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 2015  febbraio 13 Venerdì calendario

OGNI GIORNO HA LA SUA SERIE. SONO TROPPE?

Non è che ormai ci sono troppi telefilm? Se lo cominciano a chiedere anche in Italia quelli che cercano un po’ ovunque le serie internazionali, anche sul satellite e MySky, con l’abbonamento a Premium e magari pure a Infinity (che dal 12 febbraio presenta una doppia novità horror, Hemlock Grove, nella foto, e la nuova serie di Hannibal). Negli Stati Uniti il tema è già da alcuni mesi nelle coverstory dei giornali specializzati. Il primo a spararlo senza mezzi termini è stato Variety, con il titolo Fuori Controllo; l’immagine scelta per la copertina non era decisamente invitante, un telecomando mostruoso avvolto su se stesso così da formare l’8 rovesciato che è il simbolo dell’infinito, ma esplicitava bene il sommario: «Un numero infinito di serie originali minaccia di far finire per terra il sistema televisivo». Di recente è tornato a parlarne Vulture, rilanciando una ricerca presentata dal presidente di FX John Landgraf (a proposito: dal 24/2 è in onda su Fox Italia la nuova stagione Freaks di uno dei successi FX, American Horror Story) secondo cui la produzione di telefilm negli Stati Uniti è balzata all’insù del 683 per cento dal 1999 a oggi. Ecco i dati: all’alba del terzo millennio, le reti a pagamento, che con Hbo hanno aperto il cosiddetto “Rinascimento seriale americano”, producevano meno di una trentina di serie originali all’anno. Nel 2007 le nuove serie erano già arrivate a quota 65, e siamo alla stagione della piena maturazione delle Cable, dopo lo sciopero degli autori, mentre il mercato televisivo esplodeva anche finanziariamente. Così, anno dopo anno, s’arriva al 2014 del record, con ben 328 nuovi pilot di serie, divisi tra 180 sulle tv via cavo, 124 sui grandi network e 24 sulle nuove piattaforme “non lineari” come Netflix, Hulu, Amazon e altri “nuovi produttori”, che annunciano ogni giorno nuovi progetti.
Ovviamente oggi produrre una serie costa sempre di più e la caccia ai talenti è sempre più ardua: un autore show runner che sviluppa il progetto del telefilm, viaggia ormai in media sui 60 mila dollari a puntata, il doppio del compenso del 2007; un pilot può arrivare a costare più di un film, com’è stato il caso record di Gotham (1 milione e 750 mila dollari). In un mercato del genere è così facile sprecare montagne di denaro e l’impazienza dei manager certo non aiuta gli autori a non sbagliare serie. L’unico vantaggio di questo corto circuito è che, in mezzo a un eccesso di produzione, vince subito paradossalmente il contenuto che funziona in termini di critica: è la stagione dei premi, infatti, che detta la linea al mercato ormai da sette anni, dai primi Golden Globe e poi dagli Emmy per Mad Men. È quello che Cynthia Littleton di Variety ha chiamato «l’effetto Amc», la rete che grazie alla serie di Matthew Wiener ha visto triplicare il suo valore, e poi inventare due fenomeni mondiali come Breaking Bad e The Walking Dead, che dal 9 febbraio è alla ripresa della quinta straordinaria stagione. E Dio sa quanto quegli zombie, in fondo, ci parlino anche di noi come “pubblico televisivo”…