Andrea Testa, Il Riformista 20/1/2011, 20 gennaio 2011
Il no di Angeletti: «Niente fughe in avanti» Segretario Uil. «Non c’è nessun “marchionnismo”, il modello di Mirafiori rimarrà nell’ambito Fiat» - L’altolà a Federmeccanica, che ieri ha invitato i sindacati ad adottare l’idea di un «contratto aziendale sostitutivo di quello nazionale», e a chi ha tentazioni di esportare l’accordo di Mirafiori oltre i cancelli degli stabilimenti Fiat è netto: «Niente fughe in avanti»
Il no di Angeletti: «Niente fughe in avanti» Segretario Uil. «Non c’è nessun “marchionnismo”, il modello di Mirafiori rimarrà nell’ambito Fiat» - L’altolà a Federmeccanica, che ieri ha invitato i sindacati ad adottare l’idea di un «contratto aziendale sostitutivo di quello nazionale», e a chi ha tentazioni di esportare l’accordo di Mirafiori oltre i cancelli degli stabilimenti Fiat è netto: «Niente fughe in avanti». Ma il suggerimento che molto più timidamente Luigi Angeletti, il segretario generale della Uil, indirizza alla Cgil nella prospettiva della ripresa di un confronto è altrettanto incisivo: «Penso ci sia un nodo da sciogliere tra loro e la Fiom». Angeletti, partiamo dalla stretta attualità. Non ha fatto in tempo a mettere un freno alle intenzioni di Marchionne di estendere subito agli altri impianti della Fiat il modello-Mirafiori, che da Federmeccanica è arrivato un rilancio… La mia risposta è in primo luogo che abbiamo un sistema contrattuale che è in vigore e scade tra due anni: dunque il problema non si pone si nemmeno prima del 2012. Dopo di che, la cosa più intelligente da fare è mettersi a parlare di un modello con un contratto nazionale che stabilisca regole e diritti uguali per tutti, lasciando alla contrattazione di secondo livello la definizione degli altri aspetti incluso quello salariale. Dico a Federmeccanica che le fughe in avanti sono inutili. Oltretutto, il Contratto collettivo nazionale di lavoro esiste nell’interesse delle aziende e non solo dei lavoratori. Dove si fermerà l’onda lunga di quello che ormai viene chiamato “marchionnismo”? È un modello destinato a sostituire dappertutto il sistema vigente di relazioni industriali? Non c’è nessun marchionnismo, è solo una brutta parola caricaturale per indicare una scelta che non ha niente di ideologico. E non esiste nemmeno un modello politico-ideologico da intestare a Marchionne. Stiamo parlando solo di Fiat, l’unica azienda italiana esistente a competere nel mercato globale: non vedo altre imprese né amministratori delegati che abbiano gli stessi problemi e le stesse esigenze di ridiscutere le regole nei propri stabilimenti. Il modello adottato a Mirafiori e a Pomigliano rimarrà nell’ambito Fiat. È possibile ricucire l’ultimo strappo tra i sindacati? Anche lei continua a lanciare bordate contro la Fiom, distinguendola dalla Cgil. Lo strappo sarà ricucibile quando la Fiom firmerà qualche contratto o magari gli accordi di Mirafiori e Pomigliano. Vorrei ricordare che degli ultimi quattro contratti nazionali non ne hanno sottoscritti tre. Se dobbiamo discutere con la Cgil non abbiamo problemi, ma la Fiom ormai non fa più sindacato. Giudico i fatti, cambierò opinione quando torneranno a prendersi le loro responsabilità e a mettere una firma. La Fiom non ne mette nessuna da tempo, e a dire il vero anche la Cgil non è che abbondi. La Cgil rilancia per un confronto sulla rappresentanza e la rappresentatività, voi come la Cisl insistete sulla riproposizione dell’accordo interconfederale del 2008. Schermaglie a parte, il nodo della rappresentanza è davvero quello gordiano? Non è il nostro problema principale. Il sindacato non ha un problema di fare nuove regole, ciononostante abbiamo fatto un accordo a tre nel 2008 nell’illusione che nuove regole servissero a fare le politiche, soprattutto a cambiarne alcune. Un illusione, appunto. Non vedo perché ricominciare da capo su questo argomento, anche se non sto chiudendo la porta al dialogo. Il nodo gordiano però è un altro: i sindacati servono a fare accordi. E come si scioglie? Dopo Mirafiori, la Fiom è un’anomalia aggirabile? Si scioglie decidendo una volta per tutte che cosa fa un sindacato. Noi per mestiere siamo chiamati a fare accordi, cioè compromessi. Se posso intromettermi, per tornare a un dialogo costruttivo penso che ci sia un nodo da sciogliere tra la Cgil e la Fiom.