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 2011  gennaio 20 Giovedì calendario

La mela di Apple? Ora cresce nelle mani di Tim - Quando il mondo comin­cia a preoccuparsi per la sa­lute di Steve Jobs, ecco che entra in scena lui, costretto a vestire anche il look del capo perché tutto deve continua­re come se nulla fosse

La mela di Apple? Ora cresce nelle mani di Tim - Quando il mondo comin­cia a preoccuparsi per la sa­lute di Steve Jobs, ecco che entra in scena lui, costretto a vestire anche il look del capo perché tutto deve continua­re come se nulla fosse. Vede­re insomma Timothy D. Cook, 50 anni, COO (ovvero Chief Operating Officer) in felpa nera e jeans è il segnale che alla Apple c’è un mo­mento di emergenza da do­mare. E soprattutto questo vuol dire una cosa: che il suo conto in banca sta per avere dei benefici. L’ultima volta ad esempio, nel 2009, i sei mesi di reggenza del timone della Mela gli portarono in cambio un’assegno di 5 mi­lioni di dollari per il distur­bo. Ma nessuno ci ha trovato niente di strano, perché se Apple ha continuato a strac­ciare gli avversari il merito è stato soprattutto suo. E so­prattutto nulla è cambiato: Cook, che prende uno sti­pendio di 700mila dollari l’anno e ha stock option per un valore di oltre 100 milio­ni, ha continuato la vita di sempre. In affitto. Tim Cook in pratica è il die­tro le quinte di un successo, manager capace e scelto per­sonalmente dallo stesso Jobs nel 1998 per creare un mito. Per Wired , una delle più importanti riviste di tec­nologia, «se Jobs è il volto del­l’azienda e dei suoi prodotti, Cook è l’uomo che deve tra­sformare il design in una montagna di denaro». E di lui si dice anche che sia an­cor più riservato e - soprat­tutto - ancora più spietato del Grande Capo, e da que­sto si capisce che lavorare a Cupertino non sia proprio una passeggiata. Ma tant’è: salutista convinto, Tim tra una barretta energetica e l’al­tra - che scarta con perizia durante i meeting aziendali nell’assoluto silenzio dei presenti nell’ufficio - , si tie­ne giusto un paio di hobby ­corsa e bicicletta - proprio per dire di averli. Per il resto lavora, tipo che manda mail ai dipendenti tra le quattro e le cinque del mattino o che organizza riunioni la dome­ni­ca sera per parlare di quan­ti milioni di dollari si potreb­bero guadagnare durante la settimana che viene. E di so­lito i suoi calcoli non sono sbagliati, visto che giusto ie­ri Apple ha reso noto i dati dell’ultimo trimestre 2010 annunciando un fatturato record di 26,74 miliardi di dollari e un utile netto trime­strale di 6 miliardi grazie alle vendite record di iPod, iPho­ne e iPad. Che in soldoni vuol dire un aumento dei profitti del 78 per cento. Merito di Cook, ovviamen­te, che una volta entrato in azienda si è chiesto perché Apple dovesse avere tutte quelle fabbriche per svilup­pare un’idea: le chiuse prati­camente tutte, affidando all’ esterno la produzione dell’ hardware e l’organizzazio­ne del magazzino. Perché le cose che Apple inventava do­vevano rimanere a Cuperti­no il meno possibile e in an­cor meno tempo dovevano arrivare in mano ai clienti. Così ecco che la produzione si spostò ad esempio in Cina e la leggenda narra che lì le cose non fossero andate su­bito nel senso giusto. Se ne accorse, Cook, sbattendo la barretta sul tavolo nel pieno di una riunione con i suoi di­rigenti: «Questo così non funziona! Qualcuno dovreb­be stare lì a cambiare le co­se! ». E poi, alzando la testa, fulminò Sabih Khan: «Come mai sei ancora qui?». Kahn si fiondò all’aeroporto di San Francisco senza passare da casa a prendere la valigia e ancora oggi è il responsabi­le dell’area cinese per Ap­ple. I vestiti gliel’hanno por­tati dopo. Ecco, insomma, Tim Cook è questo, non è un creativo come Jobs, ma il mondo del business ormai si fida cieca­mente di lui e Wall Street non dubita che sotto il suo comando le azioni della Me­la continueranno a cresce­re. È uno insomma che bada al sodo e soprattutto ha una fede incrollabile sui prodot­ti della casa. L’iPad, per esempio, che secondo lui non ha rivali: «Gli altri tablet sono vapore... - ha detto re­centemento parlando della concorrenza - . Siamo molto fiduciosi del fatto che stia­m­o combattendo una batta­glia contro nessuno ». Nono­s­tante questo però Cook con­tinua a lavorare senza sosta, alternando una corsa in pale­stra e un’escursione in bici­cletta, a riunioni, mail e tra­sferimenti forzati. Produce a ciclo continuo, e quelli che lo conoscono bene lo rac­contano esigente, brutale e gelido, praticamente un ma­lato di lavoro. Dicono insom­ma che abbia sposato Ap­ple. E per il resto, in effetti, di lui esiste solo una notizia uf­ficiale: è single.