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 2015  marzo 04 Mercoledì calendario

L’Ilva gira pagina. Con l’approvazione del decreto per l’acciaieria di Taranto riparte la speranza. 1,8 miliardi per la bonifica, finanziamenti garantiti dallo Stato e prestiti obligazionari da 1,2 miliardi di euro grazie ai beni sequestrati ai Riva

Il tweet del premier arriva in simultanea col voto finale della Camera: «Approvato definitivamente decreto legge. Per Taranto (e per l’Ilva) riparte la speranza #lavoltabuona» scrive Matteo Renzi. Il tabellone luminoso di Montecitorio riporta 284 sì, 126 no, 50 astenuti su 410 votanti: legge approvata. Applaude il governo, applaude la maggioranza, mentre da Sel arrivano le proteste più dure: «decreto blindato», «incostituzionale».
Per il più grande impianto siderurgico d’Europa è la svolta, si apre una nuova pagina. C’è il via libera all’amministrazione straordinaria e arrivano importanti risorse, 1,8 miliardi, per effettuare le bonifiche e intervenire sugli impianti. È «un progetto serio che riguarda tutta la città, non soltanto il polo siderurgico – commenta poi via Facebook Matteo Renzi. – Risaniamo e rilanciamo l’Ilva, perché è una realtà strategica per il Paese (...). Ci siamo assunti la responsabilità e l’impegno a rimediare gli errori fatti in quella città, che merita tutta l’attenzione dello Stato».
Le nuove risorse
Grazie al decreto approvato ieri, l’Ilva, che ha debiti per quasi 3 miliardi, ora potrà ottenere un finanziamento garantito dallo Stato fino a 400 milioni per investimenti necessari al risanamento ambientale e a «ricerca, sviluppo e innovazione, formazione e occupazione». Ed altri 156 milioni arriveranno da Fintecna, con la chiusura del contenzioso che risale alla privatizzazione di metà degli Anni Novanta. Il grosso però delle risorse arriverà da un prestito obbligazionario garantito dai fondi (1,2 miliardi di euro) sequestrati alla famiglia Riva (azionista del gruppo al 90%) nell’ambito dell’inchiesta per truffa ai danni dello Stato e ancora congelati in Svizzera. La legge salva-Ilva, inoltre sospende i versamenti erariali da parte delle imprese dell’indotto creditrici di Ilva e sblocca 35 milioni del fondo garanzia per facilitare il loro accesso al credito. Sempre a vantaggio dei piccoli fornitori dell’Ilva è inoltre previsto che i loro crediti vengano considerati prededucibili e quindi saldati prima degli altri. Non meno importanti sono poi gli interventi a favore della città e del suo porto.
Newco in vista
Per il ministro dello Sviluppo Federica Guidi il sì al decreto Ilva «pone le premesse per la rinascita del gruppo siderurgico che rappresenta un pezzo fondamentale dell’industria manifatturiera italiana». All’orizzonte si profila ora la costituzione di una newco a maggioranza pubblica che prenderà in affitto il gruppo prendendo in carico tutti i suoi 16 mila dipendenti, e poi, una volta completato il risanamento ambientale quello economico, passerà la mano ad una nuova proprietà privata.