la Repubblica, 4 marzo 2015
Benvenuti nella favola in cui gli intellettuali sono più somari degli asini. Nell’esercito delle cose inutili, Paola Mastrocola mescola verità e fantasia, uomini e bestie per raccontare un mondo che somiglia molto al nostro
È noto che gli asini non volano, ma, obietta Paola Mastrocola, possono imparare moltissime cose: persino a leggere un libro. Per farlo devono scegliere di vivere dentro una favola, dove può accadere di tutto: anche che un ragazzino scriva delle lettere al suo asino: un asino che non può vedere perché è suo, ma adottato a distanza dai suoi genitori che sono molto intelligenti e dunque fanno regali spiritosi. L’esercito delle cose inutili nasce da uno spunto reale, che l’autrice ha relegato in una noticina a fine libro. Esiste a Biella, a 70 chilometri e 700 metri da Torino, un Rifugio degli Asinelli, dove i vecchi asini provenienti da tutta Europa trovano un confortevole riparo e dove è persino possibile adottarne uno.
Anche nel romanzo-favola della Mastrocola l’asino Raimond trova rifugio nel Paese delle cose inutili dove lo conduce un personaggio-libro di nome Res. Il paese si chiama Variponti e vi soggiornano, divisi in prati che hanno un numero, allevatori di girini, giocolieri che intrattengono gli automobilisti ai semafori, avvitatori di lampadine, madri di figli lontani, scollatori di francobolli, piantatori di primule e via catalogando. Qui l’invenzione è un po’ fragile, per ritrovare il ritmo giusto bisogna aspettare che Guglielmo Strossi, il ragazzino undicenne proprietario (a distanza) dell’asino Raimond, scriva appunto all’asino per raccontargli le sue vicissitudini scolastiche e famigliari. Guglielmo, che ha una sorella più grande che si chiama Benedetta e un fratellino di quattro anni, Zachi, a scuola non va male, ma è preda del bullo Dennis Cartozza che con la sua banda lo sfotte e lo opprime. Caso mai non va benissimo in famiglia perché il padre, dice lui, gli fa ombra. L’asino Raimond leggerà tutte insieme le lettere di Guglielmo al quale subito si affeziona. E il lettore non potrà non entrare in sintonia con questa strana coppia.
Ma perché strana? Si sa che nelle favole tutto può avvenire ed è facile trovare animali che pensano e parlano e se dunque Raimond legge avrà solo un dono in più. D’altra parte Raimond è diventato saggio: la vita, con i suoi dolori, gli ha insegnato molte cose e molto ha appreso anche dall’asino Garibaldi, sfuggito al Macello, di cui è diventato amico. E se ha nei momenti cruciali qualche indecisione lo si dovrà forse, pensiamo noi, a quel suo proverbiale antenato noto come asino di Buridano che muore di fame non sapendo scegliere quale mucchio di fieno, tra i due che ha davanti, gli convenga mangiare per primo. In effetti nella parte finale Raimond decide di aiutare Guglielmo contro il bullo Cartozza e si incammina verso la scuola seguito dall’asino Garibaldi, che è molto taciturno, e dall’esercito delle cose inutili. Ma non sa, Raimond, letteralmente che partito prendere e noi non sveleremo il finale, anche se le favole, grosso modo, si sa come finiscono.
Paola Mastrocola ama mettere in scena il mondo scolastico (ha lungamente insegnato) e non è la prima volta che gli animali irrompono nelle sue pagine. Ma qui si diverte anche a fare il verso alle famiglie degli intellettuali di sinistra (il padre di Guglielmo è uno storico che fa il giornalista e la madre dirige una Associazione culturale) in perenne ammirazione e ostentazione della loro intelligenza. Anche loro sono un po’ inutili, ma ancora non lo sanno, sembra dire Paola Mastrocola, decisamente schierata dalla parte degli asini.