Il Messaggero, 13 febbraio 2015
Berlusconi cede l’8% di Mediaset. Torna in campo l’ipotesi Murdoch. La finanziaria che fa capo al Cavaliere avvia il collocamento per un valore di 377 milioni, scendendo così dal 41,2% al 33,4
Blitz di Silvio Berlusconi che avvia la procedura di uscita da Mediaset, che potrebbe concludersi con un ritorno in campo di Rupert Murdoch. Ieri a sorpresa, con un’operazione di vendita accelerata (accelerated bookbuild), la Fininvest ha messo in vendita il 7,79% della holding televisiva presieduta da Fedele Confalonieri (che ieri ha smentito le dimissioni) presso investitori istituzionali. La decisione è stata presa nel primo pomeriggio, dal consiglio della capogruppo di via Paleocapa presieduto da Marina Berlusconi. Incaricati della vendita Bofa Merrill Lynch e Unicredit, due banche vicine al gruppo, specie la seconda che nel 2009 ha partecipato alla fidejussione da 800 milioni a favore della Cir per il lodo Mondadori. Con la cessione del pacchetto, Fininvest scenderà dal 41,2 al 33,41% cui va aggiunto, però, il 3,7% di azioni proprie in pancia a Mediaset. L’operazione è stata completata in serata: le azioni sono state vendute a un prezzo unitario di 4,1 euro, leggermente più basso del valore corrente, fruttando un incasso di 377,2 milioni. In Piazza Affari, infatti, Mediaset ha chiuso a 4,26 euro, in rialzo dell’1,96%. Come avviene in quasi tutti i casi di vendita accelerata, la dismissione è stata realizzata a un prezzo più conveniente. I conti definitivi comunque verranno tirati oggi. Per Fininvest si profila una plusvalenza lorda di circa 277 milioni, sul presupposto che la partecipazione nella tv di Cologno Monzese è in carico a 1,09 euro per azione e di conseguenza il pacchetto in vendita, pari a 92 milioni di titoli, vale 100,2 milioni nei libri di Fininvest.
«La liquidità che si renderà disponibile con questa operazione consentirà, tra l’altro, a Fininvest di proseguire nel rafforzamento della struttura finanziaria e patrimoniale della Società e di agevolare eventuali investimenti in un’ottica di diversificazione del portafoglio azionario», si legge nella nota del gruppo di via Paleocapa. C’è da rilevare, però, che al di là di queste considerazioni ufficiali, il graduale disimpegno da Mediaset avviene un mese dopo la decisione obbligata di parcheggiare il 20% di Mediolanum in Sirefid, fiduciaria di Intesa, in attesa di vendere le azioni in 30 mesi: la mossa, formalizzata dopo l’Epifania, si è resa necessaria per il diktat di Bankitalia ordinato a seguito della perdita dei requisiti di onorabilità da parte di Berlusconi per la condanna sui diritti tv. L’ex cavaliere, peraltro, ha impugnato il provvedimento della Vigilanza considerandolo evidentemente un esproprio.
I DUE PRECEDENTI
Questa è la terza volta che Berlusconi prova a uscire dal mondo di Mediaset che da sempre gli ha procurato le accuse di conflitto di interessi. Si ricordi che prima dell’ipo della holding tv del 1996 e, a cavallo tra il 1997-98, gli uomini del patron del gruppo (all’epoca l’ad della Fininvest era Aldo Livolsi, il manager che ha gestito il rimborso del debito di 3.400 miliardi di vecchie lire) avevano intavolato trattative avanzate con Murdoch: riguardavano la cessione della maggioranza di Mediaset, sulla base di una valutazione di 8 mila miliardi di vecchie lire la prima volta e di 9 mila miliardi la seconda, quando l’accordo è saltato in dirittura d’arrivo per la presa di posizione dei figli Marina e Pier Silvio che si opposero. In tempi più recenti, poi, Fininvest ha fatto cassa alleggerendo il pacchetto.
Ad aprile 2005, infatti, la holding ha venduto il 16,88% del capitale diluendo la quota della capogruppo dal 51 al 34,4% con un maxi-introito di 2,1 miliardi.
Il resto è storia recente. C’è chi è convinto che Berlusconi voglia gettare la spugna da tutto per cui sulla decisione potrebbe aver influito la rottura del patto del Nazareno con Renzi e la fronda interna della minoranza di Fitto.