Roberto Giardina, ItaliaOggi 20/1/2011, 20 gennaio 2011
ANCHE LA GERMANIA CONTRO L’INGLESE
Berlino - Nello scandalo Ruby, mi ha sorpreso il modo di parlare della consigliera regionale lombarda Nicole Minetti. «Poi ti briffo», ha detto a una collega di serate. Dall’inglese to brief, fare il punto prima di una riunione o di un’azione. I presume. Orripilante. L’idioma di Shakespeare invade l’italiano, il francese e anche il tedesco.
Un inglese, tra l’altro, che a sua volta è del tutto di fantasia, distorto e violentato. Un delitto linguistico da parte di Nicole che, sospetto, si chiami, o si dovrebbe chiamare, Nicoletta.
I francesi hanno vietato da tempo l’uso di parole straniere alla tv e alla radio, per evitare un eccesso di frangiai. Ora si corre ai ripari anche a Berlino, sia pure senza divieti, contro il denglisch. Il ministro dei trasporti, il cristiano-sociale bavarese Peter Ramsauer, si è autonominato paladino nazionale in difesa del tedesco e ha cominciato a mettere al bando un centinaio di termini forestieri nel suo ministero. Non si tratta di un ordine ufficiale, ha precisato la sua portavoce Sabine Mehwald, piuttosto di un consiglio. «È un problema linguistico, ma anche di buon gusto e di comprensione», spiega il ministro. Siamo sicuri che i termini anglicizzati siano di più facile comprensione? Spesso, dietro il loro abuso, si nasconde solo pigrizia.
Invece di email, perché non scrivere Nachricht, notizia? Il Gigaliner è un Lang Lkw, un camion lungo.
E qui ci sarebbe da recriminare per il vizio tutto teutonico di usare le sigle. Lkw sarebbe un Lastkraftwagen, un mezzo di trasporto, da non confondere con il Pkw, mezzo di trasporto personale, cioè una semplice auto.
Non usare computer: meglio Rechner, cioè calcolatore. E da dove nasce Handy, termine che non esiste né in inglese né in americano, e che sarebbe il nostro telefonino? A New York si dice mobile.
Un sondaggio d’opinione ha dimostrato che la maggioranza dei cittadini è con il ministro: il 60% si sente disturbato dal denglisch. Ovviamente la percentuale sale con l’età. Il 70% di chi ha superato i 60 anni rifiuta termini come Service Point, al posto di sportello informazioni. Una buona parte dei consumatori confessa di sentirsi frastornata dall’abuso di termini stranieri nella pubblicità. Allora perché usarli? La casta dei giovani pubblicitari si sente cool, elegante e alla moda, se copia i colleghi stranieri.
Si raggiungono punte di umorismo involontario. La città di Berlino, per promuovere il turismo, ha escogitato lo slogan «Be Berlin», sii Berlino, con un effetto da balbuziente. Si ricorre all’inglese quando si vuole elogiare un prodotto tipicamente tedesco? Il denglisch corrompe anche la grammatica, e i giovani adesso cominciano a parlare costruendo la frase secondo l’inglese. Con risultati a volte incomprensibili al di fuori del loro gruppo.
La lingua tedesca, si dice a Berlino, dovrebbe essere difesa a livello europeo, alla Comunità. In fondo è la più parlata in Europa, da quasi 100 milioni di persone che la usano come lingua madre. Come seconda lingua cede il posto ovviamente all’inglese, ma è molto diffusa nella Mitteleuropa. Eppure i funzionari fanno resistenza contro la lingua di Goethe, considerata (a torto) difficile. Il guaio è che sono i funzionari tedeschi per primi a voler fare sfoggio del loro inglese.