LUISA GRION , la Repubblica 20/1/2011, 20 gennaio 2011
articolo + schede - UN GIOVANE SU CINQUE NON STUDIA NÉ LAVORA - ROMA - Sono pochi, una buona fetta è senza lavoro e uno su cinque ciondola senza arte né parte: non va a scuola, non ha una occupazione, non si sta in alcun modo formando
articolo + schede - UN GIOVANE SU CINQUE NON STUDIA NÉ LAVORA - ROMA - Sono pochi, una buona fetta è senza lavoro e uno su cinque ciondola senza arte né parte: non va a scuola, non ha una occupazione, non si sta in alcun modo formando. Non è un buon periodo, in Italia, per i giovani. Neanche per le donne che se ne stanno troppo a casa. Eppure, crisi a parte, qualcosa nel paese si sta muovendo: nasce qualche bambino in più, le piccole imprese continuano a vendere all´estero, in media si può godere di una vita lunga, pur se con pochi soldi. L´Italia è un sistema complesso: l´Istat lo ha riassunto, tradotto in cifre e stipato in cento statistiche piene zeppe di confronti fra le varie regioni e con gli altri paesi europei. Leggerle vuol dire sottoporsi ad una serie di docce calde e fredde. I problemi e le diseguaglianze sono tante, c´è del buono (il tasso di criminalità fra i più bassi d´Europa, per esempio), ma c´è soprattutto una emergenza che riguarda le nuove generazioni. Nel paese - sottolinea il rapporto «Noi Italia» - ci sono più di due milioni di giovani (il 21,2 per cento) fra i 15 e i 29 anni che non fanno niente. L´Istat li ha battezzati Neet (not in education, employment, or training) è da noi la quota più alta rispetto a tutti gli altri paesi europei. Se a questo dato si aggiunge quello sulla disoccupazione giovanile (25,4 per cento sull´anno, ma con una tendenza al rialzo negli ultimi mesi) il quadro si fa davvero serio. Altrettanto seria la questione delle donne: raramente lavorano fuori casa e spesso il posto non lo cercano nemmeno (il tasso di inattività e del 48,9 per cento). Nonostante vivano in un paese dove il livello di criminalità è basso (gli omicidi ogni centomila abitanti sono 1,10 contro una media della Ue a 27 paesi di 1,30) sono spesso vittime di soprusi fisici e sessuali: 7 milioni di donne (il 31,9 per cento) fra i 16 e i 70 anni ammette di ammette di aver subito violenza almeno una volta nel corso della vita. Pare che a tenere legate quelle che potrebbero e dovrebbero essere le forze del paese sia anche l´ignoranza. L´Italia, certifica l´Istat e un paese vecchiotto e poco colto. Il 46 per cento della popolazione fra i 25 e i 64 anni può contare sulla sola licenza media (la media Ue27 è ferma al 27,9); più del 12 per cento dei ragazzi lascia la scuola superiore entro il primo anno di frequenza; fra i 30-34enni i laureati (pur se in crescita) non superano la quota del 19 per cento. Qualcosa di buono c´è - l´indagine Pisa promossa dall´Ocse ha scoperto che il livello di preparazione dei quindicenni è migliorato - ma il gap con i livelli europei è ancora troppo elevato. D´altra parte in Italia la spesa per istruzione e formazione è pari al 4,6 per cento del Pil contro una media Ue27 del 5,2 (il confronto è su dati 2008). Eppure puntare sui giovani è d´obbligo, tra l´altro sono pochi: ogni 144 anziani ci sono solo 100 ragazzi. Anche qui in verità qualcosa si sta muovendo: l´invecchiamento è un fenomeno in crescita, ma in quattro regioni (Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Liguria) l´indice si va riducendo rispetto al 2002. Le cento statistiche, quindi, sono ricche di diseguaglianze: «Le differenze territoriali forse sono più forti di quello che alcuni pensano» fa notare Enrico Giovannini, presidente Istat. L´eccellenze ci sono: «Buona efficienza energetica, esportazioni in rialzo, ottima speranza di vita e - a sorpresa - una natalità che sta ritornando ad un trend positivo» riassume. Ma sull´economia ancora non ci siamo: «la situazione resta difficile, nonostante le famiglie abbiano spesso agito da ammortizzatore sociale».