativo di allargare la maggioranza. Ieri alla Camera si sarebbe costituito il cosiddetto gruppo dei Responsabili, venti parlamentari che si ripromettono di sostenere il governo. Però il tentativo di allargare la maggioranza all’Udc sembra fallito definitivamente: ieri il Terzo Polo (Fli, Udc e Api, cioè Fini, Casini, Rutelli) si sono riuniti e alla fine hanno reso nota una posizione secca: o Berlusconi si dimette o si va al voto.
• Ha senso? Perché questi partitini non sembravano finora tanto forti…
Quelli del Terzo Polo faranno comunque cartello, cioè alle elezioni si presenteranno insieme. Gli ultimi sondaggi, per loro, sarebbero incoraggianti. Secondo uno studio della società Ipr sul voto al Senato – quello decisivo – in nessun caso con nuove elezioni ci sarebbe una maggioranza a Palazzo Madama. In qualunque scenario, il Terzo Polo, presentandosi unito, conquisterebbe 44 senatori. Nel caso più favorevole al centro-destra, Pdl e Lega arriverebbero a 155 voti, cioè nettamente sotto la maggioranza. Nel caso più sfavorevole per Berlusconi e Bossi, il centrosinistra avrebbe 143 seggi contro i 128 del centro-destra. Quindi la prevalenza del centro-destra alla Camera (scontata) sarebbe inutile. Il paese risulterebbe ancora meno governabile di adesso. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 20/1/2011]
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