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 2011  gennaio 20 Giovedì calendario

SPINELLI: PAGAVO, MA SOLO SE ERO AUTORIZZATO —

Giuseppe Spinelli è da decenni uno dei fidatissimi gestori delle holding private di Silvio Berlusconi, dalle immobiliari Dolcedrago e Idra, proprietarie delle ville del Cavaliere, fino alle finanziarie che controllano la Fininvest. È anche l’ufficiale pagatore delle giovani «amiche» di Arcore, secondo le carte giudiziarie. Insomma, il fiduciario storico degli affari privatissimi del presidente del Consiglio. Risponde al telefono di casa a Bresso, in provincia di Milano. Buonasera ragioniere, che storia è? «Secondo me si tratta di cose gonfiate a dismisura perché c’è di mezzo chi sappiamo. Alla fine, se si guarda bene, le telefonate non sono così tante. E poi adesso, mi dica lei, non si può più aiutare la gente?» Per carità. «Succedeva che un giorno si aiutava un’organizzazione di bambini malati di leucemia...» E un altro? «E un altro magari una studentessa per pagare l’università o l’affitto» . Una studentessa... «Non vorrei che passasse il concetto che questa delle ragazze fosse una cosa di grande peso. Nell’economia della mia giornata lavorativa occupava dieci minuti. Per questi casi ricordo che qualcosa abbiamo fatto tra giugno e luglio. Ma sempre aiutando persone che era in difficoltà» . Anche Ruby? «Ruby era molto insistente. Io rispondevo picche. Lei telefonava e io dicevo: aspetta» . E lei aspettava? «Beh insomma, una volta che io non c’ero è venuta senza preavviso e le è stato detto di andarsene» . Ma cosa voleva? «Diceva che non aveva i soldi per pagare il taxi. Le hanno dato 50 euro ma lei ne voleva 100» . Caro quel taxi. «Sì ma non è che io butto i soldi così. Senza preavviso non do un euro» . Riassumiamo. Una qualsiasi telefona alle holding di Berlusconi e dice: caro Spinelli mi paghi le tasse dell’università? «Pagavo, ma solo se ero autorizzato» . E chi era l’autorizzatore finale, il Cavaliere? «Sì» . Direttamente? «Sì. Chiedevo a lui perché non facevo nulla se non autorizzato» . E lei cosa pensava? «In qualche caso persone in difficoltà, magari ragazze madre, università da pagare» . Non è poi rimasto sorpreso di quello che è emerso? «Non ho ancora letto. Però..» Però? «Però per un caso del genere io e mia moglie ci siamo trovati in casa alla mattina presto 5 poliziotti della Criminalpol» . Cinque? E cosa volevano? «Dopo 49 anni di lavoro, capisce? Alle 7.30 di mattina. Ma non sono stati mica sgarbati: eseguivano gli ordini» . E quali erano? «Volevano accompagnarmi in ufficio a Segrate per farli entrare» . E lei? «Prima di aprire la porta ho chiamato Ghedini (Niccolò, l’onorevole avvocato del premier, ndr) e lui mi ha detto di riferire che quell’ufficio è di pertinenza del Presidente e dunque coperto da immunità. Ma io lo sapevo già» . Ma ha capito o no, ragioniere, chi erano le «bisognose» ? «Lei deve tener conto che si trattava di 5 o 6 persone tra le tantissime di situazioni diverse che noi aiutiamo» . Con l’autorizzazione, ovviamente. «Certo, non butto via i soldi. Ho la coscienza a posto, sono sereno» .
Mario Gerevini