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 2015  febbraio 13 Venerdì calendario

In Sicilia sono riusciti a dare un vitalizio a un consigliere mai eletto (e ora morto). La Regione concede mille euro al mese alla vedova

Sul suo scranno a Sala d’Ercole, il Parlamento autonomo siciliano che si gloria di essere il più antico del mondo, non si è mai seduto. Non un intervento, non un voto, non un’interrogazione. Ma nonostante questo Franco Bisignano, esponente dell’Msi da poco defunto, continua a beneficiare la sua famiglia di un vitalizio di oltre mille euro al mese. Non un assegno da nababbi, ma una sommetta per cui una buona parte degli italiani farebbero a pugni per avere. È questo l’ultimo dei paradossi che viene fuori dalla munifica Assemblea regionale siciliana, dove gli onorevoli – questo il loro titolo – sono equiparati, nonostante i recenti tagli, ai senatori della Repubblica. E dove anche chi passa a fiutare poco più che l’aria gode di trattamenti privilegiati.
E già. La legge dice che il vitalizio spetta a tutti gli ex deputati che abbiano fatto almeno una legislatura, anche se è durata solo sei mesi, se eletti prima del 2000. Un assegno che viene ereditato dal coniuge e, in alternativa, al figlio inabile al lavoro o alla figlia nubile «in stato di bisogno». Insomma, un nonno onorevole -anche solo per qualche mese – in Sicilia vale più di un’assicurazione sulla vita. Un caro, carissimo estinto. Per Bisignano la vicenda diventa paradosso perché, appunto, al Parlamento non ci ha mai messo piede. Ma non per sua colpa, hanno sentenziato i giudici. Lui,infatti, nel 1976, arrivò vicino alla conquista del seggio nel collegio di Messina. Fu preceduto da Antonino Fede, eletto nonostante non avesse la residenza in Sicilia, una delle cause di ineleggibilità. A questo si appuntò Bisignano con una guerra di ricorsi che si concluse vent’anni dopo, nel 1996, quando il tribunale si pronunciò a suo favore. La legislatura si era chiusa ormai da quindici anni, ma a lui toccarono liquidazione, benefit e vitalizio, preso peraltro in anticipo rispetto all’età pensionabile, in virtù di una «inabilità al lavoro» che gli venne riconosciuta.
Un assegno ereditato (legittimamente) dalla vedova. Storia simbolo di un regolamento che costa all’Assemblea regionale – quindi alle casse pubbliche, quindi ai cittadini – cinquecentomila euro al mese, cioè sei milioni all’anno e che adesso, in tempi di crisi, passa un po’ meno inosservato di prima. Trattamento, quello del vitalizio percepito per reversibilità, che tocca attualmente a 113 parenti di onorevoli ormai defunti. E non importa da quanto tempo. Tra gli eredi più longevi ci sono la moglie e la figlia di Ignazio Adamo, deputato regionale del Blocco del Popolo fino al 1955. O la figlia di Natale Cacciola, che si candidò con successo alle elezioni del partito monarchico nel 1947 e che trascorse tre anni a Sala d’Ercole. Il Re non c’è più ma ha lasciato un tesoro.