Tonia Mastrobuoni, Il Riformista 20/1/2011, 20 gennaio 2011
Lo strappo di Federmeccanica sul contratto - Un contratto aziendale «sostitutivo» rispetto a quello nazionale
Lo strappo di Federmeccanica sul contratto - Un contratto aziendale «sostitutivo» rispetto a quello nazionale. All’indomani del referendum di Mirafiori e della traiettoria di Sergio Marchionne - deciso per ora a definire accordi su misura fuori dal perimetro di Confindustria - Federmeccanica avanza una proposta dirompente. Il direttore generale, Roberto Santarelli spiega al Riformista che «è il nostro contributo alla verifica della riforma del modello contrattuale» annunciata di recente da Emma Marcegaglia. «Ma non c’entra e non è affatto incompatibile con la discussione sul contratto dell’auto che riprenderemo lunedì», aggiunge. In sostanza Federmeccanica fa una proposta autonoma sulla riforma dei contratti per evitare che un eventuale contratto dell’auto le porti via, dopo Fiat, altri pezzi di industria metalmeccanica. L’ipotesi di intese aziendali le consentirebbe di riportare dentro il Lingotto e scongiurerebbe fughe en masse degli associati. I sindacati sono cauti. Fiat tace. E Marcegaglia? La presidente di Confindustria ha detto ieri a margine di un’iniziativa dell’associazione “Pari e dispare” che Federmeccanica dimostra di «reagire molto velocemente alla sfida al cambiamento» ma ha ammesso che se «non uccide» il contratto nazionale, certo avrà un impatto sulla discussa riforma del modello contrattuale che la Cgil non ha mai sottoscritto e cui la Marcegaglia ha detto di voler fare il tagliando. In teoria, i tavoli sono due e procedono paralleli. Il primo riavvia da lunedì il confronto sul contratto dell’auto modellato su Pomigliano e Mirafiori. Se ricalcasse quello ad esempio delle telecomunicazioni, significherebbe la fuoruscita delle aziende del settore da Federmeccanica. L’inizio di una potenziale emorraggia che metterebbe seriamente in discussione l’esistenza stessa dell’associazione. Ecco, dunque, il senso della fuga in avanti. Se invece la Confindustria accogliesse la proposta di Federmeccanica ed essa incassasse il sì dei sindacati, la verifica della riforma del modello contrattuale introdurrebbe il rivoluzionario contratto aziendale. Le imprese potrebbe scegliere - probabilmente solo le grandi - di concordaseli ad hoc ma non avrebbero più bisogno ovviamente di uscire da Confindustria (né, quelle metalmeccaniche, da Federmeccanica). Il dubbio è a che cosa possa servire un contratto dell’auto assieme al contratto aziendale, insomma l’esito dei due tavoli paralleli, ma intanto ha ragione Santarelli: «non sono incompatibili e il confronto può procedere su entrambi». «Proprio a partire dall’annuncio di Emma Marcegaglia di voler procedere a una verifica del modello contrattuale - spiega il direttore generale di Federmeccanica - abbiamo ampiamente discusso e approvato al direttivo di martedì la nostra proposta. Anche per semplificare l’attuale sistema, piuttosto barocco». Adesso Santarelli esprime «l’auspicio che all’interno della proposta di Confindustria si configuri anche questa ipotesi». E sostiene con forza che «il contratto aziendale non significa la morte di quello nazionale». Il direttivo, come si legge in una nota, ha anche esaminato il risultato del referendum a Mirafiori esprimendo «una valutazione positiva». Ed ha invece sostenuto che lo sciopero generale proclamato dalla Fiom per il 28 gennaio evidenza «la lontananza dei vertici nazionali (...) dalla realtà economica del settore e delle imprese impegnate in una difficile sfida per recuperare produzione e occupazione fortissimamente falcidiate dalla crisi». Da Federmeccanica arriva anche un invito «forte» a riprendere il tavolo sulla riforma della rappresentanza. Dalla Fiat non arriva alcun commento, soprattutto perché non sono ancora noti i dettagli della proposta. Ma dai sindacati arriva qualche dubbio. Tranchant Susanna Camusso: «Se fosse vero quello che ho letto, Federmeccanica sbaglia per la quarta volta». Sbaglia, ha spiegato la numero uno della Cgil, «dopo il contratto separato, dopo le deroghe e dopo l’idea di inventarsi un altro contratto». Ma anche il vice segretario generale Cisl, Giorgio Santini, spiega al Riformista che è «poco condivisibile» perché «sarebbe meglio procedere nella discussione sul contratto auto». Il segretario generale dei metalmeccanici del suo sindacato, Farina, sembra più possibilista: «è un’idea da discutere, una traccia. Mi sembra compatibile con l’ipotesi di un contratto specifico dell’auto. Io sono favorevole ad anticipare la verifica della discussione sul modello contrattuale». Ma quella è materia dei livelli confederali: Marcegaglia sembra possibilista. Ma il numero uno della Uil, Luigi Angeletti rifiuta l’ipotesi di «fughe in avanti» come si evince dall’intervista qui sotto. E il segretario generale della Cisl, Bonanni ha detto alle agenzie che «è meglio non mettere il carro davanti ai buoi». La strada sembra insomma in salita, per «il grande balzo in avanti» come lo chiama lo stesso Santarelli a nome di Federmeccanica