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 2011  gennaio 20 Giovedì calendario

TESORO DI UNICREDIT ADDIO

Mentre la politica e i giornali sono tutti concentrati su quel che succede nelle cene di Arcore, pochi si stanno accorgendo di ciò che sta accadendo nel cda di Unicredit, la più importante banca italiana. Da quando Alessandro Profumo è stato gentilmente invitato ad accomodarsi e a lasciare libera la poltrona di amministratore delegato, in cambio di 40 milioni di euro, il piano di rafforzamento patrimoniale dell’istituto ha fatto alcuni piccoli passi in avanti. In particolare è avanzato il progetto di vendita della società che amministra i fondi di Unicredit.
Federico Ghizzoni, il nuovo numero uno della banca di piazza Cordusio, ha recentemente confermato di aver ricevuto offerte per l’acquisto di Pioneer, la gigantesca rete di raccolta del risparmio degli italiani. La compagnia sul punto di essere ceduta amministra più di cento miliardi di euro e la sua cessione porterebbe certamente liquidità nelle casse di Unicredit, consentendo all’istituto di rafforzarsi. Ma il punto è un altro: i candidati all’acquisto non sono italiani, ma, pare, francesi. E ciò vorrebbe dire che una quantità enorme del patrimonio finanziario delle nostre famiglie non sarebbe più gestito in Italia ma Oltralpe, con quel che ne consegue. Ovviamente non temiamo nulla di grave, tipo prendi i soldi e scappa. La legislazione comunitaria da questo punto di vista tutela i risparmiatori sia che depositino i loro quattrini da noi sia che lo facciano oltre confine. No, il problema consiste solo nelle strategie di investimento, che potrebbero mutare rispetto a quelle fin qui adottate. Tanto per intenderci: i francesi anziché investire su Fiat, nel settore dell’auto potrebbero puntare su Renault , nella telefonia scegliere Vodafone anziché Telecom e così via. Gli effetti sarebbero di non poco conto, non solo per la Borsa italiana, che già boccheggia, ma pure per le società nazionali che vi sono quotate, le quali potrebbero essere declassate nella graduatoria degli investimenti a favore di altre. Insomma, a conti fatti Unicredit vendendo Pioneer ai transalpini starebbe un po’ meglio, ma non è detto che all’economia italiana capiti la stessa cosa. Tra un dibattito sul bunga bunga e uno scontro sul legittimo impedimento forse sarebbe il caso di parlarne. O no?.