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 2011  gennaio 20 Giovedì calendario

Hu investe 45 mld nell’hi-tech Usa - New York - Nuovi ordini cinesi di prodotti americani per complessivi 45 miliardi di dollari, di cui 19 legati a una commessa di aerei alla Boeing, che dovrebbero generare 235mila posti di lavoro negli Usa

Hu investe 45 mld nell’hi-tech Usa - New York - Nuovi ordini cinesi di prodotti americani per complessivi 45 miliardi di dollari, di cui 19 legati a una commessa di aerei alla Boeing, che dovrebbero generare 235mila posti di lavoro negli Usa. È il risultato più tangibile dell’incontro di ieri tra il presidente cinese Hu Jintao e il suo omologo americano Barack Obama. Il tema dell’interscambio, e della disparità di valore fra l’export cinese verso gli Usa, doppio rispetto al flusso nella direzione opposta, ha tenuto banco sia alla cena di Stato di ieri sera alla Casa Bianca, sia alla cerimonia di benvenuto nel giardino della residenza presidenziale americana in mattinata, hanno visto la massiccia presenza dei top manager delle maggiori società americane. Gli stessi che in mattinata hanno incontrato lo stesso leader cinese: si trattava di Steve Ballmer di Microsoft, Lloyd Blankfein di Goldman Sachs, assieme a Paul Otellini di Intel, Ellen Kullman della Du Pont e David Rubenstein del Carlyle Group, uno dei maggiori investitori in private equity. nonché Jeff Immelt di GE. Quest’ultimo gruppo punta in questi giorni a stipulare accordi commerciali con la Cina per 2 miliardi di dollari nei settori delle energie alternative, dell’aviazione e dei trasporti ferroviari. L’American Electric Power, dal canto suo, ha firmato un accordo con la cinese Huaneng per lo sviluppo di tecnologie. Presenti erano anche leader di aziende cinesi come Liu Chuanzhi di Lenovo, e Zhang Ruimin di Haier. Il professor Eswar Shanker Prasad della Cornell University ha commentato che l’entità degli accordi è significativo, ma quel che conta è anche l’apertura dei mercati cinesi alle aziende americane, visto che per ora «le imprese che ottengono l’accesso al mercato cinese, sono quelle in cui i cinesi stessi vedono benefici potenziali» per le loro attività. Lo stesso Obama ha parlato del rapporto fra i due Paesi come di una «concorrenza amichevole», ma ha detto senza mezzi termini che le aziende americane devono poter competere alla pari in Cina. Il presidente Usa ha raccontato che Steve Ballmer si è lamentato, nel corso dell’incontro con il leader asiatico, che solo un utente cinese di prodotti Microsoft su due ha pagato i prodotti e le soluzioni che utilizza. E la distanza tra i due leader su diversi temi, nonostante il clima cordiale, rimane notevole. Barack Obama d’altra parte non deve solo fronteggiare le proteste nelle strade di Washington, ma anche la dura reazione dei repubblicani alla visita di un leader definito un «dittatore». E non ha usato mezzi termini nel descrivere i temi in discussione nel summit aperto ieri a Washington. Obama ha detto con chiarezza che lo yuan è ancora sottovalutato e che le mosse fatte finora non sono state sufficienti. Inoltre il presidente Usa ha parlato dei problemi legati alla difesa dei brevetti e del diritto d’autore, dell’Iran e dei rischi sul fronte nucleare, precisando peraltro l’intesa di fondo dei due Paesi sulla questione. Ma il presidente americano ha anche insistito più volte sul tema del rispetto dei diritti umani fondamentali, senza nascondere che il tema è «fonte di tensione fra i due Paesi», e auspicato che la Cina continui a trattare anche indirettamente con il Dalai Lama. Hu, a parte qualche problema legato alla traduzione simultanea, ha detto che «molto deve essere fatto» sul fronte dei diritti umani nel suo Paese, riconoscendo l’universalità degli diritti stessi, ma ha difeso i progressi fatti. (riproduzione riservata)