Claudio Plazzotta, ItaliaOggi 13/2/2015, 13 febbraio 2015
IL CORSERA RESTA UN’ISOLA FELICE
Mentre l’indebitamento finanziario rimane nell’ordine dei 600 milioni di euro, con oltre 1,1 miliardi di euro di perdite negli ultimi quattro esercizi (dal 2011 al 2014) nonostante cessioni eccellenti tra cui la casa editrice francese Flammarion, gli immobili di via Solferino e via San Marco a Milano, Dada, Fabbri, il circuito radiofonico Cnr e un bel po’ di periodici, nel gruppo Rcs continua a esserci un’isola felice: il Corriere della Sera.
L’area che ruota attorno al quotidiano, infatti, ha avuto una redditività positiva di circa il 13-14% anche nel 2014, e in miglioramento rispetto al 2013. I soli libri venduti con il Corriere della Sera rendono al gruppo più di tutta Rcs libri messa insieme. E non è un caso che si stia valutando l’ipotesi di cedere proprio Rcs libri, ma a una cifra vicina ai 180 mln di euro che al momento nessuno sembra disposto a sborsare. Peraltro di gioielli di famiglia da mettere sul mercato per tappare i buchi di Rcs ne son rimasti pochi: Igp Decaux (si veda box), Digicast, la quota di minoranza di Finelco, qualcosa in Spagna.
In un clima, quindi, non proprio sereno ci si prepara intanto a chiudere l’epoca di Ferruccio de Bortoli, tornato alla direzione del Corriere della Sera nell’aprile del 2009, e che il prossimo 30 aprile concluderà la sua avventura con una buonuscita di 2,5 mln di euro e un patto di non concorrenza di un anno. Il 1° maggio, giorno di inaugurazione di Expo, de Bortoli andrà in pensione e sarà quindi a spasso per Milano. Non ci resterà a lungo.
Di sicuro i suoi destini futuri non avranno a che fare con incarichi politici (lui infatti osteggiò molto la discesa in campo di Massimo Mucchetti, divenuto senatore del Pd): potrebbe esserci ancora Rcs, nel caso in cui l’attuale assetto di controllo targato Fiat e Pietro Scott Jovane dovesse cambiare. Oppure, ipotizza qualcuno dotato di buona fantasia, ci potrebbe essere la svolta clamorosa: nel maggio del 2016 Ezio Mauro festeggerà i 20 anni in sella a Repubblica, avrebbe anche voglia di fare altro nella vita, e all’ingegner Carlo De Benedetti potrebbe venire in mente il nome di de Bortoli, che giusto in quei giorni vedrebbe terminare l’accordo di non concorrenza con Rcs.
Tuttavia sembra proprio finita un’epoca, lo spettro culturale e professionale di un direttore di 60 anni è molto diverso da quello di uno di 40, e le scelte di affidare La Stampa al 40enne Mario Calabresi o Il Foglio al 33enne Claudio Cerasa sembrano segnare la nuova strada.
Chi arriverà, quindi, in via Solferino dopo de Bortoli? La soluzione interna, ovvero l’attuale condirettore Luciano Fontana, potrebbe essere solo una scelta breve di transizione. Fiat, che tra partecipazione diretta e fondi che l’appoggiano controlla circa il 24% del capitale Rcs, spinge per Calabresi, ma non è detto che questa linea passi, poiché c’è da convincere tutta l’area Bazoli-Della Valle-Cairo. Incomprensibile, comunque, lo stillicidio degli ultimi nove mesi con un direttore con la data di scadenza, in una situazione che di certo ha indebolito redazione e giornale.
Anche molti contratti di firme eccellenti del Corsera sono in scadenza al 30 aprile, legati a doppio filo a de Bortoli, e in attesa di un rinnovo o meno in base alla linea che vorrà dare il nuovo direttore. Nelle scorse settimane a Piero Ostellino, ex direttore (1984-87) e storico editorialista del Corriere (dove lavorava da 48 anni), era stato proposto un pesante taglio ai compensi (da 270 mila euro all’anno a 150 mila): il giornalista, sdegnato, non ci ha messo molto a portare armi e bagagli a Il Giornale, dove ha trovato subito accoglienza e soddisfazione economica. Nelle sue passeggiate mattutine, quindi, non potrà più fare capolino in via Solferino a salutare i vecchi colleghi e respirare l’atmosfera magica della sede, così come in un antico club di gentiluomini. E, in realtà, dopo l’addio della Gazzetta dello Sport, anche tutto il Corriere della Sera potrebbe, entro un paio di anni, lasciare quelle stanze in zona Brera per traslocare nella periferica via Rizzoli. In effetti i giornalisti della Rosea, che da dicembre si sono trasferiti a Crescenzago, non sembrano trovarsi malissimo nei nuovi uffici. E, con i chiari di luna dell’editoria italiana, pare un vero delitto pagare 10 milioni di euro all’anno di affitto a Blackstone (il fondo americano cui è stato venduta la sede storica a fine 2013 e che fatica ad affittare gli altri uffici di via San Marco) quando si hanno molti spazi disponibili in via Rizzoli a prezzi più concorrenziali.
Claudio Plazzotta, ItaliaOggi 13/2/2015