Andrea Pira, MilanoFinanza 13/2/2015, 13 febbraio 2015
LA LOTTA ALLA CORRUZIONE NON È D’ORO
Neppure le madri cinesi sono riuscite a controbilanciare l’effetto sull’oro prodotto dalla campagna anti-corruzione lanciata da Pechino. Nel 2014 infatti in Cina la domanda di oro ha toccato il minimo dal 2010 e dopo tre anni i cinesi hanno dovuto cedere agli indiani lo scettro di maggiori investitori in oro del mondo.
I due Paesi da soli rappresentano il 54% della domanda globale, che l’anno scorso è stata di 3.923 tonnellate. Il peso dei due giganti asiatici è cresciuto rispetto a dieci anni fa, quando Pechino e New Delhi rappresentavano circa un terzo della domanda mondiale. Va poi segnalato che nel 2014, per la prima volta dal 2005, la richiesta di oro in Cina ha subito una flessione rispetto all’anno precedente. «La domanda cinese è tornata ai livelli del 2011-2012; consumatori e investitori hanno avuto il tempo necessario per digerire i considerevoli volumi accumulati nel 2013», ha spiegato Marcus Grubb, managing director del World Gold Council, presentando i risultati del rapporto 2014 sulla richiesta mondiale di metallo giallo. Che cosa c’entrano le madri cinesi? C’entrano, perché fino a due anni fa gli acquisti di oro per il matrimonio delle figlie erano uno dei fattori che sostenevano la domanda (e il prezzo) del metallo. Bene, quella corsa all’oro si è fermata. Lo scorso anno la domanda cinese di prodotti di gioielleria ha avuto una flessione del 33%, calando a 632 tonnellate. Il World Gold Council cita un rapporto del colosso dei gioielli Chow Tai Fook, che nel periodo aprile-settembre ha registrato un calo del 41% delle vendite rispetto allo stesso periodo del 2013. Inoltre, va considerato che l’ultimo trimestre del 2014 non ha registrato una ripresa degli acquisti, come invece era accaduto l’anno prima. In particolare, il fatto che il Capodanno Lunare quest’anno cada il 19 febbraio, ossia tre settimane dopo rispetto al 2014, ha spostato parte degli acquisti da dicembre a gennaio. A livello globale la frenata cinese ha portato a un calo del 10% della richiesta di gioielli, mentre la domanda mondiale di oro ha fatto segnare un -4% rispetto al 2013. Dove invece la campagna moralizzatrice del presidente Xi Jinping colpisce più duramente è nel settore degli investimenti. Anche perché, soprattutto nella seconda metà dell’anno, una valida alternativa per gli investitori è stata la ripresa del mercato azionario locale. La Cina ha pertanto visto dimezzata a 190 tonnellate la richiesta di monete e piccoli lingotti. In generale, nota il World Gold Council, il flusso di oro verso la Cina ha comunque superato negli ultimi anni la quantità necessaria per soddisfare le esigenze per quanto riguarda sia la gioielleria che gli investimenti. E in questo, come già documentato lo scorso aprile dallo stesso World Gold Council, hanno giocato un ruolo fondamentale le banche commerciali, che hanno utilizzato il metallo giallo per operazioni finanziarie.
Andrea Pira, MilanoFinanza 13/2/2015