Il Messaggero, 13 febbraio 2015
La tragicomica protesta dei pizzardoni tra singhiozzi e grida. E i romani: «In strada ve se vede solo oggi...»
«Ma cos’è questa roba?». Così chiedono i turisti, incuriositi dai vigili d’Italia uniti in corteo e intenti a fischiare «i politici» e non gli automobilisti in controsenso, e rivolgono questa domanda ai manifestanti in ogni lingua del mondo. Risposta di un pizzardone: «È ’na battaglia!». Risposta di una «capa bianca» (o capa fresca?) che è il nomignolo in uso in Puglia per i vigili, derivante dal colore del casco: «È una processione». Sì, la processione delle guardie municipali vessate, delle vittime in divisa dei nuovi criteri di efficienza vissuti come un sopruso. E patiti come un attaccato indiscriminato a chi a Capodanno marinò (con l’accento, perchè senza sarebbe Marino e «Abbasso Marino!», «Vergogna Marino!», «Chi non salta Marino è» e «Te ne vai o no, te ne vai sì o no...?») il servizio e a chi adesso è arrivato a Roma da tutta l’Italia per difendere i colleghi quiriti così definiti in un cartello orgogliosamente issato da un brigadiere: «Assenteisti inventati».
I FIORENTINI
Ci sono i vigili fiorentini che se la ridono di Renzi con i colleghi di Rome&You (un tempo si sarebbe chiamata l’Urbe, ma adesso Roma è diventata Rome nel neo-logo appena varato dal Campidoglio): «Ve lo abbiamo rifilato a voi». E a Piazza Venezia, proprio lì dove Woody Allen ha immortalato in «To Rome with love» il bravissimo vigile Pierluigi Marchionne che smista il traffico dalla pedana come fosse un direttore d’orchestra, ci si imbatte in quest’altra scenetta tra gigliati e quiriti. «La conoscete Antonella Manzione?». «Chi?». «La nostra ex capa dei vigili che ora comanda a Palazzo Chigi con Renzi». «Ah, bona quella....». E ci si abbraccia, ci solidarizza, si grida sotto il Campidoglio ma non troppo forte. «E che semo muti?», è il rimprovero di una vigilessa con megafono, e a quel punto i decibel s’impennano: «Marino vergogna!», «Marino buffone!». Voltano tutti le spalle alla sede del Comune, come hanno fatto i poliziotti a New York contro il sindaco De Blasio, ma qui con i poliziotti non sembra correre buon sangue: «Noi facciamo il mestiere che dovreste fare voi, rincorrere i ladri e fare ordine pubblico negli stadi, e voi non fate un c....». In realtà, ieri, è accaduto l’opposto intorno al corteo e in mezzo al traffico impazzito e alle grida dei romani contro i vigili («In strada non ci state mai, ma solo oggi sì»): e cioè a fare i pizzardoni, a regolare il fiume di auto bloccate e a cercare di mettere ordine nel caos, sono stati celerini e finanzieri. E i fischietti dei vigili fischiano e gracchiano, ma come fossero trombette dei metalmeccanici in lotta. E i politici? Buuuuu. E la lotta dura senza paura? Sììììì.
PRANZO
Tra colleghi combat ci si dà anche appuntamento per pranzo, prima di arrivare alla conclusione del tutto presso la Bocca della Verità. «Du’ fili?». E ci si sposta nelle trattorie. Come aveva previsto quel genio di Leo Longanesi: «Tutte le rivoluzioni cominciano per strada e finiscono a tavola». Questa un po’ è una rivolta. Un po’ un concerto di vaffa. Un po’ una rappresentazione della cultura del piagnisteo. Un po’ una via crucis tra i diritti negati. Perchè non esistono più l’«indennità per manutenzione di divisa» o l’«indennità per servizio esterno» (il pizzardone dovrebbe stare chiuso nella teca di un museo archeologico e venerato come una statua dionisea?) o l’«indennità di effettiva presenza» ed è minacciato il cosiddetto «salario accessorio» così come l’inamovibilità dal quartiere di servizio. E allora avanti popolo.... Le «cape bianche» pugliesi, i ghisa milanesi, i pizzardi marchigiani, i cantuné genovesi, i civich torinesi, i tubi triestini, ma soprattutto siculi e campani. In una protesta a maggioranza centro-sudista, ma ecco anche un veneziano. E la gondola? Non c’è. Ma arrivano gli applausi, alla fine della via dei Fori Imperiali di un tamil che gestisce un camion bar. E piovono i sorrisi di solidarietà del tizio che sta dentro un altro camion bar quasi sotto la gradinata del Campidoglio. Pezzi d’Italia diversi ma simili. Ma occhio a questo striscione: «Il Prenestino c’è». E attenti a quest’altro: «Pontassieve c’è». E il vostro concittadino Renzi dove lo avete lasciato? «A guardia del pullman che ci ha portato qui». Un ghisa finisce nelle braccia di un finto centurione a due passi dal Colosseo.
ALBERTONE
Un collega alza gli occhi al cielo e si emoziona vedendo la gigantografia di Alberto Sordi nella parte del «Vigile» e questa scritta: «’Sta mano po’ esse’ piuma o po’ esse’ fero». «Giù le mani dal corpo», sta scritto su un enorme lenzuolo in pugno a un gruppo di vigilesse: residuato bellico del femminismo anni ’70? No, il corpo in questione è quello delle guardie municipali calabresi. E via così: «Corrotti voi, indagati noi», «La lupa s’è desta e non chinerà la testa», «Assenteista inventato, Mafia Capitale insabbiata». «Via il fango da noi», gridano. Invece di urlare: «Non faremo più assenze di massa». «Ripijateve Clemente», è l’invito rivolto dai manifestanti ai celerini, perchè l’attuale capo dei vigili viene dalla polizia. Una lei e una lui portano in corteo anche un passeggino contenente un bimbo paciosamente addormentato ma sovrastato da una scritta: «Figlio di genitori usurati». E quelli di Torre del Greco, in divisa o in abiti civili con pettorina gialla, spiegano prendendo il sole davanti al Vittoriano: «I politici ci vogliono fare faticare di più. Non gli basta che prendiamo il freddo e il gelo nei quartieri, le pernacchie degli automobilisti e pure la neve sulla testa...».
A Torre del Greco nevica? Al centro di Piazza Venezia, dove una volta il giorno della Befana i romani portavano regali ai pizzardoni in segno di riconoscenza, adesso c’è gente che ha dovuto abbandonare la macchina perchè non si passa e una signora sbotta: «Mo’ gliela faccio io ai vigili ’na bella multa». Non è aria di doni ai pizzardoni. Quelli giunti dal Triveneto vorrebbero forse un’«indennità effetto serra», anche se su quei monti fa freddo. Mentre qui, nel comizio finale alla Bocca della Verità, Stefano Lulli, leader del sindacato Ospol, arringa la folla: «Il Campidoglio e la sede del Comando generale sono blindati. Di che cosa hanno paura? Della vergogna che hanno?». «Conigliiiii!», grida la piazza. Poi altri fischi e fischietti, e infine spaghetti.