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 2011  gennaio 20 Giovedì calendario

La vecchia pergamena batte (per ora) il giovanissimo e-book - Beninteso, non si tratta di una vera sfida: sarebbe co­me mettere una squadra di golfi­sti vestiti Fred Perry davanti agli All Blacks, professionisti del rugby, della linguaccia e dello strabuzza­mento oculare, e vedere chi per primo riesce a gettare la palla ovale fuori dallo stadio usando la mazza da golf

La vecchia pergamena batte (per ora) il giovanissimo e-book - Beninteso, non si tratta di una vera sfida: sarebbe co­me mettere una squadra di golfi­sti vestiti Fred Perry davanti agli All Blacks, professionisti del rugby, della linguaccia e dello strabuzza­mento oculare, e vedere chi per primo riesce a gettare la palla ovale fuori dallo stadio usando la mazza da golf. Parti­ta degna di Luis Buñuel. Tuttavia confrontare il mer­cato dei libri antichi con quel­lo­degli ebook non è un’opera­zione peregrina: entrambi so­no di nicchia (uno da sempre, l’altro, forse, solo per il mo­mento), in entrambi circola­no numeri inverificabili sulle vendite e molti addetti ai lavo­ri o le sparano grosse o si na­scondono dietro un’artificio­sa discrezione, ed entrambi, infine, sottendono lo stesso meccanismo psicologico nel­l’acquirente: prima di tutto c’è il piacere immediato di possedere un titolo (cui ag­giungere, nel caso degli e-book, un fascinoso e-rea­der), mentre la lettura può an­che non arrivare mai (è facile ritrovarsi mille romanzi nel­l’iPad e averne letti sì e no die­ci, e pure tra i proprietari di li­bri antichi c’è chi non ha mai aperto la propria cinquecenti­na). Detto questo, molto pro­babilmente il «polveroso» mercato dei libri antichi oggi genera un volume di affari su­periore a quello degli e-book. Come dire, la tecnologia più pompata e popolare del mon­do non ce l’ha ancora fatta a superare la pergamena, nono­stante sotto Natale pareva che l’ebook dovesse sorpassare non solo il libro antico, ma il libro su carta tout court. Ma quanto è grande, quan­to rende il mercato antiquario dei libri? Non ci sono statisti­che ufficiali, i numeri vanno estratti «sul campo». L’Asso­ciazione Librai Antiquari d’Italia conta 120 librerie iscritte. Tra queste, ci hanno confermato parecchi apparte­nenti alla categoria, soltanto una decina arriva a un milio­ne di euro l’anno come giro di affari, le rimanenti si assesta­no sui centomila euro. In più, esistono all’incirca 300 libre­ri­e antiquarie tra negozi stabi­li e bancarelle, ma il loro fattu­rato rimane sui 30mila euro. «Ipotizzare un giro di affari in­torno ai 20 milioni di euro è più che plausibile - commen­­ta Umberto Pregliasco, per set­te anni presidente dell’Alai - I bibliofili che ricevono abitual­mente i cataloghi superano i 5mila, in più dobbiamo ag­giungere quelli che curiosano trale bancarelle o su eBay.C’è anche l’imponderabilità delle aste dal vivo, dove il prezzo può aumentare di due o tre volte in pochi secondi, e ci si deve poi aggiungere il 25 per cento, talvolta anche il 30 per cento,di diritti d’asta.I libri an­tichi sono soggetti comunque a una rivalutazione: chi li ha conservati si è trovato meglio di chi aveva in tasca i bond ar­gentini o le cedole di Madoff». Per fare un confronto, il mer­cato degli ebook l’anno scor­so si assestava sui 7,5 milioni di euro, calcolato per eccesso (chi dice che gli ebook sono lo 0,5 per cento dell’intero mer­cato trade, che è a quota 1,5 mi­­liardi, dice una mezza verità: non esiste ancora un calcolo su base annua delle vendite di titoli digitali in Italia, essendo quasi tutti i distributori sbarc­a­ti on line a cavallo dell’estate o a inizio autunno). Situazione diversa per i libri antichi: «Per circa 20 anni i prezzi dei libri del Novecento- racconta Pre­gliasco - hanno continuato a crescere: un esemplare della prima edizione di Ossi di Sep­pia di Montale, una integra di Canti orfici di Dino Campana o la mitica del Porto Sepolto di Ungaretti può costare di più, per esempio, dei Promessi Sposi , o di un incunabolo. Se poi Ungaretti avesse dedicato quel libro a Quasimodo o a Montale, o viceversa, allora quella reliquia varrebbe una fortuna». «Il libro antico - ci dice Mat­teo Noja, responsabile Fondi antichi e moderni della Biblio­teca di via Senato - rimane un’operazione di collezioni­smo, se si vuole anche feticisti­ca, ma non antitetica rispetto a quello che sta succedendo in tutto il mercato librario at­tuale. Molti collezionisti, co­me me, sono appassionati di gadget come l’e-reader. Piut­tosto, è andato diminuendo il collezionismo intelligente a fa­vore di uno solo finanziario: ancora vent’anni fala compo­sizione della propria raccolta era metodica. Si collezionava­no solo novelle italiane del ’500 e del ’600, stampate su pergamena, per esempio, op­pure libri di un genere lettera­ri­o o di un periodo storico spe­cifico, mentre oggi si punta sul pezzo di valore, rivendibi­le con vantaggio tra un decen­nio. È scomparso quel merca­to che contemplava libri del Novecento in vendita a prezzi abbordabili. Internet, para­dossalmente, ha portato im­barazzi ai librai antiquari: ha facilitato la verifica di alcuni prezzi, ma ha creato una di­stanza tra l’oggetto e il com­pratore. Quest’ultimo è un in­divid­uo che si è sempre picca­to di valutare il libro coi propri occhi e le proprie mani e che ritiene, sovente a ragione, di poter decidere lui stesso se una copia è buona oppure no». Vanno bene anche le aste dal vivo. Al momento della chiusura, pochi anni fa, la se­de italiana di Christie’s per il libro antico sfiorava i quattro milioni di euro annui. Ancora ben attive Bloomsbury Italia e Sotheby’s:quasi sempre acca­de che il 60 per cento del cata­logo di una loro asta, compo­sto da migliaia di lotti che van­no da manoscritti miniati alla grafica quasi contempora­nea, venga venduto.