Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  marzo 04 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LIBERI I DUE ITALIANI SEQUESTRATI IN LIBIA REPUBBLICA.IT TRIPOLI - Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, i due operai della Bonatti rapiti il 20 luglio 2015 nella zona di Mellitah, a 60 chilometri da Tripoli, insieme a Salvatore Failla e Fausto Piano, uccisi in uno scontro a fuoco tra fazioni rivali, sono di nuovo liberi

APPUNTI PER GAZZETTA - LIBERI I DUE ITALIANI SEQUESTRATI IN LIBIA REPUBBLICA.IT TRIPOLI - Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, i due operai della Bonatti rapiti il 20 luglio 2015 nella zona di Mellitah, a 60 chilometri da Tripoli, insieme a Salvatore Failla e Fausto Piano, uccisi in uno scontro a fuoco tra fazioni rivali, sono di nuovo liberi. I due tecnici sono riusciti a sfondare da soli la porta principale della casa in un cui erano tenuti prigionieri nella parte nord-ovest della città libica, liberandosi così dalla prigionia di un gruppo affiliato all’Is. Libia, Bonini: "Una porta sfondata, la corsa in strada: la fuga all’alba dei due italiani" Condividi Le autorità stanno cercando di accelerare le operazione per permettere ai due italiani liberati di far rientro a casa nelle prossime ore. Entrambi saranno sentiti dal magistrato romano, Sergio Colaiocco, che indaga per la procura sulla vicenda. Torneranno domani in Italia Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, i due operai italiani fino a poche ore fa in mano all’Is in Libia e liberati questa mattina a Sabrata, a ovest di Tripoli. "Stiamo bene e speriamo di tornare urgentemente in Italia, perché abbiamo bisogno di vedere le nostre famiglie" hanno detto in un video messaggio. Attualmente si trovano al sicuro nelle mani della polizia di Sabrata. I nostri connazionali saranno presi in consegna in queste ore da agenti italiani che già domani dovrebbero riportarli in Italia. Il 9 marzo il ministro degli esteri Paolo Gentiloni riferirà in Aula. La Farnesina, in una nota ufficiale, ha confermato che i due tecnici della ditta Bonatti, "non sono più nelle mani dei loro rapitori" e "si trovano ora sotto la tutela del Consiglio militare di Sabrata e sono in buona salute". Ma le informazioni sulla dinamica sono ancora confuse. Fonti citate dal sito internet tunisino Assabah News confermano parzialmente la versione del blitz. Secondo il quotidiano, le forze di sicurezza locali hanno ingaggiato uno scontro a fuoco con sei terroristi, tra cui una donna tunisina che avrebbe azionato la sua cintura esplosiva uccidendo anche due suoi figli. Secondo questa ricostruzione, i miliziani avrebbero trovato i due italiani in una casa nei pressi di una fabbrica di mattoni nel sud della città. Secondo quanto dichiarato dal generale Hussein al Zawadi, leader della municipalità di Sabrata, i due italiani sono stati liberati questa mattina con un blitz avvenuto "con la collaborazione della popolazione locale", nell’abitazione di una famiglia di origine marocchina, circa tre giorni dopo la scoperta di un nascondiglio dello Stato islamico (Is) dove erano detenuti tutti e quattro gli ostaggi. Nel presunto blitz per la liberazione dei due italiani, secondo il generale libico, una donna avrebbe azionato la sua cintura esplosiva uccidendo anche due suoi figli. Senza acqua e cibo. I due tecnici della ditta Bonatti erano stati abbandonati da sette giorni, senza acqua né cibo, nella cantina di una famiglia di origine marocchina, che è stata fermata e viene interrogata in queste ore, ha raccontato Hosin al-Dawadi, rivelando altri dettagli sulle ultime fasi del sequestro dei due italiani: "Sono stati trovati in una casa della località di Tallil, a circa tre chilometri dal luogo dove sono morti i loro compagni giovedì". Secondo il sindaco, i due italiani "sono stati trovati lunedì", prima, dunque, dell’operazione nella quale sono morti i loro compagni. Gli italiani, ha spiegato il sindaco, hanno raccontato di aver sentito parlare in arabo e in francese. Il messaggio. Il sindaco ha fatto vedere ai giornalisti anche il messaggio scritto a mano da Pollicardo, in cui annuncia la loro liberazione: "Sono Gino Pollicardo e con il mio collega Filippo Calcagno oggi 5 marzo 2016 siamo liberi e stiamo discretamente fisicamente, ma psicologicamente devastati. Abbiamo bisogno di tornare urgentemente in Italia". E il biglietto, pubblicato su Facebook dal Centro di informazione di Sabrata, reca una data che non è quella odierna. Conferma ufficiale. La Farnesina ha confermato che Pollicardo e Calcagno non sono più nelle mani dei loro rapitori, si trovano ora sotto la tutela del Consiglio militare di Sabrata e sono in buona salute. In mattinata, fonti del ministero degli Esteri avevano detto che i due connazionali erano nelle mani della polizia locale. "Un sollievo che non cancella il dolore per gli altri due ostaggi che non abbiamo potuto recuperare, ma che al tempo stesso ci dà la forza di dire che queste due persone sono state restituite a nuova vita e noi possiamo gioire di tutto questo": il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, così ha commentato la liberazione degli ostaggi italiani in Libia, a margine di un convegno alla Camera. Il titolare del Viminale ha annunciato che la dinamica "sarà spiegata nei dettagli quando saranno illustrati". "C’è sollievo dopo le terribili notizie di ieri", è stato il commento della presidente della Camera, Laura Boldrini. Boldrini ha chiarito che in Libia al momento non ci sono i presupposti per un intervento dei nostri militari: il nostro Paese deve intervenire solo nel caso abbia un "ruolo di normalizzazione e democratizzazione della Libia", mentre mancano i presupposti di un’azione in assenza della richiesta da parte "di un governo di unità nazionale che invochi il nostro intervento". Pollicardo e Calcagno: "Siamo al sicuro, vogliamo tornare urgentemente in Italia" Condividi La gioia dei familiari. La conferma era arrivata a Repubblica da fonti governative dell’intelligence, dopo che la notizia era stata data da Domenico Quirico, inviato de La Stampa. Anche il figlio di Pollicardo, Gino junior, ha confermato dicendo: "È finita, è finita. Una gioia immensa rattristata dalla notizia dell’uccisione degli altri due colleghi". La moglie Ema Orellana in lacrime ha detto di averlo sentito al telefono. "Sto bene e presto vengo a casa", le ha detto l’operaio. Campane a festa a Monterosso, città di Pollicardo: "È una gioia immensa - ha detto il sindaco Emanuele Moggia - dopo quanto vissuto ieri la speranza di rivederlo vivo erano calata". L’altro connazionale, Calcagno, è originario di Piazza Armerina (Enna). "Sto bene. Non vi preoccupate. Siamo al sicuro" aveva detto alla famiglia, ha raccontato il figlio di Calcagno, Gianluca, 38 anni. Libia, il biglietto degli ostaggi italiani: ’’Siamo liberi’’ Navigazione per la galleria fotografica 1 di 4 Immagine Precedente Immagine Successiva Slideshow () () Anche l’emittente al Arabiya citando la Reuters, che a sua volta cita fonti vicine ai fatti, ha twittato: "Due civili italiani ostaggio in Libia sono stati liberati". "È arrivata la notizia anche a me", ha detto il presidente del Copasir, il senatore leghista Stefano Stucchi, ai microfoni di Rai News 24. "Avevamo sempre detto che l’importante era riportarli a casa vivi". Bonatti in silenzio. Preferiscono ancora aspettare qualche ora i dirigenti della Bonatti prima di parlare ufficialmente della vicenda che ha visto protagonisti nelle ultime ore i propri tecnici rapiti in Libia. Ministro governo Tripoli: "Italiani uccisi da membri tunisini Is". Ci sono membri tunisisni dell’Is dietro alla morte di Failla e Piano: ne è convinto il ministro degli Esteri del governo di Tripoli, Ali Ramadan Abuzaakouk che, in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000, ha dichiarato: "Ho la conferma" che l’uccisione dei due italiani in Libia "è stata un’esecuzione da parte di alcuni membri tunisini dell’Is che si trovavano in quell’area. Invio le condoglianze alle famiglie dei due italiani uccisi, a tutto il popolo e il governo italiano". Secondo Abuzaakouk, i quattro connazionali erano in mano a due gruppi uno a Sabrata e l’altro a Samar. Autopsia Failla e Piano al Gemelli. Sarà eseguita al Policlinico Agostino Gemelli l’autopsia sui corpi di Salvatore Failla e Fausto Piano. Per la Procura di Roma l’accertamento medico-legale sarà fondamentale per capire come siano morti i due connazionali. Troppe le versioni che si sono succedute in queste ore. Secondo alcune fonti, Failla e Piano sono stati giustiziati con un colpo d’arma da fuoco alla nuca poco prima che il convoglio di jihadisti, che gestivano il loro sequestro, si scontrasse con le forze di sicurezza libica. Secondo altre, i due potrebbero essere stati utilizzati come scudi umani oppure essere stati colpiti casualmente nella sparatoria che ha portato alla morte anche di sette jihadisti. I corpi dei due tecnici saranno sottoposti ad accertamento radiologico e alla Tac, esami utili per individuare la tipologia e la traiettoria dei proiettili. In cerca di risposte. Sono felici per la sorte di Calcagno e Pollicardo, ma vogliono sapere la verità su quanto avvenuto a Salvatore Failla i suoi familiari. "Dopo tante reticenze, segreti e misteri, la famiglia Failla pretende ora delle spiegazioni: come è stato possibile che appena 24 ore dopo la morte di Salvatore Failla e Fausto Piano siano stati liberati gli altri due connazionali?", chiede l’avvocato Francesco Caroleo Grimaldi legale della famiglia Failla: "Al di là della bella notizia di oggi, la famiglia vuole vederci chiaro in questa vicenda e qualcuno dovrà pur darle delle risposte. Fino ad ora siamo stati zitti, ma adesso faremo sentire le nostre ragioni in tutte le sedi. Per questo motivo, sarà nominato un consulente tecnico che possa prendere parte all’accertamento medico legale disposto dalla Procura di Roma quando saranno riportate in Italia le salme". Oltre a questo, "è necessario accertare eventuali responsabilità della società Bonatti sulla mancata sicurezza per i quattro tecnici che non avevano nessuna protezione", ha aggiunto il legale.