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 2015  febbraio 13 Venerdì calendario

La triste storia della neonata morta in ambulanza perché negli ospedali non c’era posto. Le tre principali strutture di Catania l’hanno rifiutata per mancanza di letti liberi, trasportata a Ragusa – a cento chilometri di distanza –, la piccola è stata stroncata da una crisi respiratoria poco prima delle fine del viaggio

È morta in ambulanza, a tre ore dal suo primo respiro, durante una disperata corsa contro il tempo per raggiungere un ospedale di periferia. Nelle tre principali strutture di Catania non c’era un letto libero in Rianimazione e la piccola Nicole, nata in una casa di cura privata, è stata trasportata a Ragusa. Cento chilometri di curve e asfalto ma per lei non c’è stato nulla da fare. Una crisi respiratoria l’ha stroncata poco prima della fine del viaggio. La sua morte ha commosso persino il capo dello Stato, Sergio Mattarella, che ieri pomeriggio, turbato dalla tragedia che ha colpito al cuore la sua isola, ha telefonato al governatore siciliano Rosario Crocetta: «Mi ha rappresentato il suo dolore e la sua incredulità per questa vicenda. Sentimenti che ho condiviso. Mi ha chiesto quali misure stiamo adottando. Saremo inflessibili, il presidente lo sa bene».Come mai Nicole è morta? Perché per lei non si è trovato un posto in città? Quel trasporto in ambulanza era davvero necessario? A queste domande stanno cercando di rispondere le procure di Ragusa e di Catania, che indagano sulla morte della piccola. Tutti gli atti passeranno nei prossimi giorni ai magistrati del capoluogo etneo, dove il papà della bambina ha sporto denuncia e ha sede la casa di cura Gibiino, la clinica privata dove è nata la bambina, di proprietà della famiglia del senatore di Forza Italia Vincenzo Gibiino.Sulla vicenda vuole vederci chiaro anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che ha inviato gli ispettori in Sicilia per capire cosa è andato storto: «Quello che è accaduto ha detto – è al di fuori di ogni criterio e regola di funzionamento del servizio di assistenza». Gli ispettori del ministero lavoreranno fianco a fianco con quelli della Regione Sicilia scelti dall’assessore Lucia Borsellino, che annuncia il pugno duro: «Ho chiesto le registrazioni delle chiamate al 118 e verificherò perché in Sicilia, dove ci sono più posti letto rispetto a quelli previsti dallo standard ministeriale, non si è trovata una sistemazione più vicina. Non guarderò in faccia nessuno».La piccola Nicole era la primogenita di Andrea e Tania Di Pietro, sposi da due anni. Lui barista, lei casalinga, vivono a Gravina di Catania. Non ce la fanno a parlare della loro bambina che hanno appena avuto il tempo di guardare in viso. «Nessun commento. Questo è solo il momento del dolore», si limita a dire il loro avvocato Giuseppe Miceli.Ma la rabbia dei parenti è esplosa davanti alla camera mortuaria di Ragusa. Il nonno Franco Egitto non si dà pace: «Siamo convinti che è morta in clinica. Non hanno fatto salire nessuno di noi in ambulanza. Neanche il padre. C’è un’inchiesta in corso, ma presto parleremo e faremo nomi e cognomi», si sfoga. «Ho perso il mio angelo. Hanno portato via il mio angelo», si dispera papà Andrea davanti alla clinica Gibiino dove è ancora ricoverata la moglie. «A Catania ci sono sei ospedali, tutti con ginecologia, e non c’era posto. Come è possibile che abbiano deciso di portarla a cento chilometri di distanza?», rincara la dose lo zio. Accuse da verificare. Il sospetto che si poteva fare di più e meglio. E un’unica grande paura: può succedere ancora?