Valentina Errante, Il Messaggero 20/1/2011, 20 gennaio 2011
1 ITALIANO SU 4 RISCHIA IL FURTO DI IDENTITÁ
Non è come mettere l’antifurto alla propria automobile o tenersi ben stretta la propria borsetta in strada. Per proteggersi dai furti di identità servono ben altre precauzioni, che purtroppo gli italiani proprio non conoscono. Troppo ingenui e disinformati, i nostri concittadini sono le vittime ideali per i ladri di identità. Un italiano su quattro è infatti potenzialmente esposto a furti di dati personali, che possono portare a truffe e a crimini anche gravi. A tracciare questo quadro allarmante è stato l’Unicri, agenzia delle Nazioni Unite per la prevenzione del crimine, con un’indagine commissionata da Cpp, filiale di una multinazionale attiva nella protezione e nei servizi di assistenza. I dati, presentati ieri a Milano, ammoniscono i nostri concittadini a stare più attenti. Non solo, anche a farsi più furbi cercando di stare al passo con le nuove tecnologie, che possono rivelarsi armi potenti nelle mani sbagliate. E su questo gli italiani devono attrezzarsi in fretta perché troppo impreparati. La ricerca, che ha coinvolto 800 concittadini, ha infatti dimostrato che solo il 4% degli italiani è molto informato sull’argomento. Uno su cinque invece non saprebbe addirittura a chi chiedere aiuto in caso gli fosse rubata l’identità. Il pericolo però è davvero molto serio. Le truffe d’identità hanno decine di sfaccettature: vanno da quelle semplici, nelle quali una persona assume l’identità di un’altra per divertimento (come accade sempre più spesso ad esempio su Facebook), a quelle più ingegnose, in cui il malintenzionato usa potenti software per sostituirsi alle banche, e quindi accedere ai conti correnti di ignari utenti. Il cybercrimine è talmente redditizio per chi lo pratica che l’Abi ha stimato nel 2009 ricavi da 1,6 a 2 miliardi solo in Italia. «Quest’anno e il prossimo - spiega Raoul Chiesa, hacker e membro dell’Unicri, nonché uno dei più grandi esperti di sicurezza informatica d’Italia - il fenomeno esploderà, complice anche l’uso sempre più intensivo dei dispositivi mobili per andare su Internet!».
E il fatturato dei truffatori informatici ha ormai raggiunto cifre stratosferiche: «I ricavi a livello globale - aggiunge Chiesa - hanno superato quelli del traffico d’armi e del traffico di droga». E anche se i consigli per difendersi dal furto d’identità sono semplici (come il non lasciare la posta cartacea incustodita, o non diffondere mai i propri dati personali a meno che non sia strettamente necessario), a volte è davvero difficile mettersi al sicuro. È il caso del «vishing», l’ultima evoluzione del ben più noto «phishing», quel tipo di truffa che usa spesso finte email per farsi dare dall’utente informazioni personali importanti, come password e dati della carta di credito. Il vishing, invece, unisce il phishing al Voip, ovvero le telefonate via internet. «Nel vishing - spiega Chiesa - può succedere che il cybercriminale si spacci per una banca, facendo addirittura comparire il vero numero dell’istituto di credito sul display dell’utente, e ottenendo da lui i dati personali. Ma il criminale può anche attaccare i call center che le banche delocalizzano ad esempio in Romania e, con l’aiuto di potenti software, carpire i dati dell’utente senza che né lui né la banca se ne accorgano».