Marco Lombardo, il Giornale 20/1/2011, pagina 17, 20 gennaio 2011
La mela di Apple? Ora cresce nelle mani di Tim - Quando il mondo comincia a preoccuparsi per la salute di Steve Jobs, ecco che entra in scena lui, costretto a vestire anche il look del capo perché tutto deve continuare come se nulla fosse
La mela di Apple? Ora cresce nelle mani di Tim - Quando il mondo comincia a preoccuparsi per la salute di Steve Jobs, ecco che entra in scena lui, costretto a vestire anche il look del capo perché tutto deve continuare come se nulla fosse. Vedere insomma Timothy D. Cook, 50 anni, COO (ovvero Chief Operating Officer) in felpa nera e jeans è il segnale che alla Apple c’è un momento di emergenza da domare. E soprattutto questo vuol dire una cosa: che il suo conto in banca sta per avere dei benefici. L’ultima volta ad esempio, nel 2009, i sei mesi di reggenza del timone della Mela gli portarono in cambio un’assegno di 5 milioni di dollari per il disturbo. Ma nessuno ci ha trovato niente di strano, perché se Apple ha continuato a stracciare gli avversari il merito è stato soprattutto suo. E soprattutto nulla è cambiato: Cook, che prende uno stipendio di 700mila dollari l’anno e ha stock option per un valore di oltre 100 milioni, ha continuato la vita di sempre. In affitto. Tim Cook in pratica è il dietro le quinte di un successo, manager capace e scelto personalmente dallo stesso Jobs nel 1998 per creare un mito. Per Wired , una delle più importanti riviste di tecnologia, «se Jobs è il volto dell’azienda e dei suoi prodotti, Cook è l’uomo che deve trasformare il design in una montagna di denaro». E di lui si dice anche che sia ancor più riservato e - soprattutto - ancora più spietato del Grande Capo, e da questo si capisce che lavorare a Cupertino non sia proprio una passeggiata. Ma tant’è: salutista convinto, Tim tra una barretta energetica e l’altra - che scarta con perizia durante i meeting aziendali nell’assoluto silenzio dei presenti nell’ufficio - , si tiene giusto un paio di hobby corsa e bicicletta - proprio per dire di averli. Per il resto lavora, tipo che manda mail ai dipendenti tra le quattro e le cinque del mattino o che organizza riunioni la domenica sera per parlare di quanti milioni di dollari si potrebbero guadagnare durante la settimana che viene. E di solito i suoi calcoli non sono sbagliati, visto che giusto ieri Apple ha reso noto i dati dell’ultimo trimestre 2010 annunciando un fatturato record di 26,74 miliardi di dollari e un utile netto trimestrale di 6 miliardi grazie alle vendite record di iPod, iPhone e iPad. Che in soldoni vuol dire un aumento dei profitti del 78 per cento. Merito di Cook, ovviamente, che una volta entrato in azienda si è chiesto perché Apple dovesse avere tutte quelle fabbriche per sviluppare un’idea: le chiuse praticamente tutte, affidando all’ esterno la produzione dell’ hardware e l’organizzazione del magazzino. Perché le cose che Apple inventava dovevano rimanere a Cupertino il meno possibile e in ancor meno tempo dovevano arrivare in mano ai clienti. Così ecco che la produzione si spostò ad esempio in Cina e la leggenda narra che lì le cose non fossero andate subito nel senso giusto. Se ne accorse, Cook, sbattendo la barretta sul tavolo nel pieno di una riunione con i suoi dirigenti: «Questo così non funziona! Qualcuno dovrebbe stare lì a cambiare le cose! ». E poi, alzando la testa, fulminò Sabih Khan: «Come mai sei ancora qui?». Kahn si fiondò all’aeroporto di San Francisco senza passare da casa a prendere la valigia e ancora oggi è il responsabile dell’area cinese per Apple. I vestiti gliel’hanno portati dopo. Ecco, insomma, Tim Cook è questo, non è un creativo come Jobs, ma il mondo del business ormai si fida ciecamente di lui e Wall Street non dubita che sotto il suo comando le azioni della Mela continueranno a crescere. È uno insomma che bada al sodo e soprattutto ha una fede incrollabile sui prodotti della casa. L’iPad, per esempio, che secondo lui non ha rivali: «Gli altri tablet sono vapore... - ha detto recentemento parlando della concorrenza - . Siamo molto fiduciosi del fatto che stiamo combattendo una battaglia contro nessuno ». Nonostante questo però Cook continua a lavorare senza sosta, alternando una corsa in palestra e un’escursione in bicicletta, a riunioni, mail e trasferimenti forzati. Produce a ciclo continuo, e quelli che lo conoscono bene lo raccontano esigente, brutale e gelido, praticamente un malato di lavoro. Dicono insomma che abbia sposato Apple. E per il resto, in effetti, di lui esiste solo una notizia ufficiale: è single.