Ritra Querzé, Corriere della Sera 20/01/2011, 20 gennaio 2011
IN ITALIA CROLLO DEI «SI‘». MENO MATRIMONI DEL 1944
Gli italiani non si sposano più. Evitano l’ altare e il sindaco al punto che i matrimoni, nel nostro Paese, sono ormai tanti quanti quelli celebrati sotto le bombe della Seconda guerra mondiale. In materia di fiori d’ arancio, il 2010 promette di essere peggio addirittura del ’ 44, che con i suoi 215 mila matrimoni in dodici mesi aveva segnato uno dei punti più bassi degli ultimi cento anni (per trovare un anno in cui ci si è sposati meno bisogna risalire alla Prima guerra mondiale).
Il calo dei «sì» Nord-Ovest apripista
In Italia il 2009 ha certificato 230 mila nuove coppie (ben 16 mila in meno rispetto al 2008). Fecero meglio i nostri nonni sia nel ’ 41 che nel ’ 42 (rispettivamente 274 e 287 mila unioni).
A vedere i primi dati disponibili sul 2010 (forniti dai Comuni) si ha l’ impressione di un ulteriore taglio ai banchetti nuziali nell’ anno appena trascorso. Colpisce il caso di Milano. Qui nel 2002 furono celebrati 5.026 matrimoni e i riti religiosi superavano ancora quelli civili. Nel 2010 solo 2.872 «sì», di cui la maggioranza civili (1.753 contro 1.119). Nel mitico ’ 44 i milanesi si erano sposati quasi il doppio delle volte. Poco meno di 5.500, per la precisione.
Il Nord-Ovest fa da apripista. Brescia, per fare un secondo esempio, è scesa sotto «quota ’ 44» già nel 2003. Ma molte altre città da Firenze in su non sono da meno. Sia a Bologna sia a Padova, per esempio, la discesa verso una nuzialità da tempi di guerra è già una realtà. Resiste Roma. Bisogna tenere conto, però, che nella capitale si sposano anche molte coppie che vengono da fuori.
Il fenomeno è in atto da decenni. Dal 2007 - anno d’ inizio della Grande Crisi - ha subito un’ accelerata. A Milano in tre anni i matrimoni sono diminuiti del 28%. «Il disagio economico non fa che enfatizzare un processo - fa notare Vittorio Filippi, docente di Sociologia della famiglia a Venezia -. Nulla di sorprendente: negli Usa la relazione tra crisi e riduzione del tasso di nuzialità è già stata evidenziata. Continuando di questo passo, le unioni di fatto supereranno i matrimoni già nel 2015».
Meno matrimoni ma più seconde nozze
A crollare sono i primi matrimoni, quelli dei giovani. Al contrario crescono le coppie che si legano in seconde nozze. «Basta dare un’ occhiata ai dati Istat aggiornati al 2010 per scoprire che in Italia una trentacinquenne su tre non è sposata. A Milano una su due (47%). E poi il 44% a Roma e il 27% a Palermo» fa notare Gian Carlo Blangiardo, demografo dell’ Università Milano Bicocca.
Dietro la crisi dei matrimoni, la sempre minore voglia di famiglia. «Spesso si va all’ altare solo quando si è deciso di avere figli. E visto che i figli si fanno sempre meno, anche per colpa della crisi, le nozze non sono considerate necessarie» spiega Filippi. Il leggero aumento della natalità che negli ultimi anni ha portato a 1,31 i figli per donna sembra avere già esaurito il suo effetto.
«Quell’ incremento era dovuto da una parte alla corsa alla maternità delle donne quarantenni figlie del baby boom. Ma questo effetto si è ormai esaurito» analizza Blangiardo. «Per di più anche gli stranieri immigrati in Italia stanno piano piano facendo proprie le nostre abitudini - continua il demografo -. Di conseguenza anche loro adesso fanno meno figli».
A congiurare è anche la crescente incertezza del futuro. «L’ ultimo rapporto Iard indica che l’ età media della stabilizzazione del lavoro è 38 anni, un po’ tardi per fare progetti» fa presente Maddalena Colombo, docente di Sociologia dell’ infanzia e della famiglia alla Cattolica di Milano. I tassi di disoccupazione giovanile in crescita, ormai a livelli del 25-30% in molte regioni, non aiutano. Anche se continuano a essere i territori con i tassi di disoccupazione più elevati a riempire più volentieri le culle.
Il caro casa Ostacolo o alibi?
Poi c’ è la questione «casa». L’ unico vero investimento indispensabile per chi si vuole sposare. «Il problema esiste nelle città con i valori immobiliari più alti, come Milano. Ma in alcuni casi quello del "nido" che manca è soltanto un alibi» contesta Colombo.
Di fondo la retorica del matrimonio ha perso smalto. Sempre meno ragazze sognano l’ abito bianco. E la crisi rischia di convincere anche gli ultimi temerari a barricarsi nella casa di mamma e papà. «Per i disoccupati nel nostro Paese il welfare è garantito dalla famiglia. Quella di provenienza, naturalmente, non quella di arrivo» fa presente ancora Colombo. Chi si sposa - e soprattutto ha figli - mette in conto un abbassamento del tenore di vita. Senza contare che il «sì» espone automaticamente all’ eventualità di una separazione. E a molti giovani non pare questo il momento di rischiare.
Rita Querzé