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 2011  gennaio 20 Giovedì calendario

FOTOGRAFIA DI UN PAESE SCORAGGIATO

La fotografia scattata dall´Istat conferma ciò che si va ripetendo da tempo. L´Italia non è un paese per giovani. Perché ha tassi di disoccupazione giovanile tra i più alti in Europa, benché abbia i salari di ingresso tra i più bassi e benché tutta la flessibilità del mercato del lavoro sia a loro carico. Ha anche uno dei tassi di povertà minorile tra i più alti nei paesi Ocse. Ed anche il non invidiabile primato della più alta percentuale europea di giovani, in maggioranza donne, che non sono né in formazione né sul mercato del lavoro: avviati ad un percorso di marginalità ed esclusione sociale, o nel migliore dei casi, se donne, di dipendenza economica da un marito. È questo il dato forse più drammatico. Perché segnala che c´è una parte non piccola degli adolescenti e dei giovani che non hanno trovato sufficienti occasioni e stimoli per investire su di sé, sulle proprie capacità, e che hanno abbandonato la partita prima ancora di incominciarla. Scoraggiati tre volte: dalla noia e dalla svalorizzazione sperimentati in una scuola che, per mancanza di mezzi e competenze, spesso lascia perdere i casi più difficili e meno sostenuti dalle famiglie; dalla scarsa qualità, remunerazione e sicurezza dei lavori cui possono aspirare stanti le loro scarse o nulle qualifiche, tanto più se sono donne; ma anche dal vedere che anche i loro coetanei che studiano e si impegnano poi fanno fatica a trovare e tenere un lavoro e ad essere pagati decentemente. Probabilmente molti di loro fanno anche qualche lavoretto, nell´economia informale e talvolta illegale. In ogni caso vivono come estranei in una società che non riconoscono e che si disinteressa di loro, salvo che nel caso non si facciano notare per qualche comportamento particolarmente deviante o pericoloso.
Non è un paese per giovani, ma neppure per le donne, e non solo perché la velina e l´escort sembrano le uniche immagini e carriera femminili vincenti, ma perché l´occupazione femminile è una corsa ad ostacoli tra inadeguatezza dei servizi e scarso investimento da parte delle imprese; mentre l´inattività femminile non sempre far problema, quando non è vista quasi come una benedizione dai politici nella misura in cui, così come l´inattività dei giovani, tiene basso il tasso di disoccupazione. Se gli oltre due milioni di giovani che non sono né a scuola né nel mercato del lavoro si presentassero nel mercato del lavoro farebbero schizzare ancora più in alto il tasso di disoccupazione giovanile. Lo stesso succederebbe al tasso di disoccupazione femminile se le donne, specie a bassa istruzione e specie nel Mezzogiorno, fossero incoraggiate a presentarsi nel mercato del lavoro.
È allora un paese per vecchi? Sì e no. È vero che oltre la metà della spesa sociale in Italia è dedicata agli anziani, nella forma di pensioni. Ed è vero che gli anziani nel nostro paese sono l´unico gruppo sociale che hanno una forma di garanzia di reddito. Tuttavia ciò non li protegge del tutto dal rischio di povertà, che li vede ancora sovra-rappresentati, insieme ai minori. Soprattutto, alla garanzia di reddito non si accompagna una garanzia di cura non sanitarie appropriate. I servizi per gli anziani non autosufficienti sono ancora meno sviluppati di quelli per i bambini piccoli e con analoghe differenze territoriali. È un paese che si affida in modo sproporzionato alle disuguali risorse delle famiglie, investendo poco o nulla sul proprio futuro.