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 2011  gennaio 20 Giovedì calendario

LE TANTE PAGINE OSCURE DELLA VITA DI MITTERRAND

Si riparla oggi della «dottrina Mitterrand» , della stessa cioè che vorrebbe tutelare i perseguitati politici, dando loro asilo in Francia. Che cosa c’è di vero, che lei sappia, sui trascorsi giovanili di François Mitterrand, accusato, pare, di essere stato collaborazionista del governo del generale Pétain? Storia o denigrazione politica? Filippo Grillo, Roma
Caro Grillo, nel 1940 il sergente François Mitterrand fu ferito a una spalla, venne catturato dai tedeschi e rinchiuso in un campo di concentramento per prigionieri di guerra. Ma nel dicembre del 1941, dopo due tentativi falliti, riuscì a evadere e a raggiungere la zona libera di Vichy dove si erano installati i ministeri del governo del maresciallo Pétain. Di lì a poco cominciò a lavorare in un dipartimento della pubblica amministrazione che si occupava di assistenza ai prigionieri di guerra e ai reduci. Fece un buon lavoro, fu ricevuto insieme ad altri colleghi dal vecchio maresciallo e meritò una decorazione dell’Ordine della Francisque, dal nome dell’ascia a doppia lama dei germani occidentali che ornava la bandiera personale del capo dello Stato. Ma tra la fine del 1942 e gli inizi del 1943 cominciò a stabilire contatti con gli ambienti della Resistenza in Francia e in Belgio. Non fu il solo. Altre personalità francesi (Maurice Couve de Murville, Maurice Duverger, per esempio) passarono da Vichy prima di schierarsi con le «Forces Françaises de l’Intérieur» . Opportunismo, doppio gioco o sincera delusione per la politica filo tedesca del governo di Vichy, soprattutto dopo il ritorno di Pierre Laval al potere? Posso soltanto ricordare, caro Grillo, che nella vita di Mitterrand vi sono altre pagine opache e parecchi passaggi di campo. Verso la metà degli anni Trenta, mentre studiava scienze politiche a Parigi, s’iscrisse all’organizzazione giovanile delle Croix de feu, un movimento cattolico di estrema destra, spesso violento, creato dal colonnello La Rocque, coraggioso combattente della Grande guerra e veterano delle sanguinose operazioni contro i ribelli marocchini. Più tardi, dopo la liberazione di Parigi, Mitterrand fece una rapida carriera di centro sinistra nei governi della IV Repubblica, ma conservò l’amicizia di alcuni tenebrosi personaggi che aveva conosciuto e frequentato all’epoca di Vichy. Come ministro degli Interni nel governo di Pierre Mendès France, agli inizi della insurrezione algerina, non esitò a dichiarare che la Francia non avrebbe rinunciato alla sua provincia, avrebbe difeso i suoi coloni, avrebbe reagito con fermezza. Ma negli anni seguenti cominciò a sfumare il suo colonialismo e a prendere le distanze dai partigiani dell’ «Algérie Française» . Al culmine di questa evoluzione vi fu uno scandalo che dominò per parecchio tempo la vita pubblica francese. Una sera dell’ottobre 1959, a Parigi, mentre tornava a casa, Mitterrand ebbe l’impressione di essere seguito e corse a nascondersi dietro un cespuglio dei giardini dell’Osservatorio mentre sette colpi di mitra crivellavano la sua vettura. L’episodio sembrò dimostrare che le sue nuove posizioni sulla crisi algerina avevano fatto di lui un bersaglio della destra colonialista. Ma qualche giorno dopo l’autore dell’attentato, un ex-deputato gollista, dichiarò nel corso di una conferenza stampa che l’intera faccenda era una messinscena, voluta da Mitterrand per ripulire la propria immagine agli occhi dell’opinione pubblica democratica. Questi episodi non tolgono nulla alle sue qualità intellettuali e alla buona politica europea che fece con il cancelliere Helmut Kohl quando divenne presidente della Repubblica. Ma spiegano perché i suoi connazionali lo abbiano spesso definito «florentin» , una parola che in Francia è sinonimo di machiavellico.
Sergio Romano