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 2011  gennaio 20 Giovedì calendario

PIPPO MARRA: «PERCHÉ FACCIO L’EDITORE? PER ESSERE PIÙ LIBERO COME GIORNALISTA»


Il Cavaliere del Lavoro Pippo Marra è un unicum. Se ce ne siano altri, non so. Ma io non ne ho conosciuti.
È un signore calabrese d’altri tempi, che vive fino in fondo i propri. Ha fondato l’Adnkronos, che non è solo un’agenzia di stampa, ma un impero con tentacoli planetari.
Ha il giornalismo nel sangue, diaccio e caliente. È cordiale e alla mano, ma sa anche essere distaccato e severo. Non dice mai più di quello che vuole dire, e tace quello che deve tacere. Non inganna, ma è impossibile ingannarlo.
Senza averne l’aria è sempre sul chi vive. Raramente dice di no, ma se dice di no, è no. E i suoi sì sono sì. Amabili e argomentati i primi; convinti e misurati i secondi.
Ha molte passioni che non esprime, ma contiene negli abiti discreti di taglio impeccabile, nel fare pensoso e concentrato, nei gesti di signore calabrese d’altri tempi, che vive fino in fondo i propri.
Quando, e perché, sei diventato editore?
Quando ho capito che, facendo l’editore, sarei stato più libero anche come giornalista.
Gli ingredienti del tuo successo?
Gli ingredienti del successo sono tanti.
Il principale?
L’intuito.
Un dono o una scienza?
La scienza delle scienze.
Il tuo debutto come redattore nella carta stampata?
Corrispondente dalla Calabria.
Di quale testata?
De “Il Quotidiano”.
Chi lo dirigeva?
Nino Badano.
Un giornale cattolico?
Sì, cattolico.
Hai avuto maestri?
E chi non ne ha avuti?
I tuoi?
Il principale, Gaetano Baldacci.
Il primo direttore de “Il Giorno”?
E il suo fondatore.
“Il Giorno” fu, per i tempi, una gran novità.
Fu il primo giornale moderno.
Il tuo modello stilistico come scrittore?
E me lo domandi?
Chi?
Indro Montanelli.
Grande?
Irraggiungibile.
Cosa ti piaceva di Montanelli?
Cosa ne invidiavo?
Cosa ne invidiavi?
La capacità di analisi politica.
Ma non era un politico.
Eppure capiva la politica e i politici meglio degli altri.
Perché?
Perché non scendeva nel cortile.
E dove stava?
Vedeva tutto dalla terrazza.
Ti piace questo giornalismo?
A quelli della mia generazione, non piace.
Perché?
É diverso da quello dei Barzini, dei Longanesi, dei Montanelli, dei Biagi. Ma c’è un ma…
Che ma?
Per i giovani che non sono arrivati al nostro mestiere attraverso questi maestri, l’attuale giornalismo non è meno interessante.
La differenza?
Una volta, la forma della scrittura era sostanza.
Oggi?
Alla forma si privilegia la sostanza.
Cioè?
La notizia.
Le magagne, i vizi del nostro giornalismo?
È una bella partita fra questi e quelle. A volte prevalgono le seconde.
E la partita continua?
Sì, con la speranza che un giorno possano prevalere le virtù.
Il giornalismo di oggi, meglio, o peggio, di quello di ieri?
Sono ottimista.
Cioè?
Peggio di quello di domani.
È il giornalismo del gossip?
Le notizie sono notizie.
Cioè?
Fai un sondaggio fra le tue amiche e i tuoi amici.
E cosa gli chiedo?
Qual è il giornale più letto dal parrucchiere.
Qual è?
Quello che nessuno confessa di leggere.
E quando lo ha fra le mani?
Se lo beve.
Un Niagara d’intercettazioni sui mass media. Giusto?
Fra La Palice e Catalano cerco una via di mezzo.
Qual è questa via di mezzo?
Le intercettazioni sono giuste quando servono.
E se non servono?
Sono un di più.
È un buon giornalismo “l’arte di mentire fingendo di dire la verità”?
Il tuo maestro Montanelli avrebbe potuto rispondere meglio di me a questa domanda.
In che senso?
Nel senso che lui inventava persino motti mai pronunciati da Winston Churchill purché utili a far capire ai lettori quello che intendeva dire.
Esiste l’obiettività?
Sì, ma con un ma.
Che ma?
È sempre soggettiva.
Cosa fa grande un giornalista?
Una cospirazione di utili difetti.
E grandissimo?
Sai cosa dice Maradona dei fuoriclasse nel calcio?
Cosa dice, trasferito nel giornalismo?
Quando un giornalista è un maleducato totale e non rispetta alcuna norma di quelle che s’insegnano nelle scuole di giornalismo, è un grandissimo giornalista.
Perché è così difficile scrivere facile?
Perché bisogna avere le idee chiare.
Difficilissimo.
Specialmente quando si scrive di cose che non si conoscono.
Con che criterio scegli i collaboratori?
In linea di massima, cerco quelli che non mi somigliano.
Altrimenti?
Rischiano di rubarmi il posto. Mi devono essere complementari.
Devono pensarla come te?
No.
Altrimenti?
Non sarebbero collaboratori.
E cosa sarebbero?
Degli integratori.
Concordi con Péguy: “Omero è nuovo stamattina, e niente è forse così vecchio come il giornale di oggi”?
Vero oggi più di ieri, visto che si viaggia con il giornale in tasca aggiornato minuto per minuto.
Perché i giornali perdono copie?
Perché sono gli antichi.
Come gli antichi?
Come gli antichi che arrivano in quei siti archeologici che sono le edicole.
Internet sarà la pietra tombale della carta stampata?
No.
Fino a quando?
Fino a quando ci saranno dei cartodipendenti.
Dei cartodipendenti?
Sì: persone che non rinunceranno mai a sniffare i giornali o i libri, a toccarli, a sfogliarli, ad ammonticchiarli sulla scrivania o…
O?
Lasciarli aperti sulle poltrone e i divani, a vederli persino come eleganti decorazioni dell’ordine, o del disordine, in casa.
I limiti e i rischi di Internet?
Nell’uso di questo medium siamo ancora nella fase pionieristica.
Che potenzialità ha oggi Internet?
Nemmeno intuibili. Avrà ricadute su ogni aspetto della nostra vita.
Potrà destabilizzare il pianeta?
Per poi ristabilizzarlo quando si avrà un nuovo ordine mondiale.
Quante persone saranno allora nella rete?
Dieci miliardi.
Sei un fanatico di questo medium?
No. Ma ne intuisco le potenzialità rivoluzionarie.
Cosa sarà dei fratellini del “Grande Fratello”?
Avranno dei nipotini che andranno all’“Isola dei famosi”.
A fare che cosa?
A vivere come l’homo non ancora sapiens.
La stampa è sempre il “quarto potere”?
Già nelle mani del primo e unico potere.
Cioè?
Non conta più la notizia.
E cosa conta?
Il loro flusso.
In altre parole?
Questo la dice lunga sulla funzione sociale una volta esercitata dai giornalisti.
Quale funzione?
Cani da guardia del potere.
Diresti con Balzac: “Se la stampa non esistesse, non bisognerebbe inventarla”?
Direi un’altra cosa.
Che cosa?
Bisognerebbe trovare forme nuove o vecchie per renderla indipendente da ogni altro potere.
A quale fine?
Affinché l’opinione pubblica possa esercitare un vero controllo sociale su tutti i poteri.
Cosa fai quando non lavori?
Penso, e questi sono i momenti più faticosi della giornata. O gioco con i miei figli o mi diverto.
Il momento più difficile della tua vita?
Sono stati due.
Quali?
La morte di mio padre e di mia madre.
Il più bello?
Anche questi sono stati due.
Il primo?
Quando ho sposato Angela.
Il secondo?
Quando sono nati i nostri gemelli Pietro e Giuseppe.