la Repubblica 13/2/2015, 13 febbraio 2015
LETTERE
Cosa fa una coppia sui trenta, già convivente, per sposarsi? Va al municipio, sbriga le pratiche e poi finalmente all’ufficio matrimoni, per scegliere la data. Appena si apre la porta però un signore molto gentile ci chiede: dovete divorziare? E tu rabbrividisci. Sguardi imbarazzati e ci affrettiamo a buttare fuori un «NO NO» e poi, inevitabilmente... «non ancora»? Il signore si scusa, da quando hanno unificato gli uffici ha perso tutto il romanticismo di questo lavoro. Decisa la data, aprile, ci salutiamo. Ieri, poi, ci trovavamo a fare un giro al centro ed io non resisto: perché non facciamo un salto in Campidoglio per sognare un po’? C’è il sole! Saliamo fin su, e, a un certo punto: angoscia. Sì, perché sia nella vetrina dove una volta c’erano le pubblicazioni di matrimonio, sia sopra l’arcata della Sala rossa campeggia il manifesto della nuova mostra: “L’età dell’angoscia”. Mi rassegno, evidentemente il Comune di Roma ha messo in atto una campagna occulta di presa di coscienza prima del grande passo. Anno 2015. Matrimonio 2.0. Sperando che angoscia non ci separi!
Carla Peschi
Roma