
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Nelle foto di ieri la Merkel appare stanchissima, e la cosa è comprensibile: prima ha dato un contributo a una quasi chiusura della questione Ucraina, poi – da Minsk – è volata a Bruxelles per affrontare la questione Grecia. Le prospettive, in entrambi i casi, sembrano migliorate, ma non siamo ancora all’ultimo miglio. Vale a dire: restano molti dettagli da discutere.
• Perché ci concentriamo sulla Merkel e non facciamo caso a Hollande?
Una nota della Casa Bianca elogia tutt’e due le personalità politiche, pure noi sentiamo che il perno delle due faccende è costituito dalla Kanzlerin. Sul versante ucraino: sono i tedeschi, cioè Angela, a tenere il bandolo delle sanzioni, la Merkel ha già detto chiaro e tondo agli americani che la storia delle armi difensive da consegnare a quelli di Kiev non sta in piedi. Nello stesso tempo, la Cancelliera si telefona con Putin tutti i giorni, parlano indifferentemente in russo o in tedesco, è l’unica capace di ammonire il signore di Mosca anche con parole dure, d’altronde Germania e Russia intrecciano le loro politiche estere (quando non si fanno la guerra) praticamente dall’epoca degli zar e della Prussia. Quindi, anche se Hollande sta seduto a tutti e due i tavoli (a differenza del nostro Renzi e della Mogherini, inesistenti), quella che conta è la Merkel.
• Che cosa s’è deciso sull’Ucraina, che considero la faccenda più pericolosa?
E ha ragione, perché un fallimento di quella trattativa avrebbe potuto portare direttamente a una nuova guerra in Europa. Il punto chiave è questo: Putin ha detto di aver ottenuto una garanzia di neutralità, cioè l’Ucraina non entrerà nella Nato e, credo, neanche nell’Unione europea. Questo dettaglio manca nelle dichiarazioni degli altri leader, per esempio Poroshenko – il presidente ucraino – non ne ha parlato. È chiaro tuttavia che senza questa garanzia sarebbe stato impossibile ottenere da Putin tutto il resto. Poroshenko ha confermato indirettamente quello che ha detto il presidente russo mostrandosi assai irritato e dichiarando che le condizioni poste dalla Russia sono inaccettabili. Più tardi però si è riaggregato a Merkel, Hollande e Putin e credo abbia dovuto fare buon viso a cattivo gioco.
• Quali sono queste condizioni?
Ritiro delle armi pesanti da parte di tutti e due, cessate il fuoco a partire dalla mezzanotte del 14-15, cioè domani. Poroshenko ha dichiarato che questo è un altro punto grave, sottindendendo che in queste 70 ore i separatisti, in vantaggio sul terreno, andranno alla conquista di altri metri, in modo da trovarsi in una situazione vantaggiosa quando da questa specie di armistizio si passerà alla pace vera e propria. Da Donetsk fanno sapere che i bombardamenti separatisti di ieri, per niente rallentati dai negoziati in corso, hanno provocato la morte di due soldati e nove civili, oltre a 14 feriti. Quindi sul terreno la situazione permane grave.
• Che altro hanno concordato?
Ritiro di tutte le truppe straniere dal territorio, zona cuscinetto, per evitare il contatto tra i due eserciti, di 50 chilometri per l’artiglieria pesante, di 70 chilometri per i lanciarazzi, di 140 chilometri per i missili. Putin libererà la pilota ucraina Nadezhda Savchenko (33 anni), che sta facendo lo sciopero della fame. In Ucraina la ragazza è diventata un eroe nazionale e nel frattempo è anche entrata in Parlamento.
• Come ha risolto il problema greco la nostra Cancelliera?
Non è davvero risolto, ma la Merkel ha rasserenato l’atmosfera dichiarando, appena giunta a Bruxelles: «Bisogna cercare un compromesso, che si ottiene quando i vantaggi superano gli svantaggi. La Germania è pronta, ma bisogna ricordarsi che la credibilità dell’Europa poggia sul rispetto delle regole». Come valutare questa dichiarazione che si tiene in equilibrio tra il punto di vista dei falchi tedeschi e quello dei «mascalzoni» greci? Accostando a queste parole l’intesa raggiunta tra il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, e Tsipras per l’avvio di un dialogo tra tecnici Ue, Fmi, Bce e greci. Appuntamento a lunedì. Obiettivo: diminuire le distanze tra le varie posizioni. La Bce ha aumentato, da 60 a 65 miliardi, la liquidità disponibile sul cosiddeto fondo Ela, quello dove si possono ottenere soldi in prestito presentando come garanzia obbligazioni diverse dai titoli di stato. Un problema però resta: Atene ha appena cinque giorni di tempo per non finire in bancarotta.
(leggi)