Salvatore Cannavò, il Fatto Quotidiano 20/1/2011, 20 gennaio 2011
FEDERMECCANICA SI ARRENDE A MARCHIONNE
Con la vittoria di Mirafiori, sia pure di misura, Sergio Marchionne sta riscrivendo l’intero sistema di relazioni industriali in Italia. Lo conferma la presa di posizione di Federmeccanica, l’associazione degli industriali della meccanica.
IL MODELLO contrattuale del 2009 – siglato da Cisl, Uil, Confindustria e governo (non riconosciuto dalla Cgil) – va ormai superato e modificato per arrivare alla nuova frontiere del diritto del lavoro: “il contratto aziendale sostitutivo di quello nazionale”. Le parole sono quelle del direttore generale di Federmeccanica, Roberto Santarelli, che ha interpretato in questo modo la conclusione del direttivo dell’organizzazione di ieri. Prima di Mirafiori, la Confindustria stava ancora cercando di mantenere in vita il contratto nazionale sia pure provvisto di quelle “deroghe” che Cisl, Uil, Ugl e Fismic hanno già largamente concesso, valutando la possibilità di arrivare a un contratto nazionale del settore Auto in grado di recepire le novità introdotte da Marchionne.
Da oggi si cambia pagina. Gli industriali, infatti, prendono atto dell’esito del referendum di Mirafiori e del fatto che l’associazione non riuscirà a imporre condizioni alla Fiat. Così Federmeccanica prova a lanciare l’idea di un sistema “misto” in cui sia prevista “un’alternatività tra contratto aziendale e contratto nazionale”, fermi restando, dicono, alcuni contenuti minimi. Una sorta di contratto “à la carte”, nel senso che le aziende, ovviamente in accordo con i sindacati, potranno scegliere il modello di riferimento.
SANTARELLI si dice convinto che sulle 12 mila aziende associate il contratto nazionale sarà utilizzato “da almeno 11.500”. Le altre, probabilmente, sono quelle in cui la Fiom è meno forte e quindi può essere aggirata da un contratto aziendale più vantaggioso per le imprese. In questo modo, sostiene la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, la Fiat potrà “rientrare” nell’associazione di categoria, possibilità che la dirigente confindustriale dà per certa.
La soluzione, però, non piace alla Fiom che la considera propedeutica “all’autoaffondamento” di Federmeccanica, come dice Giorgio Airaudo, responsabile nazionale Auto dei metalmeccanici Cgil. E non piace nemmeno ai sindacati firmatari dell’accordo di Mirafiori. Il più netto è Roberto Di Maulo, segretario del Fismic, il sindacato più vicino alle posizioni della Fiat: “Per noi il contratto dell’auto è quello di Mirafiori e lo porteremo a Federmeccanica affinchè l’adotti”. Di Maulo è un “pasdaran” e la sua idea è che quel contratto sostituisca, addirittura, l’intero contratto dei metalmeccanici. Una posizione che però non convince Cisl e Uil. Il segretario generale di quest’ultima, Luigi Angeletti, ad esempio, si dice contrario perfino a estendere gli accordi di Pomigliano e Mirafiori agli altri stabilimenti Fiat.
IL PROBLEMA è che Federmeccanica, Cisl e Uil propendono per una posizione intermedia – salvaguardia di un ruolo al contratto nazionale sia pure con la disponibilità di numerose deroghe – che oggi viene spazzata via dall’azione di Marchionne e che, sull’altro fronte, è apertamente osteggiata dalla Fiom. Destinata quindi a rimanere solo sulla carta. Anche perché, nel frattempo, il governo non favorisce compromessi. Lo dimostra l’intervista rilasciata ieri da Maurizio Sacconi al Sole 24 Ore in cui il ministro del Welfare non solo avalla la linea di Marchionne ma prova ad andare oltre, immaginando un sistema di deroghe anche per lo Statuto dei lavoratori, la legge “fondamentale” che fissa regole le garanzie per il mondo del lavoro, da cui il ministro vuole enucleare alcune norme adattabili alle diverse circostanze. L’idea di Sacconi, del resto, è nota: solo la contrattazione aziendale può soddisfare le esigenze di imprese e lavoratori perché a loro più prossima. Il contrario di quella idea solidaristica, affermatasi negli ultimi trent’anni, secondo la quale solo un sistema di norme generali può tutelare i lavoratori più deboli. Se anche lo Statuto dei lavoratori fosse sostanzialmente modificato – e il governo Berlusconi ci ha già provato in passato con l’articolo 18 – la scossa impressa da Marchionne avrebbe conseguenze durature.
La partita delle relazioni sindacali quindi si complica e si intreccia anche con il nodo della “rappresentanza” con Confindustria che si dichiara disponibile a discuterne, con i principali sindacati confederali che restano su posizioni molto distanti tra loro e con la Fiom che si prepara allo sciopero generale del 28 gennaio.