Un libro in gocce, 13 febbraio 2015
Ritratto di Alan Turing
Audentes fortuna iuvat, motto scelto nel XVII secolo da Sir John Turing dopo la nomina a baronetto. Fu lui a far lasciare alla famiglia la nativa Scozia per l’Inghilterra.
Robert John Turing, nonno di Alan, si diplomò in matematica a Cambridge ma poi scelse di fare il curato. Uno dei suoi dieci figli, Harvey, preferì la direzione di una rivista specializzata in pesca alla professione di ingegnere. Un altro, Julius Mathison, padre di Alan, eccelleva invece negli studi umanistici: vinse una borsa di studio per un famoso college di Oxford e poi il concorso per la pubblica amministrazione inglese in India. Imparò le lingue tamil e telugu.
Edward Waller Stoney, nonno materno di Alan, fece fortuna come ingegnere capo delle ferrovie del Madras e del Mahratta del sud, in India. Tra le sue invenzioni, un ventilatore elettrico silenzioso.
Per sei mesi Ethel Stoney, madre di Alan, studiò musica e arte alla Sorbona di Parigi.
Julius Turing ed Ethel Stoney si conobbero nella primavera del 1907 sulla nave che li riportava in Inghilterra dall’India attraverso il Pacifico. L’uomo chiese la mano della donna al termine di una cena in Giappone durante la quale si era fatto servire birra a ripetizione.
Il litigio tra Julius Turing e il suocero su chi dovesse pagare l’addobbo della chiesa il giorno del matrimonio incrinò per lungo tempo i rapporti fra i due.
Alan Mathison Turing fu concepito in India, a Chatrapur, ma nacque in Inghilterra, in una clinica privata di Paddington, il 23 giugno 1912.
Due scellini: la ricompensa che da ragazzino ricevette per avere ritrovato un anello di diamanti e zaffiri appartenente alla moglie di Sir Rider Haggard, autore delle Miniere del re Salomone.
Tra i suoi primi esperimenti: piantare in terra dei vecchi soldatini di legno rotti per vedere se ne crescevano dei nuovi.
Imparò a leggere in tre settimane ma non riusciva a distinguere destra e sinistra: usava dipingersi una macchiolina rossa sul pollice sinistro, che chiamava il puntino sapiente.
Tra le sue fissazioni da bambino: leggere il numero di serie sui pali della luce.
Alan Turing sul Natale: «Da piccolo non riuscivo mai a indovinare quando sarebbe occorso, anzi non mi rendevo nemmeno conto che cadesse a intervalli regolari».
Da bambino sosteneva di aver sempre saputo che il frutto proibito del paradiso terrestre non fosse una mela ma una prugna.
Durante una vacanza in Scozia, per raccogliere del miele per il tè, si mise a osservare le api che gli giravano intorno, tracciò un grafico, trovò il punto d’intersezione e individuò l’alveare.
A nove anni era appassionato di ricette, miscugli chimici e carte geografiche, ma non aveva ancora imparato a fare le divisioni.
In famiglia era imbattibile nello sputare il più lontano possibile le bucce dell’uva spina. Sua tecnica vincente: gonfiarle d’aria con la bocca.
Gli piaceva fare il guardalinee durante le partite di rugby per indicare con precisione il punto in cui la palla era uscita dal campo.
A farlo appassionare alle scienze fu la lettura nel 1922 del libro Meraviglie della natura che ogni ragazzo dovrebbe conoscere, dell’americano Edwin Tenney Brewster. Il volume si occupava anche di educazione sessuale.
Tornati dall’India, i genitori di Alan andarono ad abitare sulla costa bretone per ottenere l’esenzione dalla tassa sul reddito che spettava a chi trascorreva nel Regno Unito non più di sei settimane l’anno.
A 14 anni, primo giorno di frequenza alla public school, si fece 60 miglia in bicicletta, per andare da Southampton a Sherborne, a causa di uno sciopero dei treni. Ne diede notizia anche un giornale locale.
«La prima settimana in una public school è probabilmente la più orribile e infelice che mai il nuovo arrivato passerà in tutta la sua vita» (Alan Turing).
Nel primo trimestre fu messo in una classe chiamata conchiglia, insieme a ragazzi di un anno più grandi di lui che non riuscivano bene nello studio.
A scuola era distratto, sciatto, spesso macchiato d’inchiostro e faceva puntualmente perdere al suo gruppo le prove sportive. Ogni tanto, però, compiva delle prodezze: a 15 anni sviluppò da solo una funzione matematica il cui studio era previsto per i ragazzi dell’ultimo anno.
Giudizio scolastico su Alan Turing per il Natale 1927: «È il tipo di ragazzo destinato a essere un problema in qualsiasi tipo di scuola o di comunità, giacché sotto certi aspetti è decisamente antisociale».
Quando nel 1928 si apprestava a sostenere l’esame di ammissione alla sesta classe, un suo insegnante si offrì di donare un milione di sterline in beneficenza qualora il ragazzo avesse ottenuto la sufficienza in latino. Turing ottenne pieni voti in tutte le materie, latino compreso, ma la scommessa non fu mai pagata.
Nel corso dell’ultimo anno di scuole superiori, calcolò il valore del pi greco fino al trentaseiesimo decimale.
Alan Turing sul compagno di scuola Christopher Morcom, suo primo amore: «Benedicevo la terra che calpestava. Faceva sembrare tutti gli altri terribilmente ordinari». Morcom morì il 13 febbraio 1930 per le conseguenze di una tubercolosi bovina contratta dopo aver bevuto del latte di mucca infetto. Alan Turing, pochi mesi dopo, vinse un premio scolastico finanziato dalla famiglia dell’amico grazie a uno studio matematico sulla reazione tra acido iodico e anidride solforosa.
Era solito tenere una gran quantità di fazzoletti sporchi nella fodera del soprabito.
Il suo insegnante di tedesco: «Si direbbe che non abbia alcuna attitudine per le lingue».
Nel corso dell’ultimo anno di scuole superiori, iniziò a dilettarsi di crittografia: bucherellava un foglio di carta, poi incaricava un amico di trovare in un libro la pagina su cui sovrapporre il foglio per individuare le lettere che formavano il messaggio nascosto.
Per ottenere voti alti all’Higher Certificate, il diploma superiore, dovette sostenere gli esami per tre volte.
Soffriva di una leggera balbuzie.
Al King’s College di Cambridge, entrò a far parte del club di canottaggio.
Vacanza con gli amici per i suoi venti anni: bagno di mezzanotte con alcune ragazze, poi rientro a casa con un sacchetto pieno di moscerini della frutta da studiare. Gli insetti gli sfuggirono e infestarono a lungo la casa dei genitori.
Nel 1932, durante una festa universitaria, si ubriacò.
Da una lettera alla madre del 1933: «Sono entrato in un’organizzazione che si chiama Anti-War Council. Politicamente piuttosto comunista. Il suo programma è principalmente di organizzare scioperi fra i lavoratori della chimica e delle fabbriche di munizioni qualora il governo abbia idee di guerra».
Progettò ma non compì mai un viaggio nella Russia sovietica.
Tra i suoi scrittori preferiti: Samuel Butler, George Bernard Shaw, Henrik Ibsen.
A Cambridge, non aveva reticenze sulle proprie tendenze sessuali. Un gioco di parole crociate sul giornale dell’università una volta vi fece chiaramente riferimento.
Era dispiaciuto di essere stato circonciso.
Tra gli allievi del King’s College, l’economista John Maynard Keynes e lo scrittore Edward Morgan Forster.
Spesso raggiungeva in modo autosufficiente e con più semplicità risultati già ottenuti in passato da altri. Nel 1934, ad esempio, trovò la formula matematica della teoria centrale del limite senza sapere che essa era stata ottenuta già dodici anni prima dal finlandese Jarl Waldemar Lindeberg.
Nel 1934, quando ottenne insieme ad altri otto studenti un importante titolo accademico, si arrabbiò per i telegrammi che la madre spediva a parenti e amici per informarli del suo successo.
Sbagliava puntualmente le somme quando i compagni gli chiedevano di tenere i punti delle partite di bridge.
Nella sua stanza, teneva appese alle pareti attraenti figure maschili ritagliate da riviste.
Per il Natale del 1934 chiese in regalo a sua madre un orsacchiotto di pezza, con la motivazione che da bambino non ne aveva mai avuto uno. Lo chiamò Porgy.
Quando si verificò La notte dei lunghi coltelli, si trovava in Germania per un viaggio in bicicletta insieme al compagno di università Denis Williams.
A soli ventidue anni, fu nominato fellow del King’s College grazie a una dissertazione sulla Funzione degli errori di Gauss. Il titolo gli valeva 300 sterline all’anno per tre anni, vitto, alloggio e il diritto di consumare i pasti alla “tavola alta”. Festeggiò organizzando una partita a ramino con i suo compagni.
Alan Turing era ateo.
Per passare il tempo durante il viaggio in Transatlantico da Southampton agli Stati Uniti, nel settembre 1936, comprò un sestante prima di imbarcarsi.
Cose che non sopportava dell’America e degli americani: «L’impossibilità di riuscire a farsi un bagno nel senso ordinario della parola e la loro idea di temperatura ambiente».
Godfrey Hardy, altro matematico inglese, era solito organizzare partite di cricket tra scettici e credenti in cui Dio veniva sfidato a far perdere i primi.
Nei college inglesi, a differenza di quelli americani, era considerato di buon gusto fare solo accenni superficiali ai propri studi o specializzazioni.
Durante il soggiorno a Princeton arrivò a giocare a hockey su prato anche tre volte a settimana.
In occasione dello scandalo che travolse Edoardo VIII e Wallis Simpson, si schierò con decisione dalla parte del re e della sua amante, soprattutto contro le ingerenze della Chiesa. Arrivò persino a comprarsi il disco del discorso di abdicazione del re.
La definizione Macchina di Turing comparve per la prima volta sul finire del 1936 in un articolo scritto dal collega statunitense Alonzo Church sulla rivista Journal of Symbolic Logic. Si trattava di una recensione del trattato di Turing Sui numeri computabili.
«Voglio tirarmi fuori da questo eterno danzare e far musica, starmene tutto solo a pensare soltanto ai numeri» (da Torniamo a Matusalemme, di George Bernard Shaw).
In una lettera del 1937, Turing raccontava a James Atkins, suo amico e amante, di avere studiato un piano per suicidarsi che implicava l’uso di una mela e di fili elettrici.
«È il corpo che fornisce allo spirito qualcosa di cui occuparsi e di cui servirsi» (Alan Turing).
Era un pessimo guidatore.
La sua prima macchina fu una Ford V8 del 1931.
Durante il viaggio dall’Inghilterra agli Stati Uniti sulla nave tedesca Europa, nel 1937, si divertì a provocare passeggeri ed equipaggio mostrando una grammatica russa con tanto di falce e martello sulla copertina.
A partire dall’età di 15 anni, Carl Friedrich Gauss spese buona parte del tempo libero a calcolare tutti i numeri primi fino a 3.000.000.
«Il ragionamento matematico può essere considerato, un po’ schematicamente, come l’esercizio di una combinazione di due facoltà che potremmo chiamare intuizione e ingegnosità» (Alan Turing).
Stanza 40, nome in codice del dipartimento britannico incaricato della decrittazione di codici e cifrari nemici durante la Prima guerra mondiale.
Guardando il film Biancaneve e i sette nani, Turing rimase molto impressionato dalla scena in cui la strega cattiva, mentre prepara una mistura, borbotta«Metti, metti la mela nell’intruglio, che s’imbeva del sonno della morte».
Nel febbraio 1939, si assunse la tutela di Robert Augenfeld, un ragazzo viennese diventato profugo in Inghilterra dopo l’Anschluss. Turing, in seguito, tentò senza successo un approccio nei suoi confronti.
Iniziò a lavorare alla decifrazione della macchina tedesca Enigma tra la fine del 1938 e l’inizio del 1939.
Sua madre controllava affinché si comprasse un vestito nuovo all’anno, facesse i regali di Natale, si ricordasse dei compleanni delle zie e si tagliasse i capelli.
Quattordici: gli studenti iscritti al primo corso da lui tenuto a Cambridge nella primavera del 1939, Fondamenti della matematica. «Il numero dei partecipanti è destinato a calare andando avanti con il trimestre», osservò.
Ludwig Wittgenstein, filosofo e matematico, regalò le fortune ereditate dalla famiglia, trascorse anni a fare il maestro in un villaggio e visse dodici mesi in una capanna in Norvegia. Suo capo d’abbigliamento preferito: un giubbotto di cuoio.
Turing aiutava a servire al bar della locanda dove alloggiava vicino Bletchley Park, la residenza vittoriana in cui era stato spostato segretamente l’ufficio governativo per la decifrazione dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale. Era il suo modo per ingraziarsi la proprietaria, che si chiedeva perché un giovanotto così sano non fosse stato richiamato sotto le armi e facesse lo sfaccendato in campagna.
Giulio Cesare, per tenere nascoste ai Galli le sue comunicazioni, aumentava di tre unità ciascuna lettera: la A diventava D, la B diventava E e così via. Questo sistema viene chiamato dai matematici addizione modulare.
Il corrispettivo britannico della tedesca Enigma era la macchina Typex.
L’Enigma era stata presentata ufficialmente al pubblico nel 1923, in occasione del congresso dell’Unione Postale Internazionale. Inizialmente fu usata soprattutto dalle banche.
Lo spionaggio francese, nel 1932, fu il primo a riuscire a mettere le mani su una copia delle istruzioni d’uso dell’Enigma e a fornirla ai polacchi. Questi individuarono le connessioni elettriche degli elementi che consentivano alla macchina di funzionare e le comunicarono ai britannici.
Esisteva anche una versione italiana dell’Enigma, che però era stata espugnata già nel 1937 dai servizi britannici.
La prima chiave di Enigma trasmessa in tempo di guerra ad essere decifrata è del gennaio 1940.
Per proteggere i suoi risparmi dal possibile collasso economico causato dalla guerra, Turing acquistò due lingotti d’argento per la cifra di 250 sterline. Li trasportò con una carrozzina per bambini in un bosco nei pressi di Shenley e li seppellì nel timore di una invasione tedesca. Non riuscì mai più a ritrovarli.
Winston Churchill riceveva quotidianamente una sintesi dei progressi fatti da Turing e soci nonché una selezione dei messaggi nemici decifrati. Per il Primo ministro britannico i criptanalisti erano «galline che facevano le uova d’oro senza mai uno schiamazzo».
Nella primavera del 1941, Turing si fidanzò per alcuni mesi con la collega Joan Clarke, regalandole un anello e mettendola a parte delle proprie tendenze omosessuali. Lei gli insegnò a fare la maglia. Lui fabbricò con l’argilla i pezzi degli scacchi per le lunghe partite che giocavano a fine turno.
In estate, per difendersi dal polline che gli provocava la febbre da fieno, si recava al lavoro a Bletchley in bicicletta indossando una maschera antigas.
Era proverbiale la sua incuria per l’aspetto: si radeva male, aveva denti gialli, unghie lunghe e sporche, polpastrelli costantemente mordicchiati e spellati. Per tenere su i pantaloni usava spesso uno spago ed era solito indossare la giacca del pigiama anche di giorno.
«Assicurarsi che abbiano tutto ciò che vogliono. Priorità massima» (disposizione di Winston Churchill al suo Stato Maggiore in risposta a una lettera di Turing e soci sulle carenze di personale e logistiche a Bletchley).
«Inammissibile» (risposta delle autorità militari alla richiesta di un barile di birra fatta da Turing per la sua squadra).
«La prima cosa che farò sarà comprarmi una stecca di cioccolato» (Turing a Joan Clarke sul finire del 1942 prima di partire per gli Stati Uniti per fornire assistenza tecnica alla Marina americana).
Argomento di conversazione tra Alan Turing e il collega Andrew Gleason in un ristorante di Washington: il metodo migliore per stimare il totale dei taxi esistenti in una data città conoscendo un campione casuale dei numeri scritti sulla loro licenza d’esercizio.
Per tornare in Inghilterra, nel marzo 1943, s’imbarcò sulla Empress of Scotland, unico civile in mezzo a 3.867 soldati e 471 ufficiali. Durante il viaggio, per passare il tempo, mise a punto un nuovo modo di codificare la voce umana.
Aveva l’abitudine di mangiare una mela prima di andare a letto. Gli piaceva andare a funghi. Sveniva alla vista del sangue.
Alle elezioni politiche del 1945 votò per i laburisti.
«Non è necessario avere un’infinità di macchine diverse per svolgere lavori diversi. Sarà sufficiente averne una sola. I problemi di ingegneria che sorgono quando si debbono produrre varie macchine per compiti differenti si trasformeranno in un lavoro di tavolino, quello che consiste nel programmare la macchina universale a svolgere quei compiti» (Alan Turing nel 1946).
Il calcolatore elettronico a cui prese a lavorare dopo la fine della Seconda guerra mondiale fu denominato Ace, asso, acronimo di Automatic Computing Engine. Una delle sue caratteristiche rivoluzionarie era rappresentata dalla programmabilità, al contrario delle classiche macchine da calcolo del passato.
Sul suo Ace: «Vi sono indicazioni che è possibile indurre la macchina a dar prova di intelligenza. È probabile che si possa arrivare a farla giocare a scacchi a un ottimo livello di efficienza».
In età matura divenne un ottimo podista, non veloce ma molto resistente. Dava il meglio di sé su distanze superiori ai cinque chilometri. «Bisogna insegnare al cervello a non fare tante storie quando si accorge che nel sangue c’è un po’ di anidride carbonica», disse in una intervista al Sunday Empire News.
Ripose nella cassetta degli attrezzi la medaglia dell’Ordine dell’Impero Britannico assegnatagli per meriti di guerra. Gli era arrivata per posta.
Inviava alla madre i capi d’abbigliamento più delicati da lavare.
«Sarà possibile controllare un calcolatore a distanza, per mezzo di una linea telefonica» (Alan Turing nel 1946).
Nel marzo 1947 corse una maratona, classificandosi quinto con il tempo di 2h46’03”.
Quando morì suo padre, il 3 agosto 1947, rifiutò le 400 sterline di eredità in più rispetto a suo fratello John a compensazione per le somme che la famiglia aveva speso per quest’ultimo per sistemarlo nella professione.
Nel 1948, a un collega che lo trovò a giocare con una locomotiva giocattolo: «Ho sempre sognato oggetti come questo, ma non ho mai avuto abbastanza da comprarmeli. Ora che ho i soldi, tanto vale che ci giochi adesso».
«A volte te ne stai seduto a conversare con qualcuno e pensi che, nel giro di tre quarti d’ora, o ti farai una magnifica nottata o sarai buttato fuori a pedate» (Alan Turing).
Detestava la città di Manchester, da lui considerata squallida. Non ne sopportava l’architettura e la bruttezza degli uomini. Apprezzava però il quotidiano Manchester Guardian.
Alan Turing secondo la scrittrice Lyn Irvine, moglie del matematico Max Newman: «Aveva modi bruschi e faceva lunghi silenzi, rotti alla fine da certi acuti balbettii o da certe stridule risate che riuscivano a innervosire anche i suoi amici. Aveva uno strano modo di non guardare negli occhi o di svignarsela precipitosamente con un brusco ringraziamento».
Finì di scrivere il suo primo Manuale per programmatori, un documento dattiloscritto ciclostilato di un centinaio di pagine, nel marzo 1951.
Dopo avere letto 1984 di George Orwell: «Lo trovo molto deprimente. Suppongo che ormai l’unica speranza stia proprio in questi proletari».
Hollymeade, il nome della casa, la prima, da lui acquistata nell’estate del 1950 a Wilmslow, una cittadina medio-borghese a una quindicina di chilometri da Manchester. Non terminò mai la posa di un sentiero di mattoni in giardino a causa del loro costo eccessivo.
Il 15 maggio 1951, due mesi dopo essere entrato a far parte della Royal Society, tenne una conferenza sul Terzo Programma della Bbc dal titolo I calcolatori digitali possono pensare?
In occasione del Festival of Britain di Londra dell’estate 1951, sconfisse una macchina elettronica specializzata nel Nim, un gioco matematico, ma si rifiutò di salire sull’ottovolante perché gli provocava la nausea.
Per definirsi, solitamente usava il vocabolo homosexual, ma se si trovava tra amici preferiva il più colloquiale queer.
Atti osceni gravi, il reato contestato a Turing dopo la sua stessa ammissione di avere avuto rapporti sessuali con il giovane Arnold Murray nel febbraio 1952. Era stato proprio lo scienziato a rivolgersi alla polizia essendosi accorto di avere subìto alcuni furti dopo l’inizio della frequentazione con il ragazzo.
La legge inglese contro l’omosessualità risaliva al 1885.
I giornali, nei casi di procedimenti per omosessualità, erano soliti pubblicare foto e indirizzo completo delle persone coinvolte.
Nel 1950, in America, undici Stati prevedevano la possibilità della castrazione per chi si macchiava di reati sessuali. Il numero dei casi registrati fino ad allora era intorno ai cinquantamila.
In una lettera, Alan Turing parla della sentenza: «Ho avuto la libertà condizionata per un anno e in più l’obbligo di fare questa organoterapia per lo stesso periodo. Si presuppone che essa attenui l’impulso sessuale finché è in corso, ma che una volta terminata si ritorni a essere normali. Spero che non si sbaglino. Il giorno del processo non è stato per niente sgradevole. Ho provato un senso di irresponsabilità molto gradevole, un po’ come se fossi tornato a scuola».
Dopo la condanna, iniziò a farsi seguire regolarmente da uno psicoanalista junghiano, Franz Greenbaum.
Si uccise il 7 giugno 1954. Il corpo, compostamente disteso sul letto, fu trovato dalla sua governante. In casa, un recipiente contenente cianuro di potassio e un barattolo di marmellata pieno di una soluzione di sali di cianuro. Accanto al letto una mela morsicata, che non venne analizzata.
Fu cremato il 12 giugno 1954 a Woking alla presenza della madre, del fratello John e di Lyn Irvine-Newman. Le ceneri vennero disperse nei giardini circostanti, nello stesso luogo dove erano state disperse quelle di suo padre. Non fu posta alcuna lapide.
Notizie tratte da: Andrew Hodges, Alan Turing. Storia di un enigma, Bollati Boringhieri 2014, pp. 762, 18 euro.