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 2015  marzo 04 Mercoledì calendario

Il suicido di Guido Ghisolfi, storico finanziatore del premier. Si è ammazzato nella sua Lexus, sparandosi un colpo di fucile in faccia. La sua multinazionale era leader mondiale del poliestere Pet e biocarburanti, era un innovatore appassionato di politica tanto da sostenere con migliaia di euro Renzi fin dai tempi delle primarie. Per ora è giallo sul moventi: c’è chi parla di problemi personali, chi di depressione. Per ora gli inquirenti credono che «i motivi non siano legati alla sua attività di imprenditore»

Seduto nella sua Lexus, il fucile puntato in faccia. Guido Ghisolfi, 58 anni, ha premuto il grilletto e ha chiuso gli occhi per sempre su un angolo della periferia di Carbonara Scrivia, vicino ad Alessandria.
Non era uno qualsiasi, quest’uomo che ieri ha deciso di non voler più vivere. Vicepresidente della seconda società chimica d’Italia – la multinazionale Mossi & Ghisolfi, leader mondiale del poliestere Pet e biocarburanti – Guido Ghisolfi era un imprenditore fra i più intraprendenti del Paese, innovatore e anche appassionato di politica, al punto da finanziare Matteo Renzi fin dai tempi delle primarie, quando per sostenerlo versò decine di migliaia di euro.
I carabinieri che stanno ricostruendo le sue ultime ore di vita si dicono certi che sia stato un suicidio. «Qualsiasi altra ipotesi è destituita di ogni fondamento» spiega uno degli investigatori che parla anche dell’ipotesi prevalente: «Motivi personali, non legati alla sua attività di imprenditore» ma più probabilmente a «una forma recente di depressione per la quale si stava curando».
Silenzio dalla famiglia e da Federchimica, mentre il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino fa sapere di aver «perso prima di tutto un amico» e che «l’Italia e il Piemonte perdono un grande imprenditore, un grande innovatore e un uomo di grandissima passione civile».
Laureato in ingegneria chimica al Politecnico di Torino, Guido Ghisolfi aveva mosso i primi passi nel mondo della chimica facendo il ricercatore fino a quando, nel 1984, non divenne capo della ricerca in azienda. La ricerca era il suo pallino. «Innovazione» per lui è sempre stata la parola chiave. Della parte finanziaria dell’azienda, invece, non si è mai curato molto.
Descritto come un imprenditore illuminato e lungimirante, attento alle questioni ecologiche, ha puntato tutto su tecnologia e prodotti chimici d’avanguardia. E la Mossi & Ghisolfi, nata come azienda specializzata in imballaggi di plastica per il packaging, soprattutto grazie a questo era diventata un Gruppo capace di operare in Europa, negli Stati Uniti, in Sud America e in Asia, con più di tre miliardi di dollari di fatturato, 2.100 dipendenti e oltre 100 ricercatori.
La leadership del Gruppo è nell’innovazione del settore del Pet (polietilene per imballaggi), dell’ingegneria e dei prodotti chimici rinnovabili derivati da biomasse non alimentari. Lo sviluppo aziendale degli ultimi dieci anni, tanto per avere un’idea, ha portato la produzione di poliesteri Pet da 600 mila a 1,7 milioni di tonnellate annue.
Il 2013 era stato l’anno d’oro. È stato allora che a Crescentino, in provincia di Vercelli, la famiglia Ghisolfi ha inaugurato un impianto in grado di produrre 75 mila tonnellate all’anno di bioetanolo realizzato con gli scarti delle produzioni agricole. Guido Ghisolfi in persona aveva accolto l’allora ministro delle Attività produttive Flavio Zanonato per spiegargli i benefici della bio-raffineria e le potenzialità di mercato delle energie alternative. E sempre nel 2013, il Gruppo Mossi & Ghisolfi ha avviato anche la costruzione di Corpus Christi, stabilimento in Texas che sarà il più grande al mondo per la produzione di Pet e di un altro prodotto che si chiama Pta.
In Italia, a parte lo stabilimento di Crescentino, la sede del Gruppo è a Tortona, in provincia di Alessandria. Fu lì che Vittorio Ghisolfi, padre di Guido e figlio di italiani emigrati in Brasile, fondò l’azienda. Vent’anni dopo era già fra le prime al mondo per la produzione di imballaggi in plastica.