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 2015  marzo 04 Mercoledì calendario

L’affaire Battisti. Il Brasile non rinnova il visto all’ex terrorista e ora rischia l’espulsione in Francia o Messico. Ma non sarà una cosa immediata, i suoi legali faranno ricorso e i tempi della giustizia sono lunghi anche lì

Cesare Battisti dovrà essere espulso dal Brasile. Forse verso Messico o Francia. La decisione presa dal giudice Adverci Rates Mendes, del Foro federale di Brasilia, è basata su due principi: il reato di falso ideologico commesso entrando a suo tempo nel Paese sudamericano con un documento falso e, più in generale, l’irregolarità della sua permanenza in Brasile poiché condannato in patria per crimini di sangue. Non gli viene riconosciuto lo status di rifugiato politico né il visto di permanenza concesso nel 2011 dopo che il Tribunale Superiore Federale lo scarcerò, prendendo atto del diniego dell’allora presidente della Repubblica Lula da Silva alla richiesta d’estradizione italiana.
L’asso nella manica
Una svolta clamorosa, con una tempistica degna d’attenzione. L’esposto contro il visto di Battisti è partito dal Ministero pubblico brasiliano nell’ottobre del 2011, undici mesi dopo la decisione presa da Lula, a dimostrazione del fatto che la magistratura brasiliana non ha mai accettato fino in fondo quella scelta. Tornare sul caso Battisti sotto l’aspetto prettamente migratorio, poi, significava per il Brasile riservarsi una sorte di asso nella manica nel caso in cui la sua presenza fosse diventata, alla lunga, insostenibile. La sentenza arriva in un momento particolare, già che in Italia esiste un caso speculare a quello di Battisti; Henrique Pizzolato, ex direttore del Banco do Brasil condannato a 12 anni e 7 mesi di reclusione per malversazione di fondi e riciclaggio di denaro in un maxiprocesso per corruzione, fuggito grazie alla doppia cittadinanza in Italia, e per il quale la Corte di Cassazione, ribaltando la sentenza in primo grado, ha accettato la richiesta d’estradizione brasiliana. 
Pizzolato detenuto in Italia
Pizzolato potrebbe quindi tornare in Brasile proprio quando Battisti verrebbe espulso e a questo punto aumenterebbero le chances che finisca in mano alle autorità italiane. Non proprio «uno scambio di prigionieri», ma di sicuro una coincidenza straordinaria nei tempi, considerando anche il fatto che per entrambi i Paesi i singoli casi sono considerati di importanza nazionale. «Non voglio pensare che ci sia un accordo politico dietro a tutto ciò – ha detto l’avvocato di Battisti Igor Sant’Anna Tamasauskas – anche perché la causa brasiliana sul permesso di soggiorno ha avuto il suo corso naturale e ci si aspettava comunque una sentenza a breve». Il legale ha già annunciato il ricorso al Tribunale federale regionale e poi, eventualmente, al Tribunale Superiore Federale. «Cesare Battisti – ha aggiunto – intende rimanere in Brasile, qui vuole trascorrere il resto dei suoi giorni, dedicandosi soprattutto alla scrittura. È amareggiato, ma pronto a dare battaglia».
Tempi lunghi
Per entrambi i casi si attendono tempi lunghi. Le motivazioni della sentenza della Cassazione sull’ex banchiere brasiliano sono attese tra qualche mese e solo allora scatteranno i 45 giorni previsti per l’ultima parola del ministro della Giustizia sull’estradizione. Nel governo Renzi non c’è unanimità a riguardo; nei giorni scorsi è stata presentata un’interrogazione parlamentare firmata da 21 senatori Pd, che chiedevano al governo di negare l’estradizione di Pizzolato a causa della disumanità del trattamento carcerario brasiliano. Anche per i ricorsi di Battisti ci vorranno mesi e nel frattempo i dubbi sull’estradizione a Pizzolato potrebbero scemare. Una cosa è certa; da ieri i destini del banchiere corrotto e dell’ex terrorista viaggiano insieme, anche se su binari separati e nell’intreccio delle loro storie personali entrano a far parte le relazioni politico-diplomatiche fra l’Italia e il Brasile.