Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Non si sa se ridere o piangere di fronte al caso di Palermo: un imprenditore portato in palmo di mano perché capofila della lotta al racket beccato con una tangente da centomila euro e, a quanto si capisce, reo-confesso e forse terminale di sistemi corruttivi ancora più vasti, cupole, eccetera.
• Sentiamo i fatti.
C’è il titolare della pasticceria Palazzolo di Palermo che gestisce anche uno spazio all’interno dell’aeroporto Falcone-Borsellino. La concessione di questo spazio, triennale, è venuta a scadenza, ed ecco Palazzolo che si dà da fare fin dallo scorso agosto per farsela rinnovare altri tre anni. Presenta domande, telefona, ma nessuno gli risponde con certezza. Si rivolge infine al vicepresidente della società che gestisce questi spazi dell’aeroporto, società che si chiama Gesap. Questo vicepresidente è un signore introdottissimo, da nove anni presidente della Camera di Commercio cittadina, dal 1997 a capo della Confcommercio di Palermo, il tipico imprenditore che ha nella manica anche l’asso di una quantità impressionante di relazioni. Le cariche che occupa fanno abbastanza gola, ma l’uomo non s’è mai fatto scalzare da nessuno. Fino a ieri.
• Come si chiama?
Si chiama Roberto Helg. Dunque Palazzolo si rivolge ad Helg, la cosa viene tirata abbastanza per le lunghe, ma venerdì scorso arriva la soluzione del problema: Helg dice a Palazzolo che per ottenere il rinnovo della licenza ci vuole una mancia di centomila euro, non si capisce se chiede solo per sé, o per sé e anche per altri. Palazzolo esce dall’ufficio, secondo il suo racconto, abbastanza sconvolto («proprio lui!») e corre dai carabinieri a raccontare tutto. I carabinieri lo imbottiscono di microspie e ieri pomeriggio lo rispediscono da Helg con 30 mila euro e un assegno in bianco da consegnare come garanzia. Gli altri 70 mila euro saranno consegnati in rate da dieci. Lunedì pomeriggio Helg riceve il pasticcere e lo si sente far calcoli e spiegare come quella transazione sia conveniente, ci sono addirittura dei risparmi rispetto ad altri costi che si dovrebbero affrontare. L’uomo parla con la voce pacata del signore che ha in pugno la situazione, che ha in pugno cioè gli uomini e i mezzi. Senonché, appena uscito Palazzolo (sono le cinque del pomeriggio, siamo negli uffici della Camera di commercio) entrano i carabinieri. I 30 mila euro sono ancora sul tavolo, chiusi in una busta. Nella tasca della giacca Helg ha l’assegno in bianco. Benché il grand’uomo insista sulla propria innocenza, e fornisca spiegazioni abbastanza lunari sulla presenza delle banconote e dell’assegno, lo portano al Pagliarelli, dove lo lasciano a meditare, tornando di tanto in tanto a martellarlo. Alle due del mattino, siccome quello non cede, gli fanno sentire la registrazione. Helg sbianca e ammette. Anzi parla in modo tale che agli inquirenti viene il sospetto di un raggiro con più corrotti. Del resto è abbastanza logico che la decisione di assegnare quello spazio aeroportuale evidentemente redditizio fosse presa da qualche comitato o consiglio d’amministrazione… Dunque, è possibile che, nelle prossime ore, venga fuori qualcosa di più grosso, anche se Helg è già abbastanza grosso…
• Mi diceva che questo signore era un campione della lotta al racket.
Sì, si era battuto, tra l’altro, per l’apertura di uno «sportello legalità» al quale i commercianti si sarebbero potuti rivolgere per denunciare usura, estorsioni e quant’altro. La Camera di Commercio, da lui presieduta, «ai sensi del proprio Statuto promuove la cultura della legalità come condizione necessaria per la crescita economica, in particolare, nel campo della lotta al racket delle estorsioni e dell’usura». Veniva invitato ai convegni dove diceva frasi come: «Racket e usura potranno essere sconfitti solo se le vittime denunceranno e collaboreranno con le istituzioni», «un apparato produttivo condizionato da pressioni e minacce non può produrre sviluppo, ma si mantiene in una situazione di marginalità e produce un progressivo ed inesorabile impoverimento della società», «la Camera è impegnata in attività che promuovono la legalità», «bisogna creare attorno a chi ha denunciato un circuito virtuoso di sostegno concreto e di solidarietà» (così, per esempio, alla manifestazione 2014 del decimo premio intitolato a Libero Grassi, imprenditore che disse “no” alla mafia delle estorsioni e venne trucidato sotto casa a Palermo).
• Che cosa rischia a questo punto?
Mah. Ha 78 anni, ed è cardiopatico. Ha spiegato che i centomila euro gli servivano perché è in crisi, gli hanno pignorato anche la casa. Aveva una bella catena di negozi specializzati in articoli da regalo, ma gli sono falliti tutti.
• Palermo sotto shock?
Molto sotto shock, perché l’uomo era notissimo. Lo hanno già buttato fuori da tutte le cariche, Confcommercio, aeroporto, Camera di commercio. L’avvocato difensore, dopo aver chiesto i domiciliari, ha rinunciato all’incarico: difende già i commercianti vittime di estorsioni iscritti alla Confcommercio, era in conflitto d’interessi.
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