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 2015  marzo 04 Mercoledì calendario

ROMA Gli incontri li ha chiesti Matteo Renzi e il Cremlino, come del resto il premier ucraino, hanno immediatamente accettato

ROMA Gli incontri li ha chiesti Matteo Renzi e il Cremlino, come del resto il premier ucraino, hanno immediatamente accettato. Se chiedi alla Farnesina o a chi si occupa di questi dossier a Palazzo Chigi, rispondono che non c’è nessuna voglia del premier di scavalcare il ruolo che finora hanno avuto Parigi e Berlino, ma non è un segreto che «nessuno ha il monopolio della pace» e dunque ben venga qualsiasi sforzo, anche italiano, per implementarla. L’isolamento internazionale di Putin, le sanzioni economiche contro la Russia, hanno nei mesi limitato i contatti del Cremlino con gli alleati di una volta: la Merkel e Hollande hanno visto Putin e Poroshenko nella cornice del formato Normandia, nato a Deauville, eppure Putin è riuscito lo stesso a «bucare» il cordone diplomatico che gli è stato imposto andando in Austria e in Ungheria, ricevendo Hollande in aeroporto di ritorno dal Kazakhistan, a dicembre. Per non parlare delle relazioni con Pechino. Insomma isolamento, ma sino a un certo punto. Anche per questo motivo Renzi ha deciso di intraprendere la doppia missione: a Kiev starà poche ore, a Mosca quasi un giorno, non sarà un vertice bilaterale, ma un incontro diplomatico di contesto esclusivamente internazionale: Libia e crisi Ucraina in testa all’agenda. Di sicuro l’Italia ha finora mantenuto una posizione più pragmatica degli alleati del G7: «Senza Mosca si perde un protagonista di rilievo nel lotta al terrorismo, dalla Siria alla Libia» è la linea di Renzi, che ha come obiettivo quello di riportare in modo graduale il Cremlino nel suo ruolo naturale, attore internazionale dal quale non si può prescindere in molte aree di crisi, oltre che membro del Consiglio Onu. Mosca si è già candidata per un pattugliamento navale delle coste libiche, un’aspirazione che al momento, visto la situazione e lo stato delle relazioni con gli altri attori della crisi, appare più velleitaria che realistica. Ma che al contempo descrive la voglia della stessa Russia di tornare protagonista dopo il progressivo isolamento, almeno se le sanzioni verranno ridotte nel tempo. Ovviamente Renzi ribadirà il messaggio che tutta la comunità internazionale ha finora veicolato su Mosca: una violazione unilaterale del diritto internazionale resta da condannare ed è difficilmente sanabile, si spera ora che gli accordi di Minsk vengano attuati secondo gli step che sono stati definiti. Cosa che dipenderà da entrambi i protagonisti, che Renzi vedrà in separata sede: oggi a Kiev Petro Poroshenko, domani prima il premier russo Dmitrij Medvedev, poi il presidente della Federazione, Vladimir Putin. Di sicuro Renzi arriva a Mosca in un momento che non potrebbe essere più delicato, l’omicidio di Nemtsov, i sospetti e i gialli che vi ruotano intorno, il coinvolgimento di una fidanzata ucraina, le manifestazioni di protesta contro il governo di questi giorni, anche sulla Piazza Rossa. Basta poco per compromettere il delicato equilibrio degli accordi del cosiddetto Minsk2. Ieri pomeriggio Renzi ha avuto una lunga videoconferenza con Barack Obama, Angela Merkel, François Hollande, David Cameron e Donald Tusk. Al centro della conversazione proprio la questione russo-ucraina alla luce della implementazione del piano di Minsk e la lotta al terrorismo, in relazione in particolare alla situazione in Libia. Non è casuale che il giro di orizzonte sia avvenuto alla vigilia del viaggio del premier, così come sorprende sino a un certo punto quello che hanno comunicato i russi due giorni fa: Renzi non vuole domande, al termine degli incontri al Cremlino. © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina Corrente Pag. 21 Immagini della pagina