Giuseppe Guastella, Corriere della Sera 20/01/2011, 20 gennaio 2011
«SAN DONATO, NESSUNA TRUFFA» —
Al più una residuale e presunta confusione organizzativa, talvolta dovuta a una normativa tanto imprecisa da essere corretta dalla Regione Lombardia: dopo tre anni di indagini la Procura di Milano non trova di più in tre cliniche del Gruppo ospedaliero San Donato, la prima azienda del settore in Italia con 18 strutture sanitarie e 4.000 posti letto, e chiede l’archiviazione dell’inchiesta che aveva fatto finire sul registro degli indagati una settantina di persone, tra amministratori e medici, accusate di falso e truffa ai danni del servizio sanitario nazionale per avere gonfiato, tra il 2004 e il 2007, i rimborsi di prestazioni. A chiedere al gip di mandare in archivio gli atti è il sostituto procuratore Letizia Mannella che, con il collega Sandro Raimondi (promosso procuratore aggiunto a Brescia), a gennaio 2009 si era già vista negare gli arresti domiciliari per tre manager e due primari dell’istituto Galeazzi di Milano (coinvolto con il Policlinico San Donato e la clinica Sant’Ambrogio) dal giudice Vincenzo Tutinelli, il quale non aveva concesso neppure la sospensione degli indagati, ma solo il sequestro di due milioni di crediti vantati nei confronti della Regione. Mannella ammette la «infondatezza della notizia di reato, «completamente sfornita di prova» , perché «gli elementi acquisiti non appaiono idonei a sostenere l’accusa» in un eventuale processo. Una delle ipotesi investigative, ad esempio, parlava di prestazioni ambulatoriali fatte passare per ricoveri in modo da ottenere rimborsi maggiori dallo Stato a favore delle cliniche di Giuseppe Rotelli (socio e componente del cda di Rcs MediaGroup, editrice del Corriere della Sera). La posizione di Rotelli, già prosciolto come persona fisica, è stata ora archiviata anche come legale rappresentante delle tre cliniche, indagate in base alla legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa delle società. Il pm fa retromarcia e scrive che «in realtà più corretto» sarebbe stato ipotizzare che si trattava di «prestazioni impartite in regime di ricovero» che forse si sarebbe potuto erogare ambulatorialmente. Gli atti sono stati trasmessi alla Asl e alla Corte dei conti per eventuali irregolarità contabili.
Giuseppe Guastella